La Sicilia, nonostante le potenzialità che le derivano dal clima favorevole per la gran parte dell’anno, è fanalino di coda tra le regioni italiane, come destinazione preferita per fare cicloturismo. Solo lo 0,1 per cento dei cicloturisti sceglie l’Isola, contro il 19 per cento di preferenze accordate al Veneto, il 16,5 per cento al Trentino Alto Adige e l’11,4 per cento alla Toscana. È quanto emerge dal Rapporto “Viaggiare con la bici 2023”, realizzato da Isnart per l’Osservatorio sull’Economia del turismo delle Camere di Commercio promosso con Legambiente. Fra cicloturisti “puri” e turisti in bicicletta, si stima che nel 2022 siano state oltre 33 milioni le presenze in Italia (quindi i pernottamenti), con un impatto economico superiore ai 4 miliardi di euro. Peccato che in tutta la Sicilia si siano registrate solo poco più di 30.000 presenze di cicloturisti per un impatto economico stimato di 4 milioni di euro (ipotizzando una spesa giornaliera di 120 euro). Briciole.
Cicloturisti “puri”: solo novemila presenze nel 2022
Nel dettaglio, dai soli cicloturisti cosiddetti “puri” – ossia i turisti italiani e stranieri che scelgono l’Italia appositamente per una vacanza in bicicletta – sono arrivate oltre 9 milioni di presenze turistiche, più del doppio del 2019 (quando erano state 4,4 milioni), un numero capace di generare un impatto economico stimato di oltre un miliardo di euro. Anche in questo caso i numeri della Sicilia sono imbarazzanti se raffrontati a quelli delle regioni leader in questa classifica: appena 9.000 pernottamenti contro il milione e 710 mila dei pernottamenti dei cicloturisti che hanno scelto i sentieri del Veneto.
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La Sicilia è marginale anche nell’uso sporadico della bici
Accanto ai cicloturisti puri, vi sono poi quei turisti mossi da altre motivazioni di viaggio che trascorrono parte della vacanza utilizzando la bicicletta. Nel 2022 sono stati quasi 24 milioni i pernottamenti di questi turisti, per una spesa sul territorio pari a quasi 3 miliardi di euro (24.000 in Sicilia per una ricaduta di 3 milioni di euro). E il consolidarsi della domanda sta premiando gli operatori specializzati che hanno saputo fiutare la tendenza offrendo prima di altri proposte e servizi di qualità. Secondo quando emerso nel recente Forum sul Cicloturismo andato in scena a Bologna, il 38 per cento delle imprese che operano esclusivamente nel segmento d’offerta legato al cicloturismo ha registrato nell’ultimo anno ricavi in crescita.
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I tour cicloturistici sono di moda in Trentino e Veneto
Il mercato si sta organizzando con proposte di qualità, a partire dall’interesse dei grandi tour operator esteri: non a caso, tra i pacchetti più venduti/prenotati per il 2023 risultano tour cicloturistici non solo di regioni ormai consolidate in questo prodotto, come la Toscana, ma anche di realtà meridionali emergenti, come la Puglia e la Basilicata. E se Veneto, Trentino-Alto Adige e Toscana da sole hanno attratto il 47 per cento dei flussi cicloturistici del 2022, tra il 2019 e il 2022, i cicloturisti che hanno scelto le regioni del Sud sono passati dal 7 per cento al 17,4 per cento del totale. Tra queste spiccano Basilicata e Puglia che hanno avviato iniziative territoriali e realizzato ciclovie che hanno permesso loro di attrarre quasi il 5 per cento ciascuna dei cicloturisti italiani nei loro territori.
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La Sicilia potrebbe sfruttare il Pnrr
Considerando che il 22 per cento dei cicloturisti indica la presenza di una cornice naturalistica di eccellenza come principale motivazione di scelta della destinazione (segue un 16,5 per cento che sceglie sulla base dell’offerta artistica e culturale e un 15,2 per cento sulla base dell’offerta enogastronomica di qualità), vedere la Sicilia relegata in fondo a questa classifica fa ancora più rabbia. Un’occasione sicuramente importante e da non lasciarsi sfuggire, anche in termini di adeguamento infrastrutturale del Paese è offerta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, Pnrr, che, nell’ambito di più missioni, ha destinato cospicue risorse finanziarie a investimenti riconducibili al cicloturismo. Il tempo c’è, le risorse anche. Ora occorre sfruttarle.