Assistenza domiciliare integrata. Le difficoltà del servizio a Catania

Cataniae provincia, soprattutto nelle zone piùurbane, sono distanti daglistandardnecessari a garantirecure domiciliari(Adi, assistenza domiciliare integrata) adeguate. Un’attività considerata strategiche all’interno del più ampio sistema delServizio Sanitario Nazionale. Il dato è emerso durante il convegno“Anno 2022: l’ADI nell’Asp di Catania. Una fotografia”organizzato dalcentro Studi e Ricerche “Giulio Alfredo Maccacaro” di Fismu(Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti) e dall’associazione scientificaArtemisia. L’evento è stato patrocinato dall’Ordine dei Medici di Catania. Nel corso dell’anno 2022 i pazienti assistiti dal servizio Adi di Catania sono stati complessivamente6.947, di cui 981 di età compresa da0 a 64 anni, pari al14,12 per centoe5.966di65 anni e più, pari al85,88 per cento. In base ai dati condivisi dal centro studi e ricerche “Maccacaro”, che rappresentano l’erogazione dell’Adi sultotale della popolazioneper ciascun distretto, le attivazione maggiori di assistenza domiciliare sono state registrate aBronte,CaltagironeePalagonia. L’1,25 per cento dei cittadini brontesi ha fatto richiesta di accesso al servizio, così come l’1,22 per cento dei calatini e l’1,04 per cento dei palagonesi. Al contrario daCataniasono arrivate le richieste minori. Lo 0,42 per cento, pari a 1.520 persone, su una popolazione di oltre 362 abitanti.AdranoeGravinaseguono con lo0,50 per centoe rispettivamente953 personee326su una popolazione di185.289 abitantie64.594. Il dato diCataniaè particolarmente significativo rispetto allaquota di “anziani”, perché su una popolazioneover 65pari a231 mila abitantihanno fatto richiesta di accesso all’assistenza domiciliare integrata solo1.318 persone. Pari all’1,67per cento nel distretto. AGravinail2,24per cento, cioè841 persone, su una popolazione di oltre 37 mila. “Il primo dato che emerge dal report a cura del Centro Studi di Fismu – ha sottolineatoSalvo Calì, presidente Centro studi ricerche sociali e sanitarie “Giulio Alfredo Maccacaro” di Fismu- è quello dellapercentuale di pazienti ultra sessantacinquenniassistiti in Adi nell’ASP di Catania.Pari al 2,58 per cento, una percentuale lontana dalla media nazionale. La distribuzione dell’attivazione del servizio nei rispettivi distretti rileva dati ancora più problematici. In particolare – ha spiegato Calì – quando si guarda aldistretto della città di Catania, all’interno del quale insistono anche i comuni diMisterbiancoeMotta Sant’Anastasia(complessivamente più di un terzo della popolazione della provincia) dove la percentuale si attesta all’1,58 per cento. È come se le zone territorialmente più distanti dal centro si avvalgano dell’Adi surrettiziamente (in maniera ingiustificata) inmancanza di altri servizi. L’attivazione dell’Adi nell’Asp appare quindi molto disomogenea e le cause di questa frammentarietà sono molteplici”. Il presidente del centro studi di Fismu ha analizzato i dati mettendo in evidenza altri elementi significativi. “L’altra indicazione che emerge con prepotenza è lo scarto tra laprogrammazionee lareale esecuzione del servizio. La insufficiente attivazione dellapresa in caricodi pazienti complessi, previsti nelterzo livello(6 per cento), fa il paio con il numero preponderante delle prestazioni diprimoesecondo livello(87,17 per cento), in continuità con il servizio precedente”. Al convegno “Anno 2022: l’ADI nell’Asp di Catania. Una fotografia” intervenuti come relatori e nella tavola rotonda finale,Marco Alise, segretario regionale FMT (Federazione Medici Territoriali),Salvo Calìpresidente Centro studi ricerche sociali e sanitarie Giulio Alfredo Maccacaro di FISMU.Antonino Condorellidirettore tecnico centrale operativa ADI CT, la dott.ssaOrietta Inserra, Associazione Artemisia,Domenico Grimaldi, segretario provinciale FIMMG CT,Daniela Campagna,Responsabile UVM Asp Catania- San Luigi,Antonino Rizzo, tesoriere Associazione Artemisia,Giuseppe Squillaciil direttore UOC coordinamento e controllo ADI, cure palliative, RSA, lungodegenze ospedaliere ASP CT,Caterina Testaì, la direttrice sanitaria consorzio SISIFO, laRosa Zito, assistente sociale azienda ospedaliera Cannizzaro.