Famiglia nel bosco, i bambini rimangono fortemente scoccati da quello che vedono | Era la prima volta
La storia dei bambini della “famiglia nel bosco” rivela dettagli toccanti sulla loro reazione a vestiti puliti e docce. Un nuovo inizio che svela un mondo inesplorato.
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Le parole della relazione dei servizi sociali sono emblematiche: i bambini, Utopia Rose di 8 anni e i gemelli Galorian e Bluebell di 6, «reagiscono con gioia e gratitudine alle attenzioni che ricevono, dai vestiti puliti e profumati che annusano continuamente, fino al desiderio espresso più volte di voler restare “al caldo”». Questo passaggio, uno dei più significativi del documento, dipinge un quadro di profonda emozione e adattamento. Il loro entusiasmo per le piccole comodità della vita moderna, come l’odore dei vestiti freschi e il calore di un ambiente domestico, racconta una storia di deprivazione e, al contempo, di resilienza. Sono segnali chiari che evidenziano un divario enorme tra la loro precedente esistenza isolata nel bosco e l’attuale esperienza di accoglienza in casa famiglia a Vasto. La relazione, infatti, confronta in dettaglio lo stile di vita imposto dai genitori, Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, con le condizioni attuali dei minori, smontando molte narrazioni infondate e chiarendo le vere ragioni dell’intervento delle autorità.
Il passaggio più toccante riguarda proprio la loro reazione alle cure ricevute: i bambini «annusano i vestiti, le persone, partecipano con entusiasmo alle attività ludiche e manifestano spesso il desiderio di restare al caldo». Questi comportamenti, secondo i servizi sociali, narrano più di ogni parola il divario tra la vita pregressa nel bosco e quella che stanno scoprendo ora, fatta di attenzioni e comfort finora sconosciuti.
Il confronto tra due mondi: isolamento e deprivazione
Il documento dei servizi sociali non si limita a descrivere la reazione emotiva dei bambini, ma approfondisce anche le conseguenze dell’isolamento sul loro sviluppo. L’analisi mette in luce il disagio significativo che Utopia Rose, Galorian e Bluebell manifestano nel confronto con i loro coetanei. Secondo gli operatori, le difficoltà emergono soprattutto nelle interazioni sociali, dove le deprivazioni educative e relazionali accumulate durante gli anni trascorsi nel bosco risultano palesemente evidenti. Le carenze riscontrate sono basilari: vanno dal semplice gioco condiviso alle attività scolastiche più strutturate, fino a una generale mancanza di conoscenze che per la maggior parte dei bambini sono scontate. Questo prolungato isolamento ha inciso profondamente sul loro sviluppo emotivo e cognitivo, creando un divario difficile da colmare. La relazione sottolinea come la vita in totale reclusione abbia privato i minori di stimoli fondamentali per una crescita equilibrata, rendendo il loro percorso di reintegrazione sociale una sfida complessa ma necessaria.
Un aspetto particolarmente critico è l’impatto di questo isolamento sulla loro capacità di interagire con il mondo esterno, evidenziando una notevole inesperienza nelle dinamiche sociali e nell’acquisizione di nozioni culturali e pratiche comuni. La relazione è chiara nel descrivere come l’ambiente selvaggio, pur se scelto dai genitori, abbia creato barriere insormontabili per la normale evoluzione dei bambini.

Le decisioni legali e le problematiche igienico-sanitarie
Oltre agli aspetti psicologici e sociali, la relazione evidenzia anche gravi problematiche igienico-sanitarie e il complesso iter legale. La decisione del tribunale sul possibile rientro dei minori in famiglia è attesa, con i giudici che hanno tempo fino al 27 gennaio. I legali dei genitori, Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, hanno presentato un reclamo, sostenendo un vizio di forma: l’omissione dell’ascolto dei minori, come previsto dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Tuttavia, l’assistente sociale Veruska D’Angelo ha ribadito che le problematiche abitative, igienico-sanitarie, socioeconomiche ed educative erano state ampiamente condivise e sottoscritte dagli stessi genitori e dal loro avvocato, invalidando di fatto le contestazioni sulla forma.
Emblematici sono gli episodi raccontati riguardo l’igiene personale: i bambini hanno fatto la doccia solo la sera del secondo giorno dall’accoglienza, e solo con acqua, rifiutando l’uso dei saponi. Uno dei gemelli ha mostrato paura del soffione della doccia, e i minori hanno riferito di cambiare vestiti solo una volta a settimana. La relazione descrive anche il loro sonno turbato dalla presenza di oggetti comuni come l’interruttore della luce o il pulsante dello sciacquone del bagno, elementi per loro totalmente estranei dopo anni vissuti lontano da ambienti domestici tradizionali, sottolineando la profondità della loro esperienza di isolamento e la necessità di un’adeguata assistenza per superare queste difficoltà basilari.
