Ancora un passo in avanti verso l’approvazione per la direttiva europea per rendere le case più efficienti dal punto di vista energetico. Nei giorni scorsi la commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del parlamento europeo ha dato il suo benestare mentre non si placano le polemiche in Italia perché il patrimonio edilizio italiano avrebbe delle peculiarità tali da non potere essere modificato in chiave green. La direttiva rimane comunque un’opportunità, secondo gli stessi che la criticano, anche perché la maggior parte degli edifici italiani ha classi energetiche scarse. Il testo dovrebbe passare in plenaria a marzo.
Interessato circa il 60 per cento degli edifici in Italia
L’obiettivo principale delle indicazioni europee è quello di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e il consumo finale di energia nel settore edile dell’UE entro il 2030 e renderlo climaticamente neutro entro il 2050. D’altra parte lo stesso Pnrr, nel definire gli assi strategici di intervento, prevede l’avvio della transizione a partire dal drastico abbattimento delle emissioni di gas clima-alteranti soprattutto migliorando l’efficienza energetica. Secondo quanto previsto dalla Commissione, gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e D entro il 2033. Ciò significa che il provvedimento dovrebbe riguardare circa il 60 per cento degli edifici in Italia che comunque già negli scorsi anni sono stati oggetto di interventi migliorativi.
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La Sicilia è quasi tutta in classe G
“Nonostante i dati confermino oltre la metà dei casi come caratterizzati da prestazioni energetiche carenti (quasi il 60 per cento), – si legge nel Rapporto 2022 sulla certificazione energetica degli edifici curato dal Dipartimento Unità l’Efficienza Energetica (DUEE) dell’ENEA e dal Comitato Termotecnico Italiano (CTI) – il confronto tra 2020 e 2021 evidenzia una riduzione della percentuale di immobili nelle classi energetiche F e G di circa il due per cento, in favore di quelle C-E (+0,5 per cento) e quelle A4-B (+1,5 per cento), riprendendo la tendenza positiva riscontrata, invece, nel quadriennio 2016-2019 e che si era interrotta nel 2020”. Guardando i dati siciliani monitorati dal Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica (Siape) sarebbe il 59,3 per cento degli edifici, appartenente alle classi energetiche G e F, ad essere interessato dalla normativa nella sua prima fase. A questi va aggiunto un ulteriore 17,4 per cento, oggi in classe E, che dovrebbe diventare più efficiente dal punto di vista energetico entro il 2033. In pratica entro 10 anni circa il 77 per cento degli edifici siciliani avrà bisogno di un intervento per rispettare la Direttiva.

Ammesse diverse eccezioni alla regola
Una volta che la direttiva sarà operativa ogni Stato membro dovrà recepirla con apposito piano nazionale. Sono tante le polemiche in Italia nonostante le rassicurazioni di Ciaran Cuffe dei Verdi, relatore per l’Europarlamento sulla nuova direttiva che ha dichiarato: “C’è stata molta misinformazione in Italia, si è detto che Bruxelles dirà agli Stati membri cosa fare, ma nulla è più lontano dalla realtà”. Cuffe parla di “ampia flessibilità” lasciata nell’applicazione della norma e in effetti nel testo approvato dalla Commissione per l’energia dell’Europa si leggono una serie di eccezioni alla regola. Sono esclusi i monumenti ad esempio e “ogni Stato membro può decidere se includere anche particolari edifici da tutelare per la loro architettura o valore storico, edifici tecnici, in uso temporaneo o chiese e luoghi di culto”.
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La posizione italiana
Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha recentemente rassicurato sul fatto che la direttiva europea “va emendata per adattarla al contesto italiano che è speciale rispetto al resto d’Europa. Il patrimonio immobiliare del nostro Paese è antico, prezioso e fragile e dobbiamo conservarlo al meglio per le future generazioni”. Anche il ministro per Affari Europei, Sud, Politiche di Coesione e Pnrr Raffaele Fitto parla di peculiarità del nostro Paese da difendere. “L’Italia – ha detto – ha sul tema dell’immobiliare e sulla casa una sensibilità differente. E anche il nostro patrimonio immobiliare è differente per il suo valore architettonico, storico e culturale”. “La Sicilia è un centro storico nel centro storico con le sue tante città artistiche”, ha detto a FocuSicilia Ivan Tirrito, presidente di Fimaa Sicilia, sposando la teoria per cui il patrimonio edilizio italiano non è paragonabile a quello di altri Paesi in Europa. Lo stesso non nega che “la direttiva rappresenta anche un’opportunità perché noi siamo i primi a spingere verso case sempre più green, ma è giusto farlo fin dove è possibile. Le periferie potrebbero di certo essere interessate”.
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Chi paga?
Nell’attesa dell’annunciato piano da parte del governo italiano, che comunque e avverrà solo dopo la ratificazione finale da parte del parlamento europeo, c’è un altro aspetto, non meno importante, da valutare. Chi paga? Si tratta di proprietà privata quindi dovrebbero pagare i privati, ma non si esclude che nel Piano nazionale possano esserci degli incentivi. “Un ulteriore fardello a carico del nostro Stato che, come dimostrato dal 110 per cento, dovrà fare i conti anche con i furbetti” secondo Tirrito. Il ministro Pichetto promette che il governo difenderà la linea “tutelando il valore degli immobili e non imponendo in tempi insostenibili onerosi lavori ai privati. Su questo non possono esserci dubbi”.
Occasione per rinnovare le città
Anche secondo una ricerca chiesta da Confindustria Assoimmobiliare a Swg che fotografa l’impatto della Direttiva, l’occasione potrebbe essere buona per rinnovare le città e i suoi edifici. In prospettiva l’orientamento degli intervistati è quello di cercare abitazioni appartenenti alle classi energetiche più efficienti, tanto che secondo oltre il 70 per cento tutte le nuove abitazioni dovrebbero essere di classe A. Allo stesso tempo ci si aspetta anche una riduzione sia del valore delle abitazioni a bassa efficienza energetica che della loro appetibilità sul mercato. Non manca il timore di nuovi aumenti per i costi di ristrutturazione e per questo molti chiedono nuovi incentivi statali. Chi non ha le risorse per cambiare casa o ristrutturare quella in cui abita, mostra rassegnazione a rimanere nella propria attuale abitazione, nel timore di una forte svalutazione.