Una vera e propria “discriminazione della Sicilia nel settore del credito”. Lo afferma il coordinatore della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) Sicilia, Carmelo Raffa, riprendendo quanto denunciato, per tutto il meridione, dal segretario generale dell’organizzazione Lando Maria Sileoni. “Le banche non possono continuare – afferma Raffa – “a favorire la desertificazione dei piccoli comuni dell’Isola chiudendo gli sportelli bancari e così facendo creano grossi problemi alla popolazione, alle Imprese e in particolar modo agli anziani”.
In tre anni chiusi quasi 300 sportelli
Un’accusa che fa eco a quanto dichiarato recentemente anche dall’assessore all’Economia della Regione siciliana Gaetano Armao, che ha evidenziato come gli sportelli negli ultimi tre anni, dal 2017 al 2020, siano diminuiti quasi del 20 per cento, passando dai 1.471 del 2017 ai 1.197 del 2020. E questo nonostante l’ammontare complessivo dei depositi sia aumentato nell’ultimo anno del 7 per cento, passando da 62 a oltre 66 miliardi di euro.
Appello di Fabi al governo nazionale
Gli istituti di credito, prosegue il coordinatore Fabi Sicilia, “continuano a rappresentare un servizio pubblico essenziale e ciò non può valere solo per i dipendenti che debbono garantire i servizi ma anche e principalmente per gli amministratori”. E in questo momento particolare, conclude Raffa, sarebbe “indispensabile che chi di dovere intervenga”. Uno sprone rivolto in particolare al governo nazionale, che per Rffa “deve operare concretamente e non a parole per il rilancio dell’economia nelle zone più deboli del paese e ciò potrà essere concretizzato unicamente con una vera politica nell’erogazione dei crediti, delle elargizioni a fondo perduto e con la presenza di sportelli bancari in tutti i comuni”.