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Coronavirus, in Sicilia impatto sui fatturati sotto la media

L'istituto di statistica ha esaminato l'impatto dei decreti d'urgenza anti-coronavirus. Nella regione ancora attivi tre lavoratori su quattro. Le imprese perdono il 28 per cento del fatturato

In Sicilia i lavoratori attivi durante l’emergenza sono oltre il 75 per cento, con un fatturato prodotto stimato al 72 per cento del totale. Lo afferma Istat, in una memoria scritta che affronta con i dati disponibili al 25 marzo il potenziale impatto su prodotto interno lordo e numero di occupati. Il documento, presentato alla quinta commissione del Senato sulla programmazione economica e bilancio, è un esame preliminare dell’impatto dell’emergenza coronavirus, e servirà ai senatori per esaminare il disegno di legge 1766 illustrato negli ultimi due giorni dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte alle due Camere, come conversione del decreto “Cura Italia” e degli altri decreti d’urgenza emessi nel mese di marzo.

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In Italia lavora il 66 per cento delle persone

“L’Istituto alla data odierna non dispone ancora di informazioni in grado di quantificare l’impatto sull’economia italiana delle misure introdotte”, è la doverosa premessa al testo. Ma, partendo dai codici Ateco delle attività sospese con il decreto del 11 marzo, e di quelle considerate “essenziali” allegate al dpcm dello scorso 22 marzo, Istat calcola quanti sono, per regione, gli addetti ancora attivi e quanto, secondo gli ultimi dati completi disponibili al 2017, quelle attività pesano sul prodotto interno lordo. In media, in Italia resta al momento attivo circa il 66 per cento dei 23 milioni di lavoratori, capace di attivare circa il 59 per cento del fatturato prodotto dalle imprese italiane. L’impatto medio del Paese è quindi molto superiore rispetto a quello registrato in Sicilia.

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Solo 1 su 4 a casa. Ma manca il dato da remoto

L’analisi non comprende le ultime variazioni ai codici Ateco approvate ieri dopo una lunga trattativa con i sindacati, ma aggiorna e amplia quella sul numero di addetti attivi nei negozi al dettaglio effettuata da Unioncamere all’indomani delle prime limitazioni introdotte l’11 marzo. Secondo Istat, su oltre un milione e 300 mila lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, nell’Isola sono al momento al lavoro almeno un milione: 650 mila sono invece dipendenti a termine, e 340 mila autonomi. Istat precisa comunque che “tale classificazione non distingue tra quanti possono lavorare in smart working (si pensi ad esempio al settore dell’istruzione) e quanti devono invece obbligatoriamente recarsi sul luogo di lavoro (ad esempio i dipendenti di supermercati o delle farmacie)”.

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Medici, in Sicilia sopra la media italiana

Istat fornisce dati anche sull’aspetto sanitario sul numero di posti letto nei reparti di malattie infettive, di pneumologia e in terapia intensiva, oltre che il numero di medici e di infermieri assunti dal Servizio Sanitario nazionale per diecimila abitanti. Dal 2010 al 2017 i posti per malattie infettive nell’Isola sono diminuiti, passando da 338 a 264. Stessa sorte per i posti letto nei reparti di pneumologia, passati da 309 nel 2010 a 256 nel 2017. Incrementati invece i posti in terapia intensiva, passati dai 374 del 2010 ai 392 del 2017. Diminuiti anche i dipendenti del Servizio sanitario nazionale, passati in sette anni da 84,3 su 10mila abitanti a 82,4, una variazione del 2,2 per cento. I medici e gli odontoiatri sono invece scesi da 18,6 a 17,6 su 10 mila, mentre il personale infermieristico è aumentato da 31,9 a 34,5 per ogni diecimila abitanti, un incremento del 8,4 per cento. Il dato pone comunque la Sicilia sopra la media nazionale per i medici, che si ferma a 16,7 medici, mentre nonostante l’aumento la media italiana degli infermieri è di 42 ogni diecimila abitanti. La situazione dovrebbe comunque cambiare grazie all’arrivo del piano di emergenza da coronavirus che, secondo quanto dichiarato dal governo regionale, porterà i posti letto per i reparti di malattia infettive e pneumologia a un totale di 2 mila e 800, mentre i posti di terapia intensiva saliranno a 580.

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Leandro Perrotta
Leandro Perrotta
Catanese, mai lasciata la vista dell'Etna dal 1984. Dal 2006 scrivo della cronaca cittadina. Sono presidente del Comitato Librino attivo, nella città satellite dove sono cresciuto.

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