Il vino annacquato voluto da Bruxelles? “È una bufala. L’Unione europea ha smentito e continua a smentire che si sia mai parlato dell’idea di aggiungere acqua al vino, come si sente dire in questi giorni”. A parlare è Carlo Macchi, giornalista e grande esperto di vini, direttore del giornale di enogastronomia winesurf.it. Abbiamo parlato con Macchi, che si è occupato tante volte anche dei vini dell’Etna e siciliani in generale, di questo presunto scandalo del vino allungato con acqua, ma anche di altre stranezze e poi di vini e spumanti etnei e siciliani.
“Il vino senza alcol esiste già”
In realtà, dice Macchi, “il vino dealcolato esiste da anni, si può legalmente produrre dal 2009. Non si può chiamare vino ma ne vengono vendute milioni di bottiglie in tutto il mondo, soprattutto nei paesi arabi. Ma non possiamo chiamare vino ciò che vino non è, ad esempio quello fatto in casa con il kit fai da te”.
Lo strano caso del Nero d’Avola
Sullo strano caso del Nero d’Avola australiano che paesi del nord Europa comprano a prezzi più alti di quello siciliano, Macchi ritiene che si tratti di un fatto “tecnico” di mercato. In Australia fanno il Nero d’Avola da una decina d’anni e la produzione è relativamente limitata, mentre in Sicilia lo stesso vino è il più prodotto, quindi c’è abbondanza e di conseguenza il prezzo scende. “E comunque il vino australiano è considerato di ottima qualità, con prezzi di vendita piuttosto alti”.
La Fiera del vino sfuso
Bisogna inoltre tenere presente che una gran parte del commercio mondiale di vino riguarda il prodotto a basso costo venduto in brick o tetrapack o addirittura sfuso. “Ogni due anni – dice Macchi – ad Amsterdam si tiene la fiera del vino sfuso a cui partecipa anche con un proprio stand la Regione Siciliana. In quest’anno di pandemia si stima che la Spagna abbia aumentato le vendite, mentre l’Italia, solo in questo segmento ha perso circa 75 milioni di fatturato”. Secondo Carlo Macchi questo vino sfuso viene imbottigliato e finisce sugli scaffali a prezzi molto bassi, quindi “possiamo avere la certezza che si tratta di quel tipo di vino”.
Spumanti vulcanici ottimi, ma…
Sulla forte crescita degli spumanti dell’Etna Macchi sostiene che oltre al Nerello mascalese sarebbe opportuno utilizzare uve a bacca bianca come il Catarratto e soprattutto il Carricante, e anche cercare di definire con maggiore precisione rispetto ad adesso la tipologia di spumante, “però la qualità media è buona”.
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Brand Etna sulla cresta dell’onda
La crescita dei vini dell’Etna negli ultimi anni è stata molto veloce: “Sì, è vero – dice Macchi – ma questo mi fa un po’ paura. Bisogna stare attenti a non abbassare la qualità. Non ci si può improvvisare produttori di vino e neanche produttori di uva”. Di fatto però il brand Sicilia e il brand Etna soprattutto tirano molto a livello internazionale. “Abbiamo fatto un’inchiesta ad Atene e abbiamo scoperto che i vini del vulcano sono molto richiesti. Questa è una cosa molto interessante, vuol dire che l’Etna è sulla cresta dell’onda”.
Vini di Sicilia, puntare sul territorio
Anche i vini siciliani in genere sono cresciuti qualitativamente, ma, avverte Macchi “in Sicilia bisogna focalizzarsi sulla territorialità del vino, che deve certo essere buono, ma deve anche essere riconoscibile, altrimenti la competizione scivola sul prezzo e i produttori sono penalizzati”.
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Una guida in preparazione
Infine Macchi ci tiene a fare un appello ai produttori siciliani ed etnei ai quali lo staff di winesurf e il Consorzio di tutela dei vini Etna Doc ha mandato una richiesta per inviare dei campioni da fare valutare per la elaborazione di una guida. “Fateci avere le bottiglie, mandateci i campioni per la guida”. E quando uscirà la guida ai vini siciliani certamente ne riparleremo su FocuSicilia.