In Sicilia è (quasi) record nazionale di nuovi casi di celiachia. Nell’ultimo triennio, le diagnosi sono cresciute in media di 1.300 unità, secondo dato più alto in Italia dopo quello della Lombardia, che ha superato le 1.800. È quanto si legge nell’ultima Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia, realizzata dalla Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti del ministero della Salute. A soffrire della “reazione auto-immune al glutine” sono quasi 18 mila siciliani, per i quali il Sistema sanitario nazionale nel 2021 ha speso oltre 18 milioni e 500 mila euro, per l’acquisto di alimenti specifici in esenzione. Una media di circa mille euro per beneficiario, che tuttavia, a differenza di quasi tutte le altre regioni italiane, risultano “vincolati”. A denunciarlo è Dominga Magrì, responsabile della segreteria regionale di Aic, Associazione italiana celiachia. “Le risorse economiche ci sono, ma possono essere spese soltanto in un circuito di negozi convenzionati, e non nella grande distribuzione”. L’associazione ha chiesto di essere ricevuta dalla Commissione Salute all’Ars, per porre il problema a livello regionale, ma l’audizione non è stata ancora fissata.
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I numeri del fenomeno nell’Isola
L’ultimo report del ministero della Salute sulla patologia è stato pubblicato a dicembre 2022, con dati aggiornati all’anno precedente. I celiaci censiti nell’Isola sono 17.971. Si tratta per la maggior parte di donne (12.344), e in misura assai minore di uomini (5.627). Un rapporto simile a quello registrato a livello nazionale. “Dai dati del 2021 in Italia risultano diagnosticati 241.729 celiaci di cui il 70 per cento (168.385) appartenenti alla popolazione femminile ed il restante 30 per cento (73.344) a quella maschile”, si legge nella relazione. La Sicilia è la sesta regione italiana per diffusione della patologia, dopo Lombardia (43.919 pazienti), Lazio (24.600), Campania (23.431), Emilia Romagna (19.659) e Toscana (18.721). Per quanto riguarda le nuove diagnosi, come detto l’Isola è al secondo posto in Italia, con una media di 1.316 nuovi casi l’anno, alle spalle della sola Lombardia, con una media di 1.833 casi. La regione con l’incidenza più bassa è invece la Calabria, dove le diagnosi sono scese in media di 41 unità l’anno, ma registrano dati molto contenuti anche Molise (23), Valle d’Aosta e Sardegna (26) e Friuli Venezia Giulia (71).
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I contributi per cibo e formazione
A definire le risorse economiche a favore dei pazienti è la Legge 123/2015, contenente “Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia”, integrata dal Decreto 10 agosto 2018 del ministero della Salute, che fissa i “Limiti massimi di spesa per l’erogazione dei prodotti senza glutine”. Nel 2021 la Sicilia ha speso 18 milioni e 522 mila euro “per l’erogazione degli alimenti in esenzione”, con una media per beneficiario di 1.031 euro. A livello nazionale la spesa è stata di 233 milioni di euro, con una media leggermente inferiore di 965 euro per beneficiario. La legge 123/2005, inoltre, prevede “fondi specifici per la somministrazione, su richiesta, di pasti senza glutine nelle mense e l’implementazione di attività di formative per gli operatori del settore alimentare”. Per la Sicilia, nel 2022, sono stati previsti circa 19 mila euro per le 1.207 mense autorizzate (scolastiche, ospedaliere e pubbliche) e 39 mila euro per la formazione, per un totale di oltre 58 mila euro. In tutta Italia sono stati spesi 325 mila euro per le mense e 564 mila per la formazione, con 37 mila euro accantonati.
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Le richieste dei celiaci siciliani
Le risorse, insomma, non mancherebbero, ma sulla modalità di erogazione secondo Aic Sicilia c’è molto da cambiare. “Per prima cosa bisognerebbe digitalizzare il contributo, come sarebbe normale nel 2023, e come hanno fatto quasi tutte le Regioni italiane, che sono passate alla card digitale e o modalità alternative, tranne noi, l’Abruzzo, il Molise e la Sardegna”, spiega Dominga Magrì. Questa nuova modalità avrebbe molteplici vantaggi, “a partire dalla semplificazione della vita del paziente celiaco e della famiglia, e dalla possibilità di comprare attraverso ogni canale distributivo, risparmiando”. Al momento, infatti, i prodotti convenzionati “possono essere acquistati in un numero ristretto di farmacie, para-farmacie e negozi specializzati, ma non nella grande distribuzione”. Una richiesta che l’associazione “ha avanzato diverse volte”, ma che al momento non è stata accolta. Da qui la necessità di un incontro all’Assemblea regionale siciliana. “Chiediamo di essere equiparati alla altre regioni, per spendere le risorse disponibili nel modo più semplice e pratico per i pazienti”, conclude la responsabile della segreteria regionale di Aic.