Cala la povertà, non il divario: un veneto guadagna il 28% più di un siciliano

Cala la povertà, non il divario: un veneto guadagna il 28% più di un siciliano

Lapopolazione a rischio di povertà cala in Italia: secondo le ultime rilevazioni Istat nel 2022 il dato scende al18,9%, contro il 20,1% del 2021. Ma nel frattempo aumentano gli italiani in condizione di grave deprivazione materiale e sociale, arrivando al 4,7% (era il 4,5% l’anno precedente). L’ultimoreport dell’Istituto nazionale di statisticasu condizioni di vita e reddito delle famiglie restituisce però soprattutto unpotere d’acquisto diminuitoa causa della forte inflazione,il 2,1% in meno in termini reali a fronte di un aumento nominale del 6,5%. Nel 2022 inoltre il reddito totale dellefamiglie più abbienti è 5,3 volte quello delle famiglie più povere(era 5,6 nel 2021). Leggi anche –Al Sud è allarme “povertà sanitaria”. Ma la Sicilia fa meglio del Piemonte Ma nonostante il rischio di povertà che cala restaun grande gap le varie aree del Paese, con lefamiglie del Sud e delle Isoleche hanno unreddito mediano netto inferiore del 28%rispetto a quelle delNord-Est, ovvero33.568 eurocontro ipoco più di 24 mila del Mezzogiorno. Lamediana italiana è di 28.865 euro. Il reddito mediano, spiega Istat, è un indicatore più fedele proprio per le differenze di reddito tra la popolazione più ricca e quella più povera. Prendendo in considerazione solo lamedia del reddito netto– ovvero quella che si ottiene dividendo il totale dei redditi per la popolazione – la media al Sud è di27.114 euro, comunqueoltre 11 mila euro inferiore a quello del Nord-Est(38.340 euro). Il reddito medio italiano è invece di 33.798 euro. La contrazione complessiva dei redditi familiari rispetto al 2007, anno preso a riferimento da Istat perché precede la prima crisi economica del nuovo millennio. quella del 2008, resta ancora notevole, con una perdita in termini reali pari, in media, al -7,2%: lacontrazione è di -10,8% nel Centro, -10,2% nel Mezzogiorno, -5,1% nel Nord-ovest e -2,8% nel Nord-est. Inoltre, la flessione dei redditi è stata particolarmente intensa per le famiglie la cui fonte direddito principale è il lavoro autonomo (-13,7%) e il lavoro dipendente (-10,6%), mentre le famiglie il cui reddito è costituito principalmente dapensioni e trasferimenti pubblici hanno sperimentato un incremento pari al 6,3% nel periodo. Per confrontare le condizioni economiche delle famiglie di proprietari e inquilini (un quinto delle famiglie) è opportuno considerare nel calcolo del reddito disponibile anche l’affitto figurativo delle case di proprietà, in usufrutto o uso gratuito. Nel 2022 il reddito familiare inclusivo degli affitti figurativi è stimato in media pari a 41.004 euro. Considerando le variazioni in termini reali, la riduzione rispetto al 2021 è del 3,7%, ed è invece pari al 3,6% quando questo stesso indicatore è reso equivalente. Tra i fattori che, al netto dell’inflazione e del grande divario tra redditi alti e quelli tra Nord e Sud porta in Italia al rischio di povertà che cala, c’è anche l’impatto di una misura, ovvero l’Assegno unico universale. Sono infattiil 38,2% dei 7,8 milioni di percettoriche ha attualmente accesso alla misura quelli “nuovi assegnatari”, ovvero chenon avevano precedentemente accesso agli assegni familiarilegati al reddito da lavoro. Dall’analisi di Istat emerge cheil 16,8%delle famiglie interessate mantiene il diritto agli assegni familiari di vecchia istituzione (in media beneficiano di410 euro annuie nel 50% dei casi sono sostenute da un ritirato dal lavoro), il45,0% è coinvolta nel passaggio dai precedenti assegni al nuovo Assegno unico universale(in media ricevono 3.050 euro annui e nell’84% dei casi sono presenti minori). Infine il 38,2% delle nuove famiglie beneficiarie percepiscono in media percepiscono1.730 euro annui, e nel 73% dei casi hanno figli minori e nel 25% sono sostenute da un percettore di reddito autonomo.