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Comuni siciliani incapaci di fare i bilanci. “Servono soldi e nuove norme”

Da una parte sono sommersi dai debiti, dall'altra non riescono a incassare i tributi. A questo si aggiungono i limiti del Patto di Stabilità che l'Europa ha temporaneamente sospeso, ma l'Italia no. Gli enti comunali siciliani allo stremo, non riescono a fare quadrare i conti e annunciano mobilitazione

I Comuni siciliani, senza soldi, lanciano l’allarme e annunciano mobilitazione: non riescono a chiudere i bilanci contabili, neanche quello di previsione. Un problema noto da anni che nel 2021 si presenta ancora più grave. Ai vecchi problemi si aggiungono le molteplici mancate entrate legate alla crisi pandemica da Covid-19. I sindaci hanno da tempo chiesto un cambio di rotta ai governi nazionale e regionale. Chiedono aiuti in denaro e cambi di regole che fino ad oggi non sono arrivati. Hanno quindi deciso di sospendere ogni tentativo di approvazione dei bilanci di previsione. Chiedono l’inserimento della Tari (tassa sui rifiuti) in bolletta e il superamento del Patto di stabilità sono le “solite” richieste avanzate dai Comuni al governo nazionale. Richieste che comunque potrebbero richiedere diverso tempo per vedere la luce e invece il problema è oggi. Per questo chiedono anche maggiori trasferimenti e maggiore elasticità nell’applicazione delle norme. “La normativa è inadeguata per i Comuni del Sud. Lo chiediamo da anni e, con numeri alla mano, abbiamo dato prova della problematica della riscossione”, afferma Luca Cannata, sindaco di Avola e vice presidente vicario di Anci Sicilia, l’associazione dei Comuni dell’Isola. Una situazione che accomuna quasi la totalità degli Enti, salvo quelli che riescono ad avere “entrate straordinarie come royalties”.

Sovra indebitamento e accreditamento

“Senza soldi non si canta messa” dice un vecchio detto popolare ed è così anche per tutto ciò che riguarda le competenze dei Comuni. Senza soldi non si possono pagare le utenze, non si possono assicurare i servizi importanti come la raccolta dei rifiuti o la ripazione del manto stradale, senza soldi non si possono garantire i servizi sociali come gli asili nido per le fasce di popolazione più debole. Due i grandi problemi alla base, due facce della stessa medaglia: sovraindebitamento e sovraccreditamento. Da una parte, negli anni e nel susseguirsi delle varie amministrazioni, si sono accumulati debiti su debiti. Dall’atro non si è capaci di riscuotere i tributi. Entrate che potrebbero risollevare le casse, ma che concretamente mancano creando dei vuoti su cui, evidentemente, non si può contare. Ecco che i Comuni, come prevede tra le altre cose il Patto di Stabilità, devono prevedere un Fondo crediti di dubbia esigibilità per coprire le mancanze. Mancanze che a lungo andare diventano davvero troppe fino a portare i Comuni in dissesto. È avvenuto per Catania, solo per fare un esempio.

Sindaci, non sono sceriffi

“Mettere la Tari in bolletta agevolerebbe la riscossione evitando l’anticipazione da parte dei Comuni che poi si strasforma in un problema di liquidità e in un circolo vizioso per le casse comunali con anche l’accumulo di interessi”, afferma il sindaco Cannata. Non si tratta di una concessione a quei Comuni che non hanno saputo fare il loro dovere, “perché mettiamo in campo tutte le possibilità che lo Stato ci dà”, dice Cannata. Gli uffici manderebbero quindi gli avvisi e le richieste, ma sarebbero troppi i cittadini che non pagano e i sindaci sceriffi non esistono. “Tra l’altro, Riscossione Sicilia non ha funzionato e in passato la Tributi Italia ha anche provocato dei buchi perché incassava per i Comuni e poi sono falliti. Hanno chiuso e rubato”, afferma ancora il sindaco Cannata. La diffuzione della raccolta differenziata ha in parte aiutato ma non troppo. “Mancano le strutture e spesso siamo costretti a portare i rifiuti fuori dall’Isola pagando per farli bruciare. Tanto varrebbe farlo da noi”, spiega il sindaco di Avola. Anche le discariche sono poche e sature. Per il comprensorio est della Sicilia inoltre, dal prossimo giugno ci sarà l’ulteriore problema della chiusura della discarica di Sicula trasporti.

I limiti del Patto di stabilità

Come dicevamo, accanto alla richiesta della Tari in bolletta c’è anche quella del superamento del Patto di stabilità. Un accordo europeo per mantenere in equilirio i conti degli enti pubblici, ma per cui la stessa Europa ha previsto una sospensione per gli anni 2020 e 2021. Cambio che in Italia non è stato applicato per cui i sindaci si trovano a giocare, anche in pandemia, con le regole di sempre. “Il Fondo per i crediti di dubba esigibilità va a togliere risorse che potresti impiegare per dare servizi primari”, denuncia Cannata. “In un comune come Avola – aggiunge – che ha un bilancio di spesa corrente di circa 24 milioni di euro, il Fondo crediti dubbia esigibilità è di circa 7,5 milioni di euro. Lascio immaginare cosa significa avere una tale cifra bloccata”. Accanto, il Patto limita le assunzioni di nuovo personale così che chi è dentro ha ormai un’età per cui è difficile adeguarsi alle nuove madalità e tecnologie.

Trasferimenti insufficienti, casse vuote

A questi “vecchi” problemi occorre aggiungere quelli nati negli ultimi due anni, da quando il Covid-19 ha cambiato le vite di tutti. Molti dei tributi sono stati sospesi per aiutare i propri concittadini, ad affrontare e ora a risollevarsi, dalla crisi economica. Accanto c’è anche “chi ne ha approfittato” aggravando le mancanze. Situazione che ha comportato ulteriori mancanze nella casse comunali. I trasferimenti statali e regionali, “non sono pari ai mancati introiti”. Insoma, da una parte le deficenze dei Comuni, dall’altra quelle dei cittadini e la questione è sempre più complicata. In atto diverse interlocuzioni con il Governo per trovare una soluzione che già nel breve periodo possa dare un certo respiro. A partire da un ulteriore rinvio della scadenza dell’approvazione del bilancio di previsione. Dal 31 dicembre secondo la normativa “standard” è già slittato al 31 luglio e adesso potrebbe farlo ancora. Il problema della mancanza di liquidità però, deve trovare soluzione altrove, non nello slittamento dei termini.

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Desirée Miranda
Desirée Miranda
Nata a Palermo, sono cresciuta a Catania dove vivo da oltre trent'anni. Qui mi sono laureata in Scienze per la comunicazione internazionale. Mi piace raccontare la città e la Sicilia ed è anche per questo che ho deciso di fare la giornalista. In oltre dieci anni di attività ho scritto per la carta stampata, il web e la radio. Se volete farmi felice datemi un dolcino alla ricotta

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