Cani abbandonati, piaga infinita: 85 mila nel 2023. Sicilia in testa sul randagismo

Nel 2023 sono stati 85 mila icani abbandonati dalle famiglieitaliane, quasi il nove per cento in più rispetto all’anno precedente: un comportamento che si verificasoprattutto in estatee va a ingrossare le fila delrandagismo. Infatti sono quasi 360 mila gli animali senza padrone, che costituiscono anche un pericolo per la popolazione. Sono i dati delXIII rapporto “Animali in città” di Legambiente.Il randagismo, si legge nel documento, è particolarmente diffuso al Sud. “Lecriticità maggiorisi riscontrano nelLazio, Sicilia, Campania, Puglia e Calabriadove se ne stimano 244 mila”. La gestione, però, è complessa in tutto il Paese. “Solo il 34,5% deiComuniregistraperformance sufficienticontro l’80,4% delleAziende sanitarie“. Per Legambiente pesano “ritardi e difficoltà legate amonitoraggio, regolamentazione, controlli,e aiservizianimal friendlyin città e al mare”. Eppure la spesa pubblica non è trascurabile, avendo raggiunto “248 milioni di euro nel 2023, di cui gran parte per icanili rifugio,segno di unimpegno insufficiente nelle politiche di prevenzione“. Leggi anche –Sicilia, arrivano i cimiteri per gli animali domestici. Due milioni dalla Regione Per quanto riguarda laSicilia,su 391 Comuni appena 55 hanno risposto allerichieste di informazionida parte di Legambiente, poco più del 14%. Il dato può apparire modesto, ma è il terzo migliore a livello nazionale, in una classifica guidata daValle d’Aosta(74 Comuni e 12 risposte, 16,2%) edEmilia-Romagna(330 Comuni e 52 risposte, 15,8%). Leregioni più elusivesono inveceCampania(550 Comuni e 37 risposte, 6,7%),Puglia(257 Comuni e 17 risposte, 6,6%),Lazio e Calabria(rispettivamente con 378 Comuni e 19 risposte e 404 Comuni e 20 risposte, entrambi al 5%). Quanto alla presenza dicani domestici,su una popolazione che sfiora i 4,8 milioni di abitanti i“quattro zampe”sono poco meno di un milione, una media diquasi uno ogni cinque abitanti.Il dato più alto è quello dell’Umbria(un cane ogni 1,8 persone), seguita daSardegna(uno ogni 2,4 persone)e Friuli Venezia Giulia(uno ogni 2,7 persone). Idati più bassisono quelli diPuglia(un cane ogni 6,2 persone),Bolzano(uno ogni 6,9 persone) eCalabria(uno ogni 7,8 persone). Leggi anche –Ambiente, la “Befana verde” del WWF consegna il carbone ai sindaci nisseni Come detto, ilrandagismoè particolarmente comune nelMezzogiorno. “I Comuni che nel 2023 hanno dichiarato di averecani liberi controllatisono nel 39,8% dei casi nelleIsole (Sicilia, Sardegna)e nel 31,8% dei casi alSud (Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria)“. I numeri scendono risalendo lungo lo Stivale, con la diffusione del randagismo che tocca “il 4,5% alCentro (Lazio, Toscana),il 14,8% dei casi alNord Ovest (Lombardia, Valle d’Aosta)e il 9,1% alNord Est (Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia)“. Come per altri indicatori, soprattutto economici,il Paese appare spaccato a metà.I tecnici infatti sottolineano che “se si sommanoIsole, Sud e Centrosi arriva al 76,1% di chi neha dichiarato la presenza“. Più del triplo del Settentrione visto che “Nord Ovest e Nord Estinsieme corrispondono al 23,9%”. Segno che l’Italia “viaggia a velocità troppo differenti”, e che il problema è ancora diffuso “nonostante non manchinoesempi virtuosi“. Ovvero iniziative che secondo l’associazione andrebberoreplicate in tutto il Paese. Leggi anche –Sicilia, arrivano i cimiteri per gli animali domestici. Due milioni dalla Regione A scendere nel dettaglio èGiorgio Zampetti,direttore generale diLegambiente. “È fondamentale sia replicare quellebuone pratiche presenti nel Paesesia investire nellesinergie tra istituzionie il miglior civismo”. Zampetti elenca le azioni concrete da mettere in campo perridurre il randagismonelle città italiane. “Lanciamo un pacchetto di sei proposte che hanno al centro la rapida applicazione dell’anagrafe unica nazionale obbligatoriaper tutti gli animali da compagnia, la sottoscrizione di milleaccordi o patti di comunità,la creazione dinuove strutture veterinariepubbliche, l’assunzione di più mediciveterinari pubblici,la realizzazione dipiù aree verdi per i caniin città, l’aggiornamento e il coinvolgimento attivo delleguardie ambientali e zoofile volontarie“. Soltanto mettendo in atto queste indicazioni, conclude il numero uno di Legambiente, sarà possibile “superare difficoltà e ritardi nella gestione degli animali d’affezione“. Sperando anche che il prossimo anno il numero deglianimali abbandonati dall’uomoscenda, anziché salire.