Quattro corsie, dieci svincoli, 86 chilometri di percorso e 57 di viabilità secondaria, un costo complessivo di quasi un miliardo e mezzo di euro, coperto insieme da Regione e Stato centrale. Ma sopratutto tanti anni per arrivare al taglio del nastro, a causa di diversi problemi burocratici che hanno rischiato di trasformare la Catania-Ragusa nell’ennesima “incompiuta” siciliana. Sono passati quasi dieci anni dall’avvio dell’iter per la realizzazione dell’attuale progetto di autostrada. Era il 2014 quando è stato messo nero su bianco l’itinerario che attraverserà le province di Ragusa, Catania e Siracusa, ma prima di questo ce ne sono stati altri. Se ne parla da prima degli anni duemila. Oggi finalmente si parla di avvio del cantiere. La data fissata è il 22 maggio 2023, alla presenza del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Il vicepremier sarà presente all’avvio dei lavori del lotto 4, aggiudicato all’azienda catanese Cosedil Spa, che copre il tratto finale della Catania-Ragusa da Francofonte a Carlentini, passando per Lentini. “Un progetto ambizioso, nel quale il nostro gruppo è impegnato per conto di Anas”, scrive l’azienda, il cui direttore generale Gaetano Vecchio ha incontrato negli scorsi giorni il ministro. “Siamo pronti ad affrontare la sfida più importante che abbiamo mai incontrato, mettendo tutte le nostre energie ed il nostro entusiasmo”, dice ancora il rappresentante di Cosedil.
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L’aggiudicazione dei quattro lotti
A metà gennaio 2023 Anas ha comunicato le imprese vincitrici. Il lotto 1, nei comuni di Ragusa e Chiaramonte Gulfi, è stato aggiudicato alla Webuild Italia Spa di Milano, per poco più di 200 milioni di euro. L’importo di gara inizialmente previsto era di 220 milioni. Il lotto 2, tra Chiaramonte Gulfi e Licodia Eubea, nel catanese, è stato aggiudicato alla Icm Spa di Vicenza per circa 241 milioni di euro. L’importo di gara era di 278 milioni. Il lotto 3, che copre i territori di Licodia Eubea, Vizzini e Francofonte, nel siracusano, è stato aggiudicato a un raggruppamento di imprese con sede a Udine, Bari e Venezia per 214 milioni di euro. L’importo di gara era di 235 milioni. Il lotto 4, come detto, è stato aggiudicato all’azienda catanese Cosedil Spa per circa 345 milioni di euro. L’importo di gara era di 369 milioni. Per quanto riguarda le tempistiche, scrive la Regione, “i lotti 1 e 3 prevedono una durata pari a 1.095 giorni, comprensivi di 195 giorni per andamento stagionale sfavorevole, mentre i lotti 2 e 4 prevedono una durata di 1.280 giorni, comprensivi di 225 giorni per andamento stagionale sfavorevole”. Non meno di tre anni, insomma.
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Breve storia dell’autostrada
L’idea di un corridoio autostradale tra i due capoluoghi è molto antica. Tanto che già nel 1999, si legge negli atti di gara consultati da FocuSicilia, il governo D’Alema autorizzava “il limite d’impegno decennale di 10 miliardi di lire a decorrere dall’anno 2001, per la realizzazione del raddoppio della Strada statale numero 514 tra Ragusa e Catania”. La svolta arriva nel 2004, quando l’Anas predispone “un progetto preliminare che prevede l’ammodernamento dell’attuale itinerario Ragusa – Catania attraverso la realizzazione di una nuova infrastruttura per una lunghezza complessiva di circa 68 chilometri sul corridoio attualmente costituito dalla SS 514 e dalla SS 194”. È la prima bozza della futura autostrada, ma ci vorranno dieci anni prima che nel 2014 nasca la Sarc srl (Società Autostrada Ragusa Catania), azienda che ha il compito di progettare, realizzare e gestire l’infrastruttura per conto del pubblico. Prima che essa cominci a operare, tuttavia, trascorreranno altri due anni, tra “concessioni”, “convenzioni”, “strutture interpretative” e “scritture di impegno”. Di fatto, il progetto definitivo viene pubblicato da Sarc soltanto nel gennaio del 2017.
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L’accelerazione e i nuovi ritardi
Una storia di ordinaria burocrazia, che ha avuto un’accelerazione a marzo 2022, con la pubblicazione dei bandi di gara per i quattro lotti dell’autostrada da parte di Anas (subentrata a Sarc come stazione appaltante). Una notizia salutata con entusiasmo dall’allora presidente della Regione Nello Musumeci, che auspicava “l’apertura dei cantieri entro l’anno”, definendo la nuova autostrada un segnale di ripresa per la Sicilia “dopo trent’anni di chiacchiere e false promesse”. Una previsione, quella del governatore, che si rivelerà troppo ottimistica. A mettere i bastoni tra le ruote, stavolta, è la crisi economica internazionale, aggravata dalla guerra tra Russia e Ucraina e dall’aumento dei costi di energia e materiali. I rincari costringono Anas ad aggiornare le gare, la cui scadenza era fissata in primavera, prorogandole a settembre. Un allungamento dei tempi che, come ricostruito da questo giornale, ha fatto temere la perdita del maxi-finanziamento del Cipe, Comitato interministeriale per la programmazione economica, che copre la maggior parte del miliardo e mezzo necessario per l’opera. Circostanza che non si è realizzata.