“Se chi ci governa prende decisioni che hanno un impatto sul nostro quotidiano su certi dati o certi numeri, io come cittadino vorrei poterli leggere e seguire nel tempo. La gente pensa che sia così perché ogni giorno vediamo questi numeri nel telegiornale, ma non è così in realtà”. A parlare è Andrea Borruso, esperto di Open Data, esponente della community Open data Sicilia e presidente dell’associazione onData. Con Borruso abbiamo parlato di temi critici di grande attualità, dall’affidabilità alla “usabilità” dei numeri relativi alla pandemia da Covid in Sicilia.
Cittadini disorientati
D’altra parte il caos dei dati Covid forniti dalla Regione Siciliana è sotto gli occhi di tutti da diversi giorni. Sulle responsabilità della gestione del dato sui decessi farà luce la magistratura, grazie all’inchiesta che ha portato alle dimissioni dell’assessore regionale Ruggero Razza, ma resta da parte dei cittadini il disorientamento dovuto alla pubblicazione di dati apparentemente non coerenti o in scala con quelli dei giorni precedenti.
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“Come comunità Open Data Sicilia – continua Borruso – abbiamo chiesto alla Regione già un anno fa di fornire dati elaborabili, che si possano leggere e comparare con un computer, analizzare e studiare, sempre in totale spirito di collaborazione, offrendo anche il nostro aiuto, ma non c’è mai stato risposta”.
Serve lista dei comuni in zona rossa
“Ancora oggi – aggiunge – non esiste una semplice pagina con una lista dei comuni in zona rossa in Sicilia. Quando cerco una pizzeria sul cellulare ci metto 5 secondi, qui per trovare una informazione dobbiamo perdere tanto tempo a cercare il documento giusto, che giustamente la Regione pubblica anche perché c’è un obbligo di pubblicità”. I professionisti volontari di Open data Sicilia hanno deciso in questo caso di creare la mappa delle zone della Sicilia sulla base dei documenti ufficiali della Regione. La vedete qui sotto: la mappa è interattiva e basta sfiorare le zone rosse con il mouse (o con il dito, sul cellulare) per avere le informazioni relative.
Dati bene comune
A livello nazionale la situazione non è tanto diversa da quella siciliana, e per questo è stata lanciata una campagna denominata “Dati bene comune“. Una petizione che è già stata firmata da 50 mila persone e ha avuto duecento adesioni qualificate da parte di organizzazioni, associazioni e altri soggetti.
L’esempio di Regalbuto
Grazie a questa campagna, uno studente liceale di Regalbuto, Dennis Angemi, ha capito che poteva incidere a livello locale, e ha convinto il sindaco a pubblicare i numeri secondo le buone pratiche dei dati aperti. Altri due comuni vicini hanno preso esempio da Regalbuto e oggi pubblicano dati aperti.
Numeri e procedure
“In questi mesi abbiamo capito che chiedere i dati non basta – conclude Borruso – Abbiamo chiesto e chiediamo di rendere noto l’intero processo di pubblicazione: il flusso, i responsabili, la procedura e così via”. Insomma un modo per fare capire ai cittadini che possono contare sull’affidabilità di dati che tanto ci condizionano in questo periodo.
Il valore dei dati, evento online
Per chi volesse approfondire segnaliamo un evento online che si terrà sabato prossimo 17 aprile sul “valore dei dati”, al quale si può partecipare iscrivendosi dal sito opendatasicilia.it.