Condorelli: “Oggi produrre in Sicilia è un valore aggiunto”
Al marchio si associano subito il torroncino e una fortunata campagna pubblicitaria con il volto di Leo Gullotta. Ma nel corso degli anni Giuseppe Condorelli è andato oltre il prodotto inventato dal padre Francesco. La storia dell’azienda catanese è iniziata in una pasticceria e ha accelerato grazie agli spot in televisione. Ieri la principale difficoltà era convincere il mercato ad apprezzare il made in Sicily. Oggi produrre nell’isola è un valore, ma è cresciuta la concorrenza internazionale. L’azienda cura l’intera
filiera: dalla scelta delle materie prime alla loro trasformazione,
fino a produzione e confezionamento. “Se non si parte da una buona
qualità delle materie prime, è difficile avere un prodotto di
eccellenza”, spiega Condorelli. Ma c’è anche altro: “Curiamo
molto l’immagine”, che è stata decisiva per emergere. La
mandorla resta l’ingrediente di punta, ma i prodotti si sono
diversificati nel tempo. Una scelta che sembra aver premiato
l’azienda: “Il 2019 è stato un anno positivo, che ha segnato una
crescita nonostante la congiuntura economica nazionale non sia stata
delle più favorevoli. Ci sono dei timidi segnali di ripresa, perché
il consumatore oggi consuma meno ma meglio. È alla ricerca della
qualità”. Meno volume, più valore. E più attenzione ai dettagli:
“Oggi – spiega Condorelli – il consumatore è molto più esigente
rispetto a qualche decennio fa. Preferisce un ritorno alla
tradizione, ma è più informato, legge spesso l’etichetta e sta
attento agli ingredienti. Quindi bisogna essere trasparenti”. L’azienda Condorelli è
nata 87 anni fa a Belpasso, su iniziativa del padre Francesco
Condorelli. All’inizio è una pasticceria. Si trasforma in impresa
dolciaria negli anni ’70, quando, dopo aver inventato il torroncino
morbido monodose, il fondatore decide avviare la produzione su larga
scala, cominciando ad organizzare una rete di vendita a livello
nazionale. Il salto arriva agli inizi degli anni ’80, anche grazie al
marketing. Condorelli sponsorizza Domenica In, programma di Rai Uno
allora condotto dal catanese di Pippo Baudo. È stato a seguito di
quella scelta, racconta Giuseppe Condorelli, che “i prodotti hanno
cominciato a essere diffusi a livello nazionale”. E inizia in
quegli anni anche l’apertura verso i mercati esteri. Oggi i
prodotti Condorelli sono presenti in venticinque Paesi, anche se
ancora buona parte delle vendite si concentra in Italia: “All’estero
va all’incirca il 10 per cento della nostra produzione. Siamo
principalmente presenti nel nord Europa e in Nord America”. Per affermarsi in un
mercato competitivo come quello dolciario, le difficoltà non sono
mai mancate. Ma, come racconta Condorelli, sono cambiate. “All’inizio
non era facile perché il made in Sicily non aveva la credibilità
che ha oggi. Parliamo di anni in cui quando andavi fuori dall’Isola,
soprattutto al Nord Italia, e dicevi che producevi in Sicilia,
qualcuno storceva il naso”. Adesso, invece, “produrre in Sicilia
è diventato un valore aggiunto, perché ci viene riconosciuta la
qualità dei nostri prodotti”. Allo stesso tempo, però, lo
scenario è diventato più complicato: “Oggi competere nei mercati
internazionali non è facile, perché ci confrontiamo sia con
concorrenti nazionali che soprattutto con le multinazionali.
L’importante è avere una visione chiara di quello che si vuole
fare”.