L’artigianato e il commercio, in Sicilia, sono roba da uomini. È quanto emerge dall’ultimo report sui lavoratori autonomi pubblicato dall’Inps, relativo al 2020. Gli artigiani censiti nell’isola sono circa 82 mila, e sono in prevalenza maschi, 68 mila, contro poco più di 14 mila donne, il 17,5 per cento del totale. I numeri crescono nel comparto commercio. I siciliani titolari di attività sono circa 149 mila, oltre 102 mila uomini e 47 mila donne, meno del 32 per cento. Partecipazione femminile ridotta, dunque, ma il problema non riguarda soltanto la Sicilia. Anche a livello nazionale “è evidente una marcata prevalenza dei maschi, che costituiscono il 79 per cento del totale degli artigiani”, scrive l’Istituto nazionale di statistica.
Partite Iva in calo
Nell’anno della pandemia da Covid-19, secondo l’Inps, risultano iscritti alla gestione speciale un milione e 589 mila artigiani, l’1,4 per cento in meno rispetto al 2019 (un milione e 612 mila iscritti) e il 2,5 per cento in meno rispetto al 2018 (un milione e 631 mila iscritti). Più della metà di essi (56 per cento) si trova nelle regioni del Nord. In particolare il Nord-ovest è l’area geografica che presenta il numero maggiore (31 per cento). La sola Lombardia ospita circa il 18 per cento degli artigiani a livello nazionale. Seguono il Nord Est (25 per cento), il Centro (21 per cento), il Sud (16 per cento) e le Isole (poco meno dell’otto per cento).
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Sud meglio del Nord Est
I numeri cambiano nel settore commercio. In questo caso, il Centro-Sud mostra una vitalità uguale e persino superiore ad alcune zone del Nord Italia. Dal punto di vista territoriale, dice l’Istituto nazionale di statistica, più del 26 per cento dei commercianti si trova nel Nord ovest, e poco meno del 20 per cento nel Nord est. Fanno meglio il Centro, con oltre il 21 per cento, e il Sud con oltre 23 per cento. Per quanto riguarda le Isole, la percentuale di commercianti sfiora il dieci per cento.
I numeri dell’artigianato femminile
Tornando alla partecipazione femminile, dati alla mano la percentuale di artigiani donne in Sicilia è tra le più basse in Italia, inferiore alla media locale e nazionale. Le titolari di partita Iva sono di più in Sardegna (20,5 per cento), e fanno salire il dato delle Isole al 18,5 per cento. Numeri più alti anche al Sud (19 per cento), al Centro (22 per cento), e nel Nord Ovest (21 per cento). A livello nazionale, la quota maggiore di artigiani donne è nel Nord Est del Paese, dove le titolari di partite Iva superano il 22 per cento del totale.
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Poche commercianti donne
Anche per quanto riguarda i commercianti, la Sardegna fa registrare numeri migliori sul fronte della partecipazione femminile. La percentuale di commercianti donne supera il 35 per cento, e porta la media delle Isole a più del 33 per cento. Il Sud resta fermo al 31 per cento, mentre i numeri crescono al centro (35 per cento) e nel Nord Est (36 per cento). La quota maggiore di commercianti donne si registra nel Nord Est, dove le titolari di attività sono più del 37 per cento. Secondo l’Inps la percentuale di donne è rimasta “pressoché costante” per diversi anni, mentre nelle ultime rilevazioni “sono queste ultime a registrare la flessione più consistente”.
Domestici, boom di italiani
L’Istituto approfondisce anche la situazione dei collaboratori domestici. Tra il 2018 e il 2020 essi “sono diminuiti nel Lazio, in Abruzzo, Molise, Calabria, Sardegna e Sicilia”. Attualmente nell’isola i collaboratori domestici sono poco più di 39 mila, la maggior parte di sesso femminile (oltre 30 mila). Per quanto riguarda la nazionalità, resta più o meno fisso il numero di lavoratori stranieri (circa 20 mila), mentre cresce considerevolmente il numero di italiani. Osservando le tabelle, si passa da poco più di 15 mila lavoratori autoctoni nel 2018 agli oltre 19 mila del 2020. “A livello regionale nell’ultimo anno i lavoratori domestici italiani aumentano in tutte le regioni con tassi di variazione generalmente tra il 10 per cento e il 20 per cento”, conferma l’Inps.
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L’impatto della pandemia
La Sicilia è tra tra le regioni italiane che registrano un incremento maggiore, con oltre il 25 per per cento di collaboratori domestici italiani in più, insieme a Basilicata (più 32 per cento), Puglia (più 24 per cento) e Abruzzo (più 21 per cento). Numeri sui quali può aver inciso la pandemia, scrive l’Istituto. Infatti i lavoratori italiani “presentano un lieve andamento crescente anche tra il primo e il secondo trimestre in corrispondenza del primo lockdown”, mentre gli stranieri “hanno lasciano l’Italia per paura di rimanere bloccati dalla pandemia”, o trovandosi fuori dal Paese non sono potuti rientrare a lavorare “a causa del blocco”.