Consumo di suolo: Sicilia peggiora, Siracusa e Catania divorano di più

Nel 2022, la Sicilia haconsumato 608 ettari di suolo, posizionandosi al sesto posto tra le regioni italiane con il maggior tasso di urbanizzazione. In questo contesto,Siracusa e Cataniabattono ogni record. Lo sottolineal’ultimo report dell’Arpa Siciliache ha rielaborato i dati del Sistema nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa). Si tratta di terrenisottratti alla rigenerazione o all’agricolturache finiscono in qualche modo invasi dal cemento. Così, tra sviluppo e conservazione del territorio, l’equilibrio nell’Isola continua ad esseredifficile da mantenere. La bilancia, oggi, continua a pendere fortemente dalla parte del consumo di suolo. L’aumento del 2022 è infattisignificativo, considerando che l’anno precedentel’incremento era di 487 ettari.A livello nazionale, il consumo di suolo annuale nelle aree a pericolosità idraulica ha registratoun totale di 917,6 ettari. La Sicilia contribuisce con32,8 ettari,ma nel 2021 erano stati ben 98. Guardando invece a tutte le aree, a guidare il trend di consumo sono le province diSiracusa(140 ettari),Catania(124 ettari) edEnna(69 ettari). Leggi anche –Un piano energetico rurale contro i megaimpianti solari. A difesa del suolo Scendendo nei dettagli dei territori maggiormente interessati dal fenomeno, èAidoneil Comune che si distingue comela città siciliana con il maggiore consumo di suolonell’ultimo anno. Qui l’aumento è di 41 ettari. A seguire c’èAugusta(+25 ettari) eCatania(+24 ettari). La densità di consumo di suolo, misurata in metri quadrati per ettaro di territorio comunale, rivela cheFicarazzi,Gravinadi Catania eCamporotondoEtneo sono tra i comuni con i valori più elevati. La provincia diCatania, quindi, con il suo capoluogo e ben due altri comuni, spicca nell’isola. Il confronto con i capoluoghi di provincia siciliani rivela che, nel periodo 2021-2022, il consumo di suolo è in aumento, conAgrigentoePalermoche fanno registrare incrementi significativi rispetto al periodo precedente. Nonostante la preoccupante crescita del consumo di suolo, la percentuale totale di suolo consumato in Siciliarimane stabile al 6,52 per cento, valore identico a quello dell’anno precedente. Significa che anche se l’Isola ha “consumato“, ha anche “rigenerato” altrettante aree. Leggi anche –Isole minori: le siciliane Egadi, Eolie e Pelagie sono le più green d’Italia Larigenerazioneappare sempre più come unaprioritàe i Comuni cominciano a darsi delleregolepiù nette per salvare zone esistenti ed evitare nuovo cemento. Il Comune diPalermo, nelle direttive generali del Piano urbanistico generale, appena varate dalla giuntaLagalla, ha inserito nelle linee guida lapromozione dei progetti di rigenerazione urbana. Sono finalizzati proprio alcontenimentodel consumo di suolo,  attraverso la rigenerazione di areeedificateche hanno perduto la loro originaria utilizzazione, alla riqualificazione dell’ambientedegradatoe deiquartieriin declino, a potenziare e qualificare learee vegetali urbane. Il problema è avvertito ovunque in Italia. “Ilconsumodisuolo in Italia viaggia a velocità insostenibile – ricostruisce ilWwf– le nuove coperture artificiali come edifici, infrastrutture e insediamenti logistici o commerciali fannoperdere al nostro Paese 2,4 metri quadri al secondo. Nell’ultimo anno in Italia abbiamo perso oltre ildieci per cento di suolo in piùrispetto al 2021 (altri 77 kmq)”. Leggi anche –Sicilia, le tragedie non bastano: nel 2021 “consumati” 98 ettari in aree alluvionali IlWwfricorda come l’Italia sia “un territoriofragiledal punto di vistaidrogeologico: frane e alluvioni sono fenomeni diffusi, ricorrenti e pericolosi in costante aumento anche a causa delcambiamento climatico. E le aree urbane sono quelle piùvulnerabili“. Proprio il consumo di suolo incide sull’esposizione della popolazione alrischioidrogeologico. Oltre900 ettari di territorio nazionalesono stati resi impermeabili in un solo anno nelle aree a pericolosità idraulica media. “Lacementificazionecontribuisce così a rendere il nostro Paese meno sicuro perchél’impermeabilizzazionedel suolo aumenta il rischio didisastri“, ricorda il Wwf. Che elenca alcuni dati. Negli ultimi50 anni(fra il 1972 e il 2021) frane e inondazioni hanno provocato1.610 morti(di cui 42 dispersi), 1.875 feriti e oltre 300 milaevacuatie senza tetto. “Nessunaregioneesclusa – sottolineano gli animalisti richiamando dati del Cnr – perché da eventi eccezionali e sporadici, gli eventimeteorologiciestremisono ormai la regola: negli ultimi quattro annigrandialluvionie frane hanno travolto la Penisola da Nord a Sud. Sicilia e Calabria, Piemonte, Marche, Emilia-Romagna le regioni devastate”.