Non spreca cibo, si sposta in bicicletta, preferisce andare in vacanza in bassa stagione, ha piacere di integrarsi con gli abitanti dei luoghi visitati e vuole staccare la spina rispetto alla routine e pensare al proprio benessere fisico e mentale. È l’identikit del “turista enogastronomico”, che tutto l’anno vorrebbe trovare nuove esperienze soprattutto in Sicilia. L’Isola è infatti, prima di Emilia-Romagna e Campania, la regione più apprezzata d’Italia nel settore turistico legato al buon cibo e al buon vino, cresciuto del 37 per cento tra il 2016 e il 2023. Lo ricorda la docente di Tourism management, Roberta Garibaldi, nel suo ultimo “Rapporto sul turismo enogastronomico” e bisognerebbe pensarci, soprattutto quando si parla di destagionalizzare l’offerta turistica. I visitatori eviterebbero infatti volentieri di prendere d’assalto le località nei momenti di punta, come i mesi più caldi, ma vorrebbero partire in bassa stagione o nel resto dell’anno: la pensano così il 54 per cento dei turisti enogastronomici, confermando che ‘destagionalizzare’ sia effettivamente la parola chiave per dare una svolta al settore. Bisogna però garantire ai potenziali visitatori un’offerta veramente in continuità e non limitata alla sola estate. E su questo finora ci sono più tentativi che risultati.
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Turismo in Sicilia: finora, solo nei mesi estivi
La Sicilia finora ha lavorato con il turismo solo nei mesi estivi. Secondo i dati Istat, nel 2019, anno di riferimento pre-pandemia, i picchi di presenze sono stati di 2,5 milioni a luglio e quasi tre milioni ad agosto, per poi restare sempre sotto i 350 mila di dicembre. Situazione analoga, seppur con numeri più bassi, anche nel 2021. “Allungare la stagionalità” è stata definita non solo un’opportunità, ma un’assoluta necessità durante TravelExpo che si è svolto ad aprile a Terrasini. Ma serve “un’alleanza strategica dei diversi livelli di governo, da quello regionale a quello locale, al mondo imprenditoriale a quello professionale”, ha ricordato il patron della manifestazione, Toti Piscopo. Poco prima, a febbraio, Paolo Amenta, presidente dell’Agenzia di sviluppo degli Iblei e presidente di Anci Sicilia, aveva presentato TripSicilia, un portale di booking unitario in cui viaggiatori, tour operator e agenzie viaggi da tutto il mondo acquistano esperienze di mezza giornata o più giorni nel territorio del Sud-Est dell’Isola. Anche VisitSicily, il nuovo portale del turismo regionale, è stato inaugurato sul finire della scorsa legislatura regionale al grido di “un’Isola fruibile tutto l’anno e non solo nella stagione estiva”.
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Un viaggio “in simbiosi” con le comunità locali
Si si vuole raggiungere meglio l’obiettivo potrebbe essere utile sapere che, sempre in ambito enogastronomico, il 65 per cento dei turisti italiano nel corso dei viaggi svolti nel 2022 ha evitato di sprecare cibo quando si è recato al ristorante o ha mangiato in albergo. Il 54 per cento ha adottato comportamenti più rispettosi dell’ambiente rispetto a quando è a casa, mentre il 51 per cento ha preferito non mettere a lavare gli asciugamani ogni giorno nella struttura ricettiva scelta. Lo dice il rapporto curato dalla docente Lombardi, che racconta anche della vita “in simbiosi” con la comunità locale: il turista vuole dare una mano al benessere degli abitanti dei luoghi visitati durante il viaggio e nel 68 per cento dei casi sarebbe più propenso a partecipare ad esperienze enogastronomiche organizzate da aziende che hanno in atto progetti o iniziative che aiutano la comunità locale. Sapere che nella struttura c’è personale che affronta situazioni di disagio economico o sociale è un ulteriore stimolo al turista, il quale inoltre, nel 64 per cento dei casi, acquista piacevolmente souvenir e prodotti di piccoli produttori locali.
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Spostamenti in bici e benessere personale
Spazi ristorativi per degustare le specialità locali, mercatini dove acquistare i prodotti e incontrare i produttori, box informativi dove prenotare le esperienze di visita: il 63 per cento dei turisti del settore vorrebbe trovare un “hub enogastronomico” nella meta visitata, con aziende agroalimentari e botteghe di artigiani da raggiungere preferibilmente in modalità “slow”, per esempio in bici o con i treni storici. C’è poi la grande prateria del wellness. Il turista vuole fare del bene a se stesso attraverso il viaggio, cerca stili di vita e regimi alimentari salutari. Su dieci turisti, sette apprezzano menù con ricette che fanno bene alla salute e cinque cercano attività di benessere, come massaggi, idromassaggi e Spa) già nei vigneti, con trattamenti a base di olio o di birra. Il 62 per cento infatti viaggia per staccare la spina da routine, tecnologia, cellulari e confusione della città. Tutti elementi da tenere in considerazione per comporre un pacchetto di viaggio ideale. Preferibilmente, tutto l’anno.