Ledifferenze tra Nord e Meridione d’Italiasono vecchie quanto l’unità del Paese. Il distacco non solo èrimasto, nel tempo si è pure acuito. E allora che fare? Meglio amputare il braccio dolente? Qualcuno sostiene questa tesi, ma secondo il governatore dellaBanca d’Italia, Fabio Panetta,investire al Sud conviene a tutti. Lo ha detto a Catania nell’ambito dell’iniziativa dell’Istituto “In viaggio con la Banca d’Italia. Il polso dell’economia – il Mezzogiorno”. Non solo è meglio investire nelle regioni del Mezzogiorno per unamigliore qualità della vita e dell’economia dell’intero Paese,conviene farlo adesso. “Per quanto possa sembrare paradossale, la fase di incertezza globale che stiamo attraversando può offrire occasioni di sviluppo alle regioni del Mezzogiorno”. Panetta ricorda che “ledebolezze dell’economia meridionale sono ben notee riguardano le componenti basilari dell’assetto produttivo e istituzionale” ma anche che con la giusta spinta le cose possono cambiare. Lo dimostrano i dati. Così “nel periodo successivo alla pandemia ilMezzogiorno ha conseguitorisultati miglioridi quelli dell’intera economia italiana“. Tuttavia, come spiega il governatore Panetta “la crescita osservata negli anni più recenti è in parte dovuta afattori temporanei, legati alla risposta fornita agli shock globali dalle autorità nazionali ed europee”. Nel periodo 2007-19 è migliorato il dato suglioccupatinelle aziende meridionali con almeno 200 addetti così come laleva finanziaria. Si registrano progressi nel campo dellatecnologia. Anche i servizi pubblici sono migliorati con la riduzione della durata deiprocessi civilie una maggioredigitalizzazionedella Pubblica amministrazione è aumentato. Migliorano anche leUniversità. Leggi anche –Giovani in fuga da Agrigento: solo l’8% rimarrà. Mancano università e lavoro Bene ma non troppo. Dalla Banca d’Italia definiscono questi andamenti positivi“indizi” e non “prove”di un possibile miglioramento della capacità competitiva dell’economia meridionale. Inoltre una rondine non fa primavera quindi i dati positivi dovrebbero continuare nel lungo periodo per dimostrarsi davvero tali. Ad ogni modo gli “indizi” ci sono e come dice Panetta “non possiamo trascurarli. Essi denotano l’esistenza diun potenziale di sviluppo del Mezzogiorno che può essere liberato con politiche appropriate. Se il PIL pro capite del Mezzogiorno aumentasse fino al 75 per cento di quello del Centro Nord – con unaconvergenza analoga a quella osservata fra l’Est e l’Ovest della Germania– il nostro reddito pro capite supererebbe quello della Francia. Inoltre, un ambizioso ma non irraggiungibile innalzamento del tasso di occupazione ai livelli del Centro Nord abbatterebbe le diseguaglianze sia al Sud sia nell’intero Paese”. Leggi anche –Rinnovabili, senza infrastrutture energia “bloccata” in Sicilia E allora che fare? Lo stesso governatore della Banca d’Italia afferma di avere già dato la soluzione: investire al Sud conviene. “Nel mio intervento del 2019 avevo sottolineato lanecessità di un rilancio degli investimenti pubblici al Sud. Ne segnalavo l’importanza per lo sviluppo dell’intero Paese”. Certamente “l’accumulazione di capitale nel Mezzogiorno sta ora beneficiando dell’attuazione delPNRR, dell’utilizzo deifondi strutturalie della ripresa degliinvestimentidelle Amministrazioni locali”. Quello che è essenziale però, sottolinea il rappresentante della Banca d’Italia, è coniugarerapidità ed efficienza. E se proprio non si riesce si deve scegliere l’efficienza alla rapidità, privilegiando gli interventi infrastrutturali in grado diaccrescere la capacità produttiva. Tra le urgenze larete idrica e la rete elettrica, “essenziale per l’attività delle imprese e per sfruttare il vantaggio comparato nella produzione di energie rinnovabili”. Vanno inoltre migliorati icollegamentipotenziando il sistema portuale e aeroportuale e le reti stradali e ferroviarie. Così come vanno migliorati iservizi pubblicisia nazionali che locali. Efficienza e qualità delle prestazioni devono esesre le parole d’ordine. “I casi evidenti sono quelli di scuola e giustizia”. Leggi anche –Rifiuti, energia e trasporti: Sicilia in ritardo, sorprende Messina L’analisi di queste tendenze dovrebbe portare maggiori investimenti e come dicevamo, conviene farlo adesso. “Le regioni meridionali garantiscono condizioni distabilità geopolitica ed economica, anche grazie all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea e all’Unione monetaria. Rispetto alle destinazioni tradizionali della delocalizzazione produttiva, sono collocatein prossimità dei maggiori centri economici europeie al crocevia del Mediterraneo, attraverso cui transita un quinto del traffico marittimo internazionale. Sono dotate di unaforza lavorosottoutilizzata e dipoli scientifici di qualità. Rappresentano un mercato di sbocco con 20 milioni di abitanti”. Non solo. “Soprattutto, il Sud dell’Italia offre evidenti vantaggi nella produzione dienergia rinnovabile: tra il 2007 e il 2022 la capacità produttiva in questo settore è quadruplicata, passando dal 26 al 40 per cento del totale nazionale”.
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