“Quello della depurazione delle acque reflue è solo uno dei nodi di una gestione del servizio idrico disastrosa. Oggi non utilizziamo le risorse comunitarie disponibili, inquiniamo l’ambiente e prendiamo multe dalla stessa Europa che ci mette a disposizione le risorse che non utilizziamo: siamo diventati quasi una barzelletta”.
Punte dell’80 per cento di dispersione
Lo scrivono in una nota congiunta la Cgil e la Filctem Sicilia, ricordando che “dal 2012 a oggi la Sicilia registra il 59 per cento del totale delle sanzioni inflitte all’Italia per una cifra di 97 mila euro/giorno”. “La mancata depurazione – aggiungono- lo stato delle reti fognarie, la situazione delle reti idriche che registrano negli ultimi anni la crescita dal 36 per cento al 45 per cento con punte dell’80 per cento della dispersione, sono tutti elementi che ci dicono che così non si può andare avanti: ci sono in gioco miliardi di investimenti che esigono la presenza di una gestione unitaria nelle aziende d’ambito, in grado di movimentare queste risorse”.
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La responsabilità della Regione
I due esponenti della Cgil rilevano che “in materia di servizio idrico integrato la Regione non ha mai esercitato le sue prerogative, contribuendo a determinare la situazione attuale, sprecando le innumerevoli occasioni che si sono presentate per migliorare un servizio pubblico essenziale come quello idrico, per ristrutturare radicalmente gli asset degli ambiti territoriali ottimali siciliani che, in alcune realtà, definire disastrati è un complimento”. L’obiettivo oggi – concludono Messina e Rota – deve essere quello di arrivare alla gestione unitaria negli ambiti territoriali ottimali, scardinando le logiche corporative e la frammentazione delle gestioni, cui sottendono interessi che sono la vera ragione per cui non decolla la gestione unitaria d’ambito”.