Facciamo un patto? Riuscirete a leggere tutto questo articolo senza distrarvi, senza controllare le notifiche Whatsapp, resistendo all’impulso di aggiornare la timeline di Facebook e Instagram? Secondo uno studio della University of California, gli studenti coinvolti in un progetto dimostravano di avere un’attenzione media di 19 secondi. E gli adulti in ufficio riuscivano ad essere focalizzati sullo stesso progetto per 3 minuti, al massimo. Non sono molti ma voi sapreste far meglio?
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La bufala del multitasking
Firma del Guardian e del NYT, lo scrittore Johann Hari ha appena pubblicato L’attenzione rubata. Perché facciamo fatica a concentrarci, pubblicato in Italia da La nave di Teseo in cui afferma che “il multitasking è una bufala” perché “un essere umano può pensare consciamente soltanto a una o due cose alla volta”. La rivoluzione digitale ci ha illusi che possiamo – forse, dobbiamo – essere connessi a tutto, in modo contemporaneo e l’attenzione contesa da migliaia di stimoli giornalieri fa sì che il sonno sia ormai un lusso. Se non tempo perso.
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Dare tregua al cervello
E così, mentre la sesta stagione di Black Mirror su Netflix racconta i nuovi orrori digitali, Hari ci implora di riprendere il controllo della nostra giornata. Come? Programmando delle pause dal web (da tutto, navigazione, sms, notifiche…) per tre ore al giorno, spegnendo il cellulare a cena. Una contromossa per dare una necessaria tregua al nostro cervello. Ma siamo onesti: la ricetta di Hari per quanto concreta, a quanti ambiti lavorativi si può applicare senza serie ripercussioni? Le partite iva e il mondo del giornalismo, potrebbero farlo?
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Dall’intelligenza umana a quella artificiale
Intanto, la pressione cresce a dismisura e a stretto giro dopo gli allarmi dei creatori di ChatGPT, con una lettera, l’editore del quotidiano tedesco Bild, Axel Springer, ha annunciato un cospicuo taglio di dipendenti – circa duecento unità (200) in una generale revisione dei costi da 100 milioni di euro ma – ecco la novità – con l’intento di integrare le forze ricorrendo all’intelligenza artificiale: “Sarà sostituito chi non può adattarsi alla nuova organizzazione con le loro attuali competenze. L’intento è chiaro ovvero dare il via ad “una grande sostituzione all’interno della redazione di figure professionali umane con sistemi di intelligenza artificiale”. E come se non bastasse, Springer ha chiarito: “Non ci saranno più le funzioni di caporedattore, impaginatore, correttore di bozze, segretariato e editor fotografici come esistono oggi”.
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Il cambiamento non chiede permesso
In un celebre TED, Johann Hari ha affrontato l’enorme tematica delle dipendenze e dell’impennata di soggetti che vengono travolti dalla depressione e dall’ansia. In attesa della risposta dei sindacati tedeschi, riflettiamo: cosa può esserci di più ansiogeno della sensazione che il proprio posto di lavoro verrà sostituito dall’AI? I cambiamenti producono sempre rivoluzioni e il futuro non bussa mai alla porta chiedendo il permesso, tuttavia, siamo in una piena fase di transizione che cambierà tutto.
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Scommessa vinta o persa?
Secondo Hari la risposta alla crescente instabilità, alla nostra fragilità è anche frutto di questo continuo bombardamento di stimoli e impulsi, dalla necessità imposta dal mercato del lavoro di essere sempre connessi e iper-performanti. Come afferma Hari, “se siete depressi o ansiosi, non siete né deboli né pazzi. Siete esseri umani con bisogni insoddisfatti”. E talvolta, avremmo solo bisogno di staccare e far riposare il nostro cervello. A ogni costo e nonostante tutto. P.s. Siate sinceri vi siete distratti? Scommessa vinta o persa?