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Chiuso per incertezza: sette giorni alle riaperture, zero regole

Non si sa ancora chi, dove e come potrà riaprire. Nei ristoranti si punterà sugli spazi aperti. Plexiglas solo se non ci sono alternative. Ma le linee guida dell'Inail ancora non sono ufficiali

C’è un decreto di aprile che arriverà a maggio. E ci sono attività commerciali che dovrebbero aprire tra una settimana ma non sanno ancora con quali regole. Eppure gli imprenditori lo hanno sempre detto: se c’è una cosa che peggiora l’impatto dell’epidemia è l’incertezza. Ecco, appunto: solo oggi, 11 maggio, il governo incontrerà le Regioni per capire quando e cosa riaprire. Si va verso riaperture “differenziate”: in alcune aree, bar e ristoranti potrebbero tornare a servire i clienti già il 18 maggio. Ma, incertezza nell’incertezza, come? Non si sa con esattezza. Si prevede che le linee guida dell’Inail, cui i commercianti dovranno obbedire, saranno pronte tra il 14 il 15 maggio. Il ritardo, più che un intoppo pare essere proprio una scelta: si aspettare fino all’ultimo momento disponibile per ricevere nuovi dati sul contagio e decidere di conseguenza. In questa continua rincorsa, però, di mezzo ci vanno le imprese: negozi e ristoranti potrebbero avere solo 72 ore per adeguarsi. Praticamente nulla tenendo conto che si tratta di spese, attrezzature e di un cambio organizzativo notevole. Ecco perché le Regioni, Sicilia compresa, spingono per avere più chiarezza. Alcune, come la Puglia, hanno già forzato la mano.

Le linee guida per i ristoranti

Le linee guida dell’Inail, anche se non ancora ufficializzate, sarebbero, secondo IlSole24Ore, già state definite. Per riaprire, bar e ristoranti devono rispettare i criteri di prossimità (i clienti devono cioè essere abbastanza distanti tra loro), esposizione (una serie di parametri per valutare quanto alto sia il rischio di contagio) e aggregazione (niente assembramenti, non solo ai tavoli ma anche in ingresso e uscita). Non dovrebbe esserci misurazione della temperatura all’ingresso. C’è invece lo spauracchio plexiglas, ma solo come misura estrema: oltre che al rispetto del distanziamento e delle norme anti-contagio, la strada sembra quella di facilitare (con deroghe comunali) lo sfruttamento degli spazi aperti vicini ai locali. Per due ragioni: sono meno a rischio e permettono, almeno in parte, di recuperare i coperti che, visto lo spazio tra i tavoli, si ridurranno. Solo quando non sarà possibile rispettare queste regole, scatterebbe l’obbligo di barriere, fisse o mobili. Sarebbero però omesse nel caso in cui i commensali appartengano allo stesso nucleo familiare. Parrucchieri ed estetisti sono obbligati a indossare mascherine e guanti e a usare gel disinfettanti. Ma proprio su questo tipo di attività si sta ancora lavorando: per operare, infatti, non possono rispettare il distanziamento sociale.

Verso “riaperture differenziate”

Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in un’intervista al Messaggero ha invocato una maggiore presenza del governo nazionale. Spetta all’esecutivo “dare linee guida alle Regioni” perché “in una pandemia che non conosce confini, il fattore autonomia può giocare fino a un certo punto”. Governo e governatori si incontrano oggi. Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ha già fatto sapere che l’appuntamento – al quale sarà presente anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – servirà per definire “riaperture differenziate su base territoriale dal 18 maggio”. Un passo avanti, che però non si può dire ancora che faccia chiarezza. Si discuteranno, ha detto Boccia, “modalità di apertura o restrizione delle attività”. Ma si dovrà pur sempre aspettare “le linee guida nazionali elaborate dal comitato scientifico su proposta Inail, sulla cui base eventuali ordinanze regionali dovranno essere riformulate”. Insomma: ci sono ancora parecchie tappe. E incognite non solo sul come ma anche sul chi potrà riaprire: nelle aree con un indice di contagio più basso, il 18 potrebbe essere la data buona, oltre che per l’abbigliamento, anche per estetisti, parrucchieri, ristoranti e persino per i teatri.

Leggi anche – Moda, l’unica cosa sicura è la data: non tutti i negozi riapriranno

Se riaprire è solo un costo

Se quasi tutte le Regioni (Sicilia compresa) hanno scelto di sollecitare il governo senza forzature istituzionali, il presidente della Puglia Michele Emiliano è andato oltre: la Regione ha varato proprie linee guida e affermato che, in ogni caso, il 18 maggio riapriranno “parrucchieri, estetisti e saloni di bellezza”. Una scelta che prende atto della situazione in cui si trovano le imprese: i tempi sono stretti e le certezze poche. Tanto che, dai negozi di abbigliamento ai ristoratori fino ai parrucchieri, in Sicilia cresce il fronte del no: attività che, pur avendo la necessità vitale di riaprire, potrebbero non farlo subito. Perché non hanno il tempo di adattarsi alle nuove regole. O perché senza correttivi (deroghe e sostegno per le nuove spese) sarebbe impossibile reggere. Riaprire, in questi casi, non sarebbe un’opportunità ma una perdita.

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Paolo Fiore
Paolo Fiore
Leverano, 1985. Leccese in trasferta, senza perdere l'accento: Bologna, Roma, New York, Milano. Ho scritto o scrivo di economia e innovazione per Agi, Skytg24.it, l'Espresso, Startupitalia, Affaritaliani e MilanoFinanza. Aspirante cuoco, sommelier, ciclista, lavoratore vista mare. Redattore itinerante per FocuSicilia.

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