Il pagamento delle borse di studio per i settemila universitari “idonei non beneficiari” costerà alla Regione oltre 10 milioni di euro. È questa la cifra richiesta dai quattro Ersu, Enti regionali per il diritto allo studio, all’assessorato all’Istruzione, dopo l’invito dell’assessore Turano a “indicare le risorse necessarie per coprire l’Anno accademico 2022/2023”, in linea con il Def 2022-2024, che prevede un “incremento delle borse di studio annuali fino alla copertura del 100 per cento degli studenti aventi diritto”. Insomma, i soldi ci sarebbero ma dall’assessorato hanno bisogno dei numeri reali per stanziarle. La disponibilità economica della Regione, secondo fonti dell’Ersu interpellate da FocuSicilia, è dovuta “ad alcuni accantonamenti sui Fondi Pon 2014-2020”. Altre risorse arriveranno dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, “ma saranno erogate dal ministero dell’Università attraverso il Fis, Fondo integrativo statale”. La cifra stanziata a livello nazionale per il 2022/2023 “è di circa 150 milioni”, e a fronte di essa il Mur ha deciso di “aumentare le borse di studio, in media di circa 700 euro”.
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Assegni più alti grazie al Pnrr
Nel dettaglio, con il decreto 157/2022, il Fondo Fis è stato incrementato con 500 milioni di euro da spendere da qui al 2026. Prima dell’incremento con le risorse del Pnrr, precisano dal ministero, la dotazione del fondo era “di 307.826.221 milioni di euro”. Grazie alle nuove risorse l’assegno per gli studenti “fuori sede” e per gli “indipendenti” – cioè gli universitari che non sono a carico e non risiedono con le rispettive famiglie – è stato incrementato di 900 euro, arrivando a circa 6.150 euro. Per gli studenti “pendolari” l’aumento è stato di 700 euro, portando il valore a circa 3.600 euro, mentre per quelli “in sede” è stato di 500 euro, arrivando a 2.500 euro. Il decreto ha stabilito anche altre agevolazioni, “per gli studenti economicamente più svantaggiati, per quelli con disabilità e per le studentesse iscritte ai corsi di studio in materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, ndr) per le quali l’importo della borsa di studio spettante è incrementato del 20 per cento”. Infine sono stati previsti degli incrementi per gli studenti stranieri, “di 600 euro per massimo dieci mesi”.
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Catania e Palermo, 100 per cento vicino
Per quanto riguarda gli Ersu siciliani, le cifre chieste alla Regione variano sulla base delle condizioni dei singoli Enti. “L’Ersu di Catania ha chiesto circa un milione, ma faccio presente che già negli anni passati siamo riusciti a raggiungere il 100 per cento di copertura con risorse autonome”, spiega Giovanni Spampinato, dirigente di Ersu Catania. La differenza di quest’anno è dovuta “all’incremento delle borse di studio deciso dal ministero”, ma il dirigente sottolinea che l’Ente “ha comunque la copertura più alta in Sicilia, pari al 94 per cento degli idonei”. Ersu Catania ha comunicato infatti di aver coperto 5.702 studenti su 7.527 aventi diritto. “Ad aspettare l’assegno sono soprattutto le matricole, pagate per l’83 per cento, mentre per gli anni successivi la copertura si avvicina al 100 per cento”. Anche l’Ersu di Palermo vanta buone performance. Secondo quanto dichiarato in un comunicato stampa dal direttore Ernesto Bruno, “sono state messe in pagamento 10.046 borse di studio su un totale di 11.343 idonei aventi diritto”. La percentuale media di copertura è dell’89 per cento, e per completare le erogazioni servono “circa 3,2 milioni”.
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Enna tiene, a Messina “troppa burocrazia”
A mostrare buoni dati anche l’Ersu di Enna, con 974 borse pagate su 1.200 studenti idonei. “La cifra che abbiamo chiesto alla Regione è di circa 600 mila euro, con cui riusciremo a coprire tutti gli idonei”, informa il direttore Maurizio Previti. Ben diversa la situazione dell’Ersu di Messina, che comunica i dati di copertura peggiori dell’Isola, con 3.196 assegni erogati su 6.834 studenti idonei. “Alla Regione abbiamo chiesto cinque milioni e mezzo di euro, speriamo che queste risorse arrivino nel tempo più breve possibile”, dice il direttore Santi Trovato. I numeri modesti dell’Ente, secondo Trovato, sono in parte dovuti a una peculiarità dell’università dello Stretto. “Qui abbiamo tra 1.800 e i duemila studenti stranieri, contro i due o trecento di Catania. Attivare le borse di studio per coloro che le richiedono comporta procedure complesse, che coinvolgono anche il Ministero”, spiega il direttore. Da qui il basso tasso di copertura, pari ad appena il 47 per cento tra matricole e studenti degli anni successivi. “Grazie alle risorse regionali riusciremo a coprire tutti, ma a livello strutturale devono cambiare le procedure”, osserva Trovato.