Caro energia, carenza di vetro, siccità: tutti i problemi del pomodoro siciliano

Caro energia, carenza di vetro, siccità: tutti i problemi del pomodoro siciliano

È uno dei simboli del comparto agroalimentare italiano e oggi è messo a rischio dalla crisi energetica e dalla carenza diimballaggiper la guerra in Ucraina. Per non parlare del clima, che sempre più spesso compromette i raccolti mettendo in difficoltà i produttori. Il pomodoro è tra le coltivazioni più diffuse nell’Isola, anche grazie alle varietà autoctone come il Siccagno o il celebre Pachino. Durante la pandemia il comparto agricolo è stato tra i pochi a non fermarsi, ma dove non è arrivato il virus potrebbe arrivare la questione energetica. Ad accusare il colpo le multinazionali come Mutti – che in una nota parla di “bagno di sangue”, invocando “un intervento ad hoc” per il settore -, mentre sull’Isola a pagare sono soprattutto le piccole e medie aziende. Gli elevati costi di produzione si ripercuotono sul prezzo di vendita. “Il pomodoro siciliano, oggi, è un prodotto di nicchia, per clienti con una capacità di spesa superiore alla media. È una triste, dolorosa, ma, al momento, inevitabile realtà”, spiega a FocuSicilia l’agronomo Paolo Caruso. Leggi anche –Agricoltura siciliana, accordo sui fondi Feasr 2023-27. “Bandi a fine estate” Valutazioni riscontrate dall’esperienza dei produttori, come Alessandra Gioia, titolare dell’azienda Agricola Feudo Chibò e Barabarigo, duecento ettari nel territorio di Petralia Sottana, nel palermitano. “Noi produciamo principalmente grano e cereali, ma da qualche anno abbiamo preso a coltivare e trasformare anche il pomodoro”. A pesare sull’azienda sono soprattutto i rincari del gasolio agricolo. “L’anno scorso veniva venduto tra 60 e 70 centesimi al litro, oggi siamo arrivati a quasi un euro e mezzo”, dice l’imprenditrice. Un aumento “di oltre il cento per cento”, che fa il paio con quelli dei fertilizzanti e degli imballaggi, divenuti sempre più rari. “Sul primo fronte siamo più fortunati, visto che a Feudo Chibò si utilizza soprattutto stallatico naturale”, precisa Gioia. In ogni caso, gli aumenti si fanno sentire con forza. “Complessivamente, se nel 2019 coltivare un ettaro di terreno costava settemila euro, oggi ne costa circa diecimila”, riassume Gioia. Leggi anche –Agricoltura, aiuti alle aziende colpite dal lockdown. L’elenco dei beneficiari Negli ultimi anni l’azienda ha deciso di ampliare il business producendo anche la passata di pomodoro. L’ortaggio raccolto a Feudo Chibò viene conferito e trasformato da una cooperativa a pochi chilometri dalla proprietà. “Si tratta di una collaborazione strettissima, visto che la cooperativa prepara il prodotto seguendo i nostri consigli e il nostro disciplinare”. Anche nella trasformazione i rincari si fanno sentire. “Il prezzo di mercato di un barattolo di pomodoro da 75 cl è di circa tre euro e mezzo, contro i 90 centesimi di una passata commerciale, possibilmente ottenuta da materia prima cinese”, spiega Gioia. I costi di produzione, tra trasformazione, imbottigliamento e logistica, “superano i due euro, riducendo considerevolmente il nostro margine di guadagno”. Aumentare ulteriormente il prezzo non è possibile, “per non rischiare di perdere anche la clientela selezionata che preferisce il nostro prodotto a quello commerciale”. Leggi anche –Agricoltura, l’allarme di Cia Sicilia: “Troppi aumenti, aziende in ginocchio” Da non sottovalutare, come detto, il tema del cambiamento climatico, che sempre più spesso danneggia le produzioni. “Lo scorso anno, a causa delle alte temperature, abbiamo perso circa il 70 per cento del raccolto. Quest’anno sembra andare meglio, ma le ondate possono arrivare da un momento all’altro”, spiega Liboria Ganci, titolare dell’azienda agricola La via del Grano, situata sulle alture di Valledolmo, nel palermitano. “Noi produciamo soprattutto pomodorosiccagno, varietà che non necessita di molta acqua ma beneficia di un clima particolare, secco di giorno e umido di notte”. Queste caratteristiche lo scorso anno sono mancate, compromettendo buona parte del raccoltio. Anche l’azienda di Ganci deve fare i conti con i rincari energetici e la carenza di imballaggi. “I costi di produzione sono passati da cinquemila euro l’ettaro a circa ottomila. Se le istituzioni continuano a non aiutarci, in futuro porteremmo non farcela”, conclude Ganci.