Da qualche giorno c’è stato il via libera del governo Schifani al riassetto organizzativo delle Camere di commercio della Sicilia ed è subito polemica. Al centro del contendere “lo scippo di Enna da parte di Palermo”, la mancata autonomia di Catania dunque la distribuzione territoriale delle Camere e il loro malfunzionamento generale. Dalla Regione fanno sapere che la scelta è stata “condivisa da Unionacamere Sicilia e dalla gran parte delle organizzazioni di categoria e sindacali, sentite nel corso di consultazioni”, non a tutti piace il sistema definito dall’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo che mantiene l’assetto definito qualche anno fa, ovvero mantiene le Camere di Palermo-Enna, di Messina e del Sud-Est (Catania, Ragusa e Siracusa) e conferma l’istituzione prevista della Camera di Agrigento-Caltanissetta-Trapani. Pino Bulla, vice presidente nazionale di Assotir, esperto della Regione Siciliana per multimodalità e logistica e consigliere della Camera di Commercio Sud Est Sicilia, sull’argomento ha anche scritto al ministro per lo Sviluppo economico, Adolfo Urso e al presidente della Regione, Schifani.
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Palermo prende Enna per non stare con Trapani
“Non condividiamo affatto la mappatura ripristinata e messa in piedi sei anni fa”, dice senza mezzi termini a FocuSicilia. Bulla accusa la Camera di Palermo di essersi “accaparrata” Enna. Un gesto che qualche anno fa “passò sotto traccia” secondo Bulla, ma che comunque è stato confermato recentemente. Una scelta “illogica” perché Enna è lontana da Palermo e dovrebbe essere accorpata con Caltanissetta non con il capoluogo. Allo stesso tempo Trapani dovrebbe stare con Palermo e non Caltanissetta ed Agrigento. Così non è, pero, secondo Bulla, perché ci sarebbe una faida tra Palermo e Trapani. Bulla sottolinea anche che se Enna deve stare con qualche grossa provincia, quella dovrebbe essere Catania a non Palermo. “Se dobbiamo aiutare una consorella Enna è di certo già collegata con Catania. Non dobbiamo fare il gioco dei palermitani che così facendo prendono le distanze da Trapani”.
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Catania deve stare da sola
Altro argomento è la Camera di commercio di Catania. “Vogliamo che torni autonoma com’era prima perché le imprese, in questi cinque anni, sono solo state danneggiate” afferma Pino Bulla. Secondo il consigliere camerale non sarebbero stati portati avanti gli interessi di tutti, ma soprattutto “si è cercato di favorire il ragusano”. Inoltre c’è un problema legato alla gestione dell’aeroporto, o meglio degli aeroporti: Catania e Comiso e Birgi. “È quasi un obbligo dovere accettare fusioni o unioni. Assolutamente no. Stiamo parlando di un ente pubblico e i problemi sono tanti, basti pensare che le pensioni vengono pagate dalle stesse Camere di commercio”. Secondo Bulla vanno quindi separate le cose così come gli interessi, quelli aeroportuali non coincidono con quelli aziendali e dunque l’obiettivo è “ritornare sui nostri passi per gestire in modo migliore nell’interesse delle aziende del territorio”.