Catania, ecatombe di imprese: 3.000 in meno in 15 anni. “Decrescita pericolosa”

Negliultimi 15 annila provincia di Catania haperso oltre tremila imprese artigiane,“passando da 19.645 a 16.442 (meno 16,3%)”. Un calo “già grave in sé”, che sarebbe stato ben peggiore senza gli ottimi risultati “deiservizi per il paesaggio(più 78,25%) e per lapersona(più 17,34%)”. Sono i numeri dell’Osservatorio sulle imprese di Cna Catania, che elabora dati del portale Movimprese, sui quali i vertici dellaconfederazione degli artigiani etneichiedono una riflessione. “Anche volendo inserire nella valutazione lefinestre di crescita del 2020 e del 2022,per il secondo anno consecutivo (prendendo come termine di paragone il secondo trimestre), il dato delleimprese artigianeregistrate nel 2023 e nel 2024 è tornato a scendere”, dicono la presidenteFloriana Franceschinie il segretarioAndrea Milazzo.“È palese come qualcosa non quadri. Si è davanti a una decrescita socialmente pericolosa che non fa certo bene almondo artigianoe alla comunità etnea tutta. In 15 anni, sarebbe statolegittimo attendersi ben altro sviluppo“. Leggi anche –La Sicilia punta sulle imprese: da Irfis 200 milioni per titoli ed energia “Di certo, al di là delle possibili considerazioni sullacrisi economicache da troppo tempo attanaglia laSicilia, siamo davanti a non pochenuove tendenze“, hanno proseguito Franceschini e Milazzo. “Tendenze che condizionano già e condizioneranno sempre più nel prossimo futuro leabitudini di consumo dei cittadini.Basti pensare ai pochi segmenti in ascesa, anche forte. Le attività diservizi per edifici e paesaggio(il giardinaggio, per semplificare al massimo), registravano 253 imprese nel secondo trimestre del 2009 e sono 451 nel secondo trimestre del 2024, con un incremento di più 198 unità, che corrisponde al più 78,25%. Leattività di serviziper la persona erano 2.140 e sono 2.511, con un incremento di 371 unità (più 17,34%). Ciò che allarma è lamoria in segmenti storici per Catania.Come quello dellegno,ridottosi del 41% (meno 114 imprese), che ci fa interrogare sulle possibilità difuturo per i falegnami.Esisterà più questo mestiere fra 20 anni?”. Leggi anche –Legalità, Sicilia indietro: solo il 5% delle imprese ottiene il rating In misura meno preoccupante il ragionamento si può fare per chi fabbricaprodotti in metallo:erano 959, sono 757, meno 202 (meno 21%); per ipiccoli trasportatori,che vedevano registrate 1.412 imprese mentre ora sono 984, con una perdita di 428 unità corrispondente al meno 30,3%; per gliautoriparatori(erano 1.725, sono 1.524, meno 201 (meno 11,65%). Discorso a parte va invece fatto per l’edilizia,storica locomotiva dell’economia siciliana. Erano 5.525 le imprese registrate nel 2009 e sono oggi 5.017, con una perdita di 508 unità (meno 9,2%), ma ricresciute negli ultimi cinque anni di 445 unità (circa il 10%), trainate dagli effetti deibonus fiscali.Finiti i quali, però, è lecito essere preoccupati per il futuro. Merita attenzione anche il dato inerente laproduzione alimentare,il cui saldo nel quindicennio èancora positivo,anche se di pochissimo (più 1,9%). Ma che dal 2018 è in costante decrescita (meno 10,5%), a testimonianza anche dellaperdita del potere d’acquistoda parte dellefamiglie catanesi. Leggi anche –La Sicilia perde imprese: meno 845 nel primo trimestre 2024. Peggio al Nord “Laleggeitaliana che regolamenta l’artigianato èvecchia di circa quarant’annie certo non corrisponde più alleesigenze del comparto,in forte mutazione da anni e con una vistosaaccelerazione negli ultimi tempi“, hanno concluso Franceschini e Milazzo, “serve quindi una profonda innovazione legislativa per rimettere gli artigiani in sincrono con i tempi che viviamo. Tempi in cui l’Intelligenza artificialesempre più peserà, influirà, modificherà settori interi, comparti, segmenti. Non si possono affrontare le giàpressanti sfide dell’oggi e del domanicon norme antiche e ormai del tutto inadeguate. La speranza è che almeno la Regione siciliana pensi amisure specifiche per l’artigianato, pressando sul governo centrale.Ma soprattutto avvalendosi al meglio dei poteri conferiti dallo Statuto speciale per provare arinnovare le normesul vitale comparto e mettendo mano a una riforma organica dellalegge regionale numero 3/1986. Un tempovanto del nostro mondo,ma oggiquasi del tutto depotenziata“.