Raccolta differenziata: Palermo, Catania e Messina insozzano i piccoli Comuni e pesano come zavorre, tenendo inchiodate le percentuali su una media regionale appena superiore al 50 per cento. Questo mentre in Italia undici Capoluoghi su 105 hanno superato la soglia dell’80 per cento. Sul podio Ferrara, Pordenone e Treviso. Il valore medio della raccolta nel 2022 è del 62,7 per cento. L’obiettivo di legge del 65 per cento, fissato per il 2012, seppur in ritardo è stato raggiunto da 57 città. Per la prima volta, non ci sono più città con valori inferiori al 15 per cento. Sono i dati dell’ultimo rapporto Ecosistema urbano di Legambiente. Le città isolane non spiccano e proprio Catania e Palermo sono le ultime in classifica per vivibilità, anche a causa della raccolta differenziata che scarseggia. La situazione in Sicilia oscilla tra risultati eccellenti e grandi delusioni. Procedono benissimo Agrigento (70,5 per cento), Ragusa (70,2 per cento), Enna (68,7 per cento) o anche Trapani (65,3 per cento) che rientrano tra le migliori città di Sud e Isole. Insieme a Nuoro, Oristano, Cagliari, Matera, Lecce, Catanzaro, Avellino e Benevento, sono in linea con l’obiettivo del 65 per cento. Si arranca molto invece a Palermo, che resta sotto il 20 per cento ed è tra le tre peggiori insieme a Crotone e Foggia. O a Catania, dove si supera di poco il 26 per cento.

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Palermo, Catania e Messina zavorra della Sicilia
Nell’Isola, 270 comuni hanno conquistato il titolo di “ricicloni“. Hanno superato il 65 per cento di differenziata. I comuni rifiuti-free sono 70: a dicembre 2022 hanno prodotto meno di 75 kg di rifiuti indifferenziati per abitante all’anno e sfuggono alle cicliche crisi dovute all’esaurimento delle discariche. Tutti questi centri virtuosi contano oltre due milioni e mezzo di abitanti, grazie ai quali la Sicilia nel 2022 ha raggiunto il 52,8 per cento di differenziata. Ma la soglia è purtroppo “ancora lontana dall’obiettivo minimo del 65 per cento che doveva essere raggiunto 11 anni fa”, ricorda Legambiente. Un ritardo notevole, sul quale “gravano le performance delle tre città metropolitane. Palermo, Catania e Messina, responsabili del conferimento in discarica di oltre il 50 per cento dei rifiuti indifferenziati prodotti annualmente nella regione”, evidenziano gli ambientalisti.
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Efficientare il sistema nelle tre città metropolitane
Durante il sesto EcoForum regionale sui rifiuti e l’economia circolare che si è svolto pochi giorni fa a Palermo, è emerso un messaggio molto chiaro. Le tre città metropolitane sono delle palle al piede per la raccolta differenziata dell’Isola. Una buona parte dei siciliani vive proprio qui. I risultati di queste aree condizionano la media regionale della differenziata. “È necessario che queste tre città efficientino – scrive Legambiente – il loro sistema di gestione di raccolta puntando all’adozione del porta a porta diffuso in tutta la città, come ha fatto Messina a partire dal maggio 2021 e come sta facendo Catania da poco, e come deve fare, rapidamente, anche Palermo“. A Catania la produzione di rifiuti pro capite è scesa dai 723 kg/abitante annui del 2021 ai 621 di quest’anno. È però tra i peggiori dati tra i capoluoghi. Migliora la differenziata, salita al 26,2 per cento contro l’11,4 per cento dell’anno scorso. Molto al di sotto, però, della media italiana dei capoluoghi: 62,7 per cento. Palermo ha dati pessimi: cresce ancora la produzione pro capite annua da 536 a 572. La differenziata si ferma al 16,3 per cento. L’ultima d’Italia.
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Milano e l’umido, il boom di Cagliari, il modello-Parma
Tra le migliori esperienze italiane nell’ambito del ciclo dei rifiuti, emergono quelle di Milano, Cagliari e Parma. Milano fino alla metà degli anni ’90 era in piena emergenza rifiuti, e nel 2011 la differenziata era solo al 35 per cento. Determinanti le politiche adottate per la raccolta dell’umido. Nel 2011 era limitata alle sole attività commerciali. Venivano raccolti in media 28 kg di rifiuti umidi per abitante. “Grazie al sistema di raccolta che abbiamo avviato nel 2012 siamo riusciti ad arrivare a 95 kg nel 2015 e oggi a Milano vengono raccolti circa 105 kg per abitante, il 90 per cento dei 120 kg prodotti, un valore superiore di quasi sei volte alla media Ue”, ricorda l’ex sindaco Giuliano Pisapia. A Cagliari, con i cassonetti si era fermi al 28 per cento di differenziata. Con una profonda revisione del sistema di raccolta e l’avvio del porta a porta, si è arrivati al 74 per cento, “caso più unico che raro per una città capoluogo di regione”, osserva Legambiente. Anche grazie a Cagliari, la Sardegna è la seconda regione d’Italia per differenziata. A Parma la differenziata era al 49 per cento nel 2015 e copriva solo il centro storico. Ha raggiunto l’85 per cento con Federico Pizzarotti, sindaco dal 2012 al 2022. Differenziata estesa in modo capillare alle periferie, integrata con i cassonetti, combinata con la tariffa puntuale. Il cittadino, cioè, paga meno in bolletta se produce meno indifferenziata, liberando così le discariche. Centri di raccolta mobili (le eco-station, dove si conferisce con tessera sanitaria) completano il “modello-Parma“.