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Cacopardo: “Trascurate le Malattie infettive a Unict, io unico docente”

Lo sfogo del docente. "Sono anni che non sono coadiuvato. È stato bandito un solo concorso per ricercatore di tipo B col quale non potrò neanche avviare la scuola di specializzazione". La replica: "L'Università ha sempre tenuto conto delle necessità derivanti dall’emergenza sanitaria derivante dal Covid, e lo ha fatto a 360 gradi e con i giusti tempi"

“Sono rimasto molto amareggiato dal comportamento che l’Università ha avuto nei confronti di una disciplina medica delicata come quella delle Malattie infettive che fa una attività assistenziale, didattica e di ricerca. Tutte le Università italiane, soprattutto dopo quello che abbiamo attraversato con questa terribile pandemia, hanno disposto la creazione di posti accessori per rinforzare il dipartimento di infettivologia, tranne l’Ateneo di Catania. È come se le Malattie infettive non siano viste all’interno dell’istituzione come un settore molto importante”. La denuncia arriva dall’unico professore infettivologo dell’Istituzione didattica e scientifica della città, il professore Bruno Cacopardo.

“Da tempo sono l’unico docente infettivologo”

“Da tempo – prosegue Cacopardo – l’unico docente infettivologo in carica sono io e devo fare assistenza, in quanto capo del dipartimento di Malattie infettive del Garibaldi Nesima, attività didattica su sette corsi di laurea e attività di ricerca. Ma non sono coadiuvato. Al momento l’Università ha bandito un posto di ricercatore di tipo “B”. Cacopardo spiega che l’Università, in una città come Catania che vede ancora un grande numero di contagiati da Covid, potrebbe ad un certo punto ritrovarsi nelle condizioni di non avere alcun docente di ruolo per forgiare una nuova schiera di giovani medici in un disciplina delicata e molto importante come quella dell’ infettivologia.
“Eppure – aggiunge  – se si vanno a vedere i concorsi banditi dall’Ateneo ci si potrà rendere conto che sono in corso, in molti settori medici e non medici, concorsi per ordinari di prima fascia, professori associati, ricercatori, dall’Archeologia alla Dietetica mentre un ramo fondamentale come le Malattie infettive, per di più in questo delicato momento di emergenza, viene trascurato. Questa disattenzione da parte della nostra Università, rispetto a un problema attuale e reale, va corretto perché stride con quello che è avvenuto anche da noi e che ancora non si è concluso del tutto. È come se Catania abbia già dimenticato quello che è capitato con la pandemia”.

Una disciplina senza “santi in Paradiso”

Cacopardo lascia pure intendere che probabilmente questa situazione potrebbe essere collegata al fatto che lui non ha “santi in Paradiso” all’interno dell’Ateneo. Non fa parte di quel forte entourage che dirige l’istituzione e quando si sono banditi i concorsi le Malattie infettive sono state messe un tantino da parte anziché essere rinforzate con procedure accelerate per professore di prima fascia. “Eppure – spiega ancora il docente –  da più parti, in ambienti medici e tra moltissimi esperti nazionali, si sostiene che bisogna prepararsi alle prossime pandemie. Mi chiedo allora: a Catania chi si occuperà dei nuovi infettivologi?”. Cacopardo aggiunge che più volte si è incontrato con i vertici dell’Università e con i rappresentanti della Facoltà ai quali ha fatto presente le difficoltà del suo settore. E si interroga anche sul perché persino la procedura per la scelta di un nuovo ricercatore di tipo B, ovvero di docenti a tempo determinato, reclutati con contratti triennali non rinnovabili, esclusivamente a tempo pieno, con possibilità di passaggio a professore associato, ma dopo valutazione positiva dell’attività svolta, vada a rilento. “L’iter è ancora in corso da due anni”. Inoltre, prosegue il docente nel suo sfogo, “siamo l’unico ateneo italiano in cui manca una scuola di specializzazione in Malattie infettive e il rischio è che non appena andrò in pensione potrebbe non esserci nessuno al mio posto e non so cosa accadrà. con un ricercatore di tipo “B” non posso avviare neanche la scuola di specializzazione”.

La replica dell’Università: “Nessuna sottovalutazione”

L’università in merito allo sfogo del docente infettivologo ha risposto con una nota stampa: “L’Ateneo ha sempre tenuto conto delle necessità derivanti dall’emergenza sanitaria derivante dal Covid, e lo ha fatto a 360 gradi e con i giusti tempi.  Infatti la Commissione sviluppo dell’organico, anche in vista del futuro, ma non tanto imminente pensionamento del Prof. Cacopardo, nel 2021 ha deciso di  bandire un posto di RTDB (ricercatore a tempo determinato di tipo B secondo legge Gelmini) proprio nel settore dell’infettivologia. Si tratta di ruolo di ricercatore  per il quale sono già dislocate le risorse necessarie a garantire il definitivo inquadramento in un periodo massimo  di tre anni nel ruolo di professore associato del/della titolare di  contratto.  La procedura di valutazione comparativa di questo concorso  è già in itinere ed in via di conclusione. Sempre per fronteggiare l’emergenza COVID l’Ateneo ha bandito concorsi in altri settori medici, altrettanto importanti, quali pneumologia ed anestesia e, con la nuova programmazione concorsi del 2022, potenzierà ulteriormente i settori strategici quali, appunto,  l’infettivologia, sempre nel rispetto della trasparenza e delle linee guida generali”.

“Sono anni che conduco la baracca da solo”

Si vocifera in ambienti medici e universitari anche che Cacopardo abbia recentemente  chiesto all’Università  alcuni mesi di riposo dall’attività didattica per riprendersi dallo sforzo causato dalla pandemia, ma sempre all’interno dell’Ateneo gli avrebbero consigliato di attendere l’arrivo del ricercatore. Che però finora non è ancora arrivato. “A questo punto – conclude il professore – appena potrò me ne andrò in pensione. Sono stanco e sono anni che conduco la baracca e combatto da solo. Devo aggiungere anche che sono un po’ amareggiato. Mi aspettavo dall’ateneo una maggiore attenzione verso un settore medico  che è ancora al centro del ciclone”.

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Giuseppe Bonaccorsi
Giuseppe Bonaccorsi
Giornalista professionista con un passato di redattore esperto per molti decenni al quotidiano "La Siclia". Ha collaborato attivamente con diverse testate regionali e nazionali e per anni con l'agenzia stampa "Quotidiani associati". Attualmente collaboratore di diverse testate giornalistiche nazionali e regionali e in particolare de "Il dubbio", il "Fatto quotidiano" e "Domani".

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