Canone Rai, la Lega vuole tagliarlo: quanto si risparmia davvero | Se no paghi doppio

Canone Rai, la Lega vuole tagliarlo: quanto si risparmia davvero | Se no paghi doppio

taglio_canone_rai_-_focusicilia.it

Un emendamento riaccende il dibattito sul costo del canone: la proposta mira a far scendere l’importo, ma le coperture restano un problema enorme.

Il canone Rai torna al centro della battaglia politica. In un clima già teso attorno alla Manovra, la Lega ha rimesso sul tavolo un emendamento che punta a ridurre l’importo annuale dell’imposta, riportandolo ai livelli del 2024. Una mossa che riaccende un confronto che si trascina da mesi e che, inevitabilmente, divide la maggioranza. Nel dettaglio, il Carroccio chiede di ripristinare la norma della Legge di bilancio 2024, quella che aveva abbassato il canone a 70 euro, cancellata poi dal decreto legislativo del 5 novembre 2024.

L’obiettivo è chiaro: ridurre il peso della tassa di 20 euro rispetto ai 90 attuali. Nel testo dell’emendamento, anticipato da La Repubblica e Il Messaggero, si chiede di modificare l’articolo 1, comma 19, della legge 213/2023, sostituendo “per l’anno 2024” con “per l’anno 2026”. Se approvato, il taglio scatterebbe dunque dal prossimo anno.

Cosa cambierebbe con il taglio della Lega e perché la misura è così difficile da finanziare

La riduzione del canone a 70 euro non sarebbe una novità assoluta: nel 2024 l’importo era stato effettivamente abbassato. Tuttavia, il taglio si rivelò rapidamente insostenibile per le casse del servizio pubblico, tanto che nel 2025 si tornò ai 90 euro. Il problema è sempre lo stesso: trovare risorse adeguate per compensare il mancato gettito. L’operazione costerebbe circa 430 milioni di euro, che la Lega propone di coprire attingendo al Fondo per interventi strutturali di politica economica.

Un’ipotesi che però si scontra con i paletti di una Manovra considerata prudente, che muove appena 18,4 miliardi contro i quasi 30 delle precedenti leggi di bilancio. La coperta è corta, e la riduzione del canone rischia di sacrificare altri interventi ritenuti prioritari da parte di alcuni alleati di governo.

La contrarietà arriva infatti direttamente da Forza Italia. Maurizio Gasparri è stato netto: “Il canone va mantenuto per garantire equilibrio di mercato”. Il capogruppo ricorda che già in passato la Rai era stata risarcita con risorse del Tesoro: “Una partita di giro inutile”, ha dichiarato, sottolineando che l’European Media Freedom Act impone stabilità finanziaria per il servizio pubblico. E dunque, secondo il suo partito, una misura episodica come questa è incompatibile con le direttive europee.

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Rai, sindacati e maggioranza divisi: cosa succede ora

A bocciare il taglio non è solo FI. Duro anche il giudizio del sindacato Unirai (Figec Cisal), che avverte: “Ridurre le risorse rischia di compromettere la stabilità finanziaria dell’Azienda proprio mentre crescono gli obblighi del servizio pubblico”. Il sindacato ricorda come il Contratto di Servizio 2023–2028 e l’European Media Freedom Act richiedano investimenti certi, pluralismo, cultura e informazione di qualità.

Il timore è che un taglio momentaneo, coperto tramite fiscalità generale, lasci la Rai in balia di variabili politiche e renda impossibile qualsiasi programmazione industriale di lungo periodo. Per questo Unirai chiede “una riforma strutturale e moderna del canone”, non misure di natura contingente.

Intanto resta immutato il funzionamento della tassa: il canone si paga una sola volta per famiglia, tramite addebito in bolletta da gennaio a ottobre. Chi non ha un contratto di energia domestica deve invece versare il contributo tramite Modello F24 entro il 31 gennaio dell’anno di riferimento. Inoltre, chi non possiede televisori può presentare dichiarazione sostitutiva per evitare l’addebito o chiedere l’esenzione nei casi previsti dalla legge.

La discussione ora passa al Parlamento. Il taglio potrebbe diventare una bandiera politica della Lega in vista del nuovo anno, ma le resistenze interne al governo e i vincoli sui conti pubblici rendono il percorso tutt’altro che semplice. Se l’emendamento verrà approvato o accantonato, lo si capirà nei prossimi passaggi della Manovra.