L’interesse c’è: la Sicilia è esponente di punta del sud Italia nell’uso del bitcoin, con ben 56 aziende che permettono i pagamenti in criptovaluta (secondo QuiBitcoin, l’applicazione italiana per le imprese del settore). Peccato che nulle o quasi sono le transazioni eseguite: i siciliani pronti a pagare con la moneta virtuale sono merce rara. Eppure l’isola vanta un altro importante primato: l’installazione del primo ATM bitcoin del Mezzogiorno, a Palermo in corso Calatafimi. In Italia gli ATM di questo tipo sono 34, consentono di acquistare bitcoin con valuta fiat e ritirare, quindi convertire in valuta corrente, la moneta digitale.
La mappa delle aziende che accettano bitcoin
Un’avanguardia di commercianti e imprenditori curiosi ci sta dunque provando e la maggior parte di queste aziende siciliane lo fa più per passione personale verso l’argomento che per ottenere un guadagno. Secondo la mappa regionale, il tipo di attività più popolare è quella legata al turismo: sempre più bed&breakfast e alberghi dicono, infatti, di accettare pagamenti in bitcoin. A Palermo ad esempio c’è “A Casa di Amici”, un boutique hostel e anche museo di arte contemporanea che espone una collezione di strumenti musicali, sculture e pitture. La struttura ha aperto alla criptovaluta già da un anno e mezzo ma, fanno sapere, non ha effettuato ancora nessuna transazione. Parliamo anche di attività di ristorazione, imprese commerciali quali Valdiverdura, società agricola in provincia di Agrigento, o ancora CoffeeWeb a Catania: anche loro confermano che nonostante la ritengano una forma interessante e innovativa per incentivare il commercio non c’è ancora la mentalità giusta.
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Non stupisce poi l’interesse per tale mezzo di pagamento da parte dei negozi di informatica e servizi di assistenza IT come ad esempio Tuinglabs, a Ragusa. “Nel 2017 abbiamo deciso di lavorare prevalentemente a progetti blockchain. Di conseguenza non potevamo non accettare bitcoin, ma le transazioni fatte finora a livello locale sono veramente poche, se non nulle. Purtroppo non c’è ancora quell’humus di persone che effettivamente hanno la capacità (o la voglia) di spendere bitcoin – spiega a FocuSicilia il titolare Sebastiano Cataudo – ma è un metodo di pagamento che prenderà piede. A livello internazionale sta già succedendo ed in parte anche in Italia: l’aumento come sistema di pagamento è inevitabile sia per l’effettiva rapidità di esecuzione che di costi. Transare grandi quantità di denaro, così come piccole quantità, richiede tempi e costi decisamente minori rispetto ai sistemi bancari tradizionali. La trasparenza garantita dalla blockchain e la lotta al contante faranno il resto”.
Per quanto riguarda il funzionamento dei pagamenti, a detta di Cataudo “ci sono vari modi ed è tendenzialmente molto semplice. Per i neofiti consiglio l’utilizzo di Coinbase in quanto è semplice da installare e non richiede particolare attenzione nel salvataggio delle chiavi private. Noi utilizziamo un sistema che abbiamo scritto in azienda che è collegato direttamente ad un hardware wallet e che rende le operazioni più sicure. Per chi volesse accettarli in modo semplice e ottenere già euro al cambio consiglio una di queste due piattaforme: GoCrypto oppure OpenNode.” Cataudo spiega anche che a livello fiscale l’uso di questo mezzo di pagamento va trattato come la moneta FIAT estera. “La cosa importante è tracciare bene i cambi da bitcoin a euro e specificare in fattura la quantità di bitcoin ricevuti e l’equivalente in euro del cambio. Il mio consiglio è sempre quello di farsi seguire da un consulente esperto in criptovalute se si prevede di transare volumi notevoli. Ad ogni modo l’utilizzo di bitcoin non prescinde in alcun modo l’emissione di fatture o scontrini, anzi, la natura pubblica e trasparente del registro è un ottimo deterrente per le attività illecite.”
Un deficit legale
Sono quasi un migliaio i professionisti ed esercenti che in Italia operano transazioni con la criptovaluta. A livello regionale l’interesse per questo sistema di pagamento si concentra soprattutto fra Lombardia, Veneto, e Trentino. L’uso di bitcoin sta crescendo a tal punto che alcune piccole e medie imprese hanno deciso di adottare la criptovaluta dando vita a micro economie locali. Purtroppo però manca ancora una lista completa dei negozi che accettano la moneta virtuale, dato che non esiste ancora un registro ufficiale. Nonostante il ministero dell’Economia e delle finanze, già un anno fa, abbia formulato una bozza di decreto che mira a realizzare una prima rilevazione del fenomeno, a partire dalla consistenza numerica degli operatori del settore che, a regime, dovranno iscriversi in uno speciale registro tenuto dall’Organismo degli agenti e dei mediatori, per poter esercitare la loro attività sul territorio nazionale.
BTC, gli e-commerce disponibili
Secondo il sito CoinMap, che mostra quali esercizi si sono registrati sul territorio, l’Italia è al quarto posto in classifica con il 15 per cento di attività al mondo che accettano pagamenti in criptovaluta. In cima alla classifica c’è il Giappone, seguito dagli Stati Uniti e Corea del Sud. A livello mondiale sono oltre 15 mila i negozi che accettano bitcoin e oggigiorno tramite gli e-commerce è possibile acquistare qualsiasi cosa con bitcoin, dai servizi VPN ai prodotti per la casa, alla pizza, ai biglietti aerei. Tra i più famosi rivenditori online, solo per citarne alcuni, c’è Overstock, che è stato il primo grande retailer ad accettare la criptovaluta nel gennaio del 2014. Anche Expedia, una delle più grandi agenzie di prenotazione viaggi online, permette agli utenti di pagare in valuta digitale. Shopify, la piattaforma di compravendita e-commerce, consente ai commercianti di creare i propri negozi online mentre Microsoft ammette l’uso del bitcoin per acquistare giochi, film e app negli store Windows e Xbox. La lista comunque è molto lunga e variegata. E continua ad aumentare.
Articolo molto interessante e ben scritto