Comuni, democrazia partecipativa ignorata: sprecati 2,8 milioni

Comuni, democrazia partecipativa ignorata: sprecati 2,8 milioni

Il 60 per cento dei fondi regionali non è stato utilizzato e deve essere restituito. Spesa zero a Palermo, spiccioli a Catania. Bene Caltanissetta. Il sindaco di Trapani: “Premi per i virtuosi” Icomuni sicilianise ne infischiano della democrazia partecipativa. Devono restituire il 60 per cento dei fondi che avrebbero dovuto destinare a “strumenti che coinvolgano la cittadinanza, per la scelta di azioni di interessi comuni”. Tradotto in euro: 2,8 milioni di euro, relativi al 2017. E tra i maggiori centri siciliani, c’è chi non ne ha speso neanche uno. La legge regionale del 28 Gennaio 2014
ha introdotto l’obbligo per i Comuni di destinare una quota non
inferiore al 2 per cento dei trasferimenti regionali di parte
corrente a forme di democrazia partecipativa. In parole povere, si è
voluto dare ai cittadini l’opportunità di proporre e scegliere
alcuni progetti da finanziare, secondo modalità che ogni municipio
sceglie in maniera autonoma. Nel 2015 la Regione ha introdotto un
correttivo che puntava a incentivare la spesa: i comuni sono
obbligati a restituire le somme non utilizzate nell’esercizio
successivo. E questo è ciò che è accaduto. Stando ai dati pubblicati
dall’assessorato delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica,
sugli oltre 4,7 milioni che i 390 comuni avrebbero dovuto destinare
per il finanziamento di forme di democrazia partecipativa nel 2017,
quasi 2,8 milioni dovrebbero tornare alla Regione. La cifra è
superiore rispetto al 2016, quando nelle casse dei comuni erano
rimasti circa 1,6 milioni, pari a circa il 27 per cento del totale. E
ci sono 153 amministrazioni comunali sanzionate al 100 per cento.
Cioè che non hanno spesso nulla e devono restituire tutto. Il caso più eclatante si registra a Palermo, dove dei 314 mila euro stanziati, non è stato speso nemmeno un centesimo. Stesso discorso anche per Trapani, che dovrà rimborsare l’intera somma sugli importi destinati alla democrazia partecipativa (circa 33 mila euro), Vittoria (47 mila euro), Marsala (28 mila euro) ed Enna (19 mila euro). Restituzione parziale per Messina (82 mila euro spesi su circa 109 mila). A Catania, dei 221 mila euro destinati ne sono stati utilizzati appena 5400. Numeri e scenari completamente diversi, invece, per Caltanissetta (che ha speso tutti i trasferimenti), Agrigento (solo 12,43 euro da restituire), Ragusa (306,24 euro) e Siracusa (poco meno di 1200 euro da rimborsare alla Regione). Leggi anche–WiFi gratis in 165 Comuni. C’è a Mongiuffi, non nei capoluoghi Perché questi fondi non sono stati
investititi? La deputata Ars del M5S Gianina Ciancio parla di
“occasione persa”. “È da anni che monitoriamo come i comuni
spendono questi fondi e la situazione è peggiorata, visto che la
sanzione adesso ha superato la soglia dei 2 milioni”. Ciancio ha
esortato le varie amministrazioni a chiarire le loro posizioni
spiegando le ragioni di tali numeri. Il sindaco di Trapani, Giacomo
Tranchida, raggiunto da FocuSicilia, rimanda eventuali responsabilità
all’amministrazione precedente, con chiaro riferimento alla
gestione commissariale di Francesco Messineo. “Bisognerebbe
chiedere a chi amministrava la città in quel periodo. Sicuramente
sarebbe opportuno fare una riflessione sul fatto che spesso
un’amministrazione commissariata, tanto più se affidata a figure
non politiche, come è successo a Trapani, può provocare effetti
peggiori di una propriamente politica”. Sull’eventualità di nuove sanzioni per quanto riguarda gli ultimi due anni, Tranchida afferma che il Comune ha “investito i fondi del 2018 nei tempi stabiliti e secondo la norma, promuovendo progetti come ‘Trapani è donna’, una declinazione al femminile della partecipazione democratica, e soprattutto con ‘Trapani è giovane’”. Nel 2019, invece, spazio all’ecologia e al rispetto dell’ambiente: “Abbiamo avviato un potenziamento della campagna di sensibilizzazione della raccolta differenziata e di rivalutazione dell’area urbana”. Su possibili correzioni della legge, il sindaco di Trapani lancia una proposta che mirerebbe a creare un sistema meritocratico: “Le risorse sono insufficienti. Con quei fondi i comuni sono diventati ricettacolo di tutto quello che non fanno lo Stato e la Regione. Valorizzerei con una quota di premialità quelli che sperimentano in maniera virtuosa forme di partecipazione attiva e democratica dei cittadini”.