“Da un mese all’altro abbiamo subito un aumento di circa ottocento euro della corrente. Così non si può davvero andare avanti”. Ignazio Musmeci, titolare della pasticceria Blanc à manger di Catania, ha deciso di pubblicare sui social network la bolletta della propria attività, per denunciare i rincari dell’energia elettrica. Per un locale di appena 48 metri quadrati, spiega l’imprenditore a FocuSicilia, da novembre a dicembre 2021 ha ricevuto una bolletta di oltre 2.800 euro. “Una situazione a dir poco insostenibile”. Il Consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi oggi pomeriggio per affrontare, tra le altre cose, il tema dei rincari. Il governo Draghi dovrebbe stanziare circa quattro miliardi di euro per limitare i danni per famiglie e imprese. Un intervento di cui le categorie produttive hanno quanto mai bisogno. “La ristorazione non può aspettare”, dice Dario Pistorio, presidente di Fipe Confcommercio Sicilia. Il tema dell’energia va a sommarsi “all’emergenza Covid e alla contrazione dei clienti e del lavoro”, motivo per cui il settore “è ripiombato in una crisi nera, dalla quale speravamo di essere usciti”. Preoccupati anche i consumatori. “La crescita dell’inflazione era prevista da tempo, ma ci sono da monitorare eventuali comportamenti scorretti”, avverte Alfio La Rosa, presidente di Federconsumatori Sicilia.
Leggi anche – Energia, nelle aree urbane della Sicilia interventi per oltre 120 milioni
Il dettaglio della bolletta
Nel dettaglio, la bolletta “postata” dal signor Musmeci vede una spesa dell’energia di 1.915 euro, a cui si sommano 136 euro di trasporto e gestione del contatore e 215 euro di oneri di sistema. Questi i costi “vivi” della corrente, a cui vanno sommati quasi seicento euro di imposte, tra Iva al 22 per cento e accise. Il totale, come detto, supera i 2.800 euro. “L’addebito precedente, a settembre 2021, era stato di circa 2.050 euro, ottocento euro in meno”, ribadisce l’imprenditore. La cifra contenuta nell’ultima bolletta sarebbe “sproporzionata” al reale consumo dell’azienda. “Questa utenza è stata attivata nel gennaio 2021, data del nostro trasferimento in viale Ionio dalla sede di via Santa Filomena”. Nel vecchio negozio, sottolinea il titolare, i consumi erano più alti “ma a ragion veduta. Abbiamo pagato anche 4.800 euro, ma avevamo un locale di 500 metri quadrati, forni continuamente attivi e servizio a pranzo e a cena”. Invero il trasferimento a una realtà più piccola non ha portato i risparmi sperati. “La cosa assurda è che se noi ci comportassimo allo stesso modo, portando da un giorno all’altro il prezzo del caffè da un euro a due euro e mezzo, arriverebbe immediatamente la Guardia di finanza”, dice Musmeci.
Leggi anche – Energia dall’idrogeno, la Sicilia si candida come sede nazionale
Gli interventi (insufficienti) del governo
L’imprenditore esclude che l’aumento possa derivare da comportamenti contingenti dell’azienda. “A crescere non sono stati in nostri consumi, visto che abbiamo lavorato allo stesso ritmo con le stesse macchine. È l’energia che sta rincarando oltremodo, e rischia di schiacciarci”, dice Musmeci. Il timore è che la bolletta “possa aumentare ulteriormente il prossimo mese”, cosa che metterebbe l’impresa “in serissima difficoltà”. L’imprenditore denuncia la poca attenzione da parte del governo Draghi. Malgrado gli interventi messi in atto – azzeramento delle aliquote relative agli oneri generali di sistema, per il quarto trimestre 2021, per circa sei milioni di piccolissime e piccole imprese e per 29 milioni di clienti domestici – “l’impatto per la mia azienda c’è stato, ed è stato forte”. Una situazione che riguarda molte realtà catanesi e siciliane, sottolinea Musmeci. “So di tante attività nella stessa situazione, che hanno deciso di mettere online le proprie bollette”. Poco più di un atto simbolico, riconosce l’imprenditore. “Purtroppo, oltre a denunciare, possiamo fare ben poco. Quel che è certo è che andando avanti così le nostre imprese saranno a rischio”.
Leggi anche – Istat, crescono i prezzi al consumo. Sale l’energia, cala il cibo
Il “paradosso” dell’elettricità
A sottolineare i ritardi nell’azione di governo anche i ristoratori rappresentati da Fipe Sicilia. “Il tema dell’energia è particolarmente delicato, perché senza di essa si blocca l’intera produzione”, ricorda Pistorio. Gli interventi messi in campo finora “sono pannicelli caldi”, visto che l’effetto sulle imprese “è stato davvero poco significativo”. Le richieste presentate a livello nazionale dalla Fipe, infatti, non sono state accolte. “A parte l’aumento del costo vivo dell’energia, sappiamo bene che spese di trasporto, accise e tasse varie, che incidono fino al 50 per cento nel costo della bolletta”. È lì che l’esecutivo sarebbe dovuto intervenire, con azioni decise a sostegno del ceto produttivo. “Purtroppo, al momento, abbiamo visto veramente poco”. Per il presidente di Fipe Sicilia, il tema dell’energia cela un vero e proprio paradosso. “In questo momento mezza Europa sta spingendo verso forme di mobilità sostenibile, in particolar modo elettrica. Una legge base dell’economia dice che più richiesta c’è di un determinato prodotto, più il prezzo sale”. Un vero e proprio “paradosso”, visto che il costo della corrente “è già alle stelle a causa della congiuntura internazionale. Con queste tariffe, con quale coraggio si chiede alle famiglie di investire sull’elettrico?”.
Leggi anche – Rifiuti, energia, acqua. Le sfide ambientali del futuro in Sicilia
“Il governo cambi strategia”
A manifestare preoccupazione per la crisi energetica in corso, ma in generale per l’aumento di prezzi, è anche la Federconsumatori regionale guidata da Alfio La Rosa. “La crescita dell’inflazione era prevista da tempo, ma ci sono da monitorare gli eventuali comportamenti scorretti: non vorremmo che qualcuno la usasse per giustificare incrementi di prezzo che non hanno un reale motivo”. Per il rappresentante dei consumatori a preoccupare maggiormente “è il caro energia”, ma anche la strategia delineata dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. “Si parla di tagliare gli incentivi alle rinnovabili, anche il Conto Energia destinato ai consumatori che la autoproducono, per abbassare le bollette”. Un’ipotesi nei confronti della quale Federconsumatori “è totalmente contraria”, visto che le risorse generate dalla misura “andrebbero cercate altrove, magari tra i 18 miliardi che l’Italia spende ogni anno per incentivare le fonti fossili”. In generale, anche per La Rosa l’atteggiamento del governo Draghi andrebbe rivisto. “Non c’è dubbio che bisognerebbe fare di più, poiché la vita reale dei cittadini viene prima delle pur legittime beghe politiche”.