Commercio, ristorazione, edilizia e assistenza sanitaria: sono questi i pilastri del sistema produttivo siciliano. Una economia basata prevalentemente sui servizi, che consente nel corso della crisi sanitaria da Covid-19 di avere il secondo miglior dato nazionale per numero di lavoratori attivi, con il 62,9 per cento, subito dopo il Lazio (65 per cento). A certificare un impatto sull’occupazione siciliana meno severo che nel resto d’Italia, per la terza volta dall’inizio del lockdown, è Istat. L’istituto di statistica, dopo la memoria consegnata al Senato il 26 marzo e un secondo studio che prendeva in considerazione il numero di lavoratori attivi per comune, ha diffuso i dati per regione e provincia autonoma divisi per settori di attività, con il numero di imprese divise secondo la classificazione Ateco indicata dal decreto dello scorso 22 marzo, quello che imponeva la chiusura delle attività non necessarie.
In Sicilia 606 mila lavoratori attivi
In Sicilia, su 392 mila imprese rientranti nella statistica, quelle attualmente attive sono oltre 221 mila, poco meno del 57 per cento del totale. Se si guarda al numero di addetti, un milione, ben 606 mila risultano ancora attivi. Dall’elenco sono esclusi agricoltura, credito e assicurazioni, pubblica amministrazione e parti importanti dei servizi personali, tutti comunque non interrotti dai vari decreti.
Commercio, al lavoro un addetto su due
Tra quelle rientranti nello studio di Istat, la divisione Ateco con il maggior numero di addetti risulta la numero 47, quella del commercio al dettaglio: 257 mila, 136 mila dei quali attualmente attivi. Si tratta dei lavoratori dei supermercati (oltre 15 mila), delle farmacie (6800), delle tabaccherie (6400), e di tutte le altre attività di vendita di prodotti, prevalentemente alimentari, per i quali non è prevista la chiusura per decreto. A casa invece i commessi dei negozi di abbigliamento per adulti (oltre 12 mila), di calzature (3100), e gli ambulanti (quasi 6 mila unità). Seguono come peso nell’economia siciliana le attività del commercio all’ingrosso, dove dei 107 mila addetti totali, 58 mila sono ancora in attività. Si tratta prevalentemente di attività di prodotti alimentari, mentre tra gli oltre 49 mila non attivi spiccano gli intermediari di commercio di vari settori, oltre la metà.

Ristorazione ed edilizia i settori più in crisi
Segue, per numero di addetti totali, l’attività dei servizi di ristorazione. Ma, in questo caso, è al lavoro solo una ristretta minoranza: su 68 mila addetti, solo 3.700 sono attivi. Si tratta degli addetti di mense (2075) e servizi di catering per le stesse mense (814). Senza lavoro, invece, i 35 mila addetti dei ristoranti e di catering per cerimonie, gli oltre 21 mila dei bar e i circa 5 mila delle gelaterie della Sicilia. Nel settore edile, è attualmente attivo un terzo degli occupati: 21 mila su 64 mila addetti. Sono gli installatori specializzati di impianti elettrici ed idraulici. A casa invece imbianchini, muratori e le altre figure legate alla costruzione e alla finitura degli edifici. Quinta in assoluto, e terza tra le divisioni Ateco con più addetti attivi, è quella relativa all’assistenza sanitaria. Il settore, nonostante il livello di rischio certificato da Inail nel suo documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento sia alto, non ha subito limitazioni perché essenziale. Risultano quindi attivi tutti i 43 mila addetti della sanità non pubblica nell’isola, impiegati in oltre 6 mila studi specialistici e in oltre 1500 laboratori d’analisi. A questi si aggiungono anche i servizi degli psicologi, con una particolarità: su 1221 unità locali registrate da Istat, solo 5 risultano dipendenti.