I provvedimenti anti-Covid adottati a partire da novembre hanno obbligato le attività all’interno dei centri commerciali a chiudere nei giorni festivi e prefestivi. Per Giovanni Felice, vicepresidente nazionale di ConfimpreseItalia, le misure hanno provocato “ingenti riduzioni nei fatturati, con medie del 70% nei mesi di novembre e dicembre”. Decine di migliaia di euro persi per ogni singola attività. Secondo le stime dell’associazione, il calo dei fatturati in termini percentuali “è paragonabile a quello dei pubblici esercizi”, mentre in termini di valore assoluto “è addirittura superiore”. Un danno incalcolabile, che rischia di diventare “preavviso di chiusura definitiva di tante attività che operano all’interno delle gallerie dei centri commerciali”.
“Ristori insufficienti”
Per questo l’associazione si è rivolta alla presidenza del Consiglio, ai ministeri delle Finanze e dello Sviluppo Economico, ma anche al presidente della Regione e all’assessore Regionale alle attività Produttive. I cosiddetti “ristori”, prosegue ConfimpreseItalia, “sono stati assolutamente insufficienti”, e neanche paragonabili a quelli ricevuti da categorie che hanno subito danni comparabili. L’auspicio è che gli operatori che hanno la loro attività all’interno dei Centri Commerciali, siano inseriti nelle prossime misure del Governo, “con la proporzionalità che la gravità della situazione richiede”. Il comparto in Italia occupa oltre 700 mila addetti per circa 100 mila aziende. In Sicilia si tratta di oltre 20 mila addetti per le circa tremila aziende coinvolte, “di cui oltre la metà gestite da micro e piccole imprese locali”.