Dighe in Sicilia: fango e sprechi. Non è tutta acqua quella che luccica

Le dighe sicilianeannegano nel fango. I 25 invasi della Sicilia hanno una capacità complessiva di oltre980 milionidi metri cubi di acqua. A gennaio di quest’anno, secondo gli ultimi dati regionali disponibili, al loro interno di acqua ne avevano circa350 milionidi metri cubi. Volumi tra l’altro aumentati grazie alle piogge di primavera, come ha evidenziato il presidente della Regione, RenatoSchifani, precisando che “non si è persa nemmeno una goccia d’acqua” e che quindi gli agricoltori possono stare tranquilli. Apparentemente unbuon risultato, ma non è tuttaacqua quella che luccica. Le dighe infatti sonopiene di fanghiche vengono trasportati dai fiumi, perché “a monte non c’è mai stata nessuna azione seria diforestazionea scopo idraulico”, spiega GiuseppeAmato, componente del direttivo diLegambienteSiciliae da poco nominato responsabile del settore delle risorse idriche. Così ad esempio aRegalbuto, in provincia di Enna, nella digaPozzillo, un enorme invaso da quasi 150 milioni di metri cubi che intercetta le acque del fiumeSalsoCimarosa, “ci sono almeno70 milioni di metri cubi di fango, cioè la metà della diga”, dice Amato. Nessun inquinamento, ma la diga perde rischia di non essere piùfunzionale, diventando una enorme palude artificiale. Leggi anche –Acqua potabile, ma solo in teoria. Arpa Sicilia: parte già sporca dalle dighe Per costruire la digaPozzillo, negli anni ’60, è stata stravolta una valle di eccezionale importanza agricola. Il lago ha preso il posto di orti e terre, il contesto lavorativo traAgiraeRegalbutoè interamente cambiato. Oggi tra le ipotesi c’è persino quella disvuotare il lago, per portare il fango “probabilmente nellapiana di Cataniae usarlo per ilripascimentodella spiaggia”. Tutto materiale solido che, “in natura – prosegue l’ambientalista – sarebbe arrivato nelle spiagge del Catanese e oggi avremmo laspiaggia dalla Playa ad Agnone“. Litorali che invece, anno dopo anno, sirestringono. Nel frattempo la Regione, “senza immaginare alcun tipo di intervento idraulico-forestale per i bacini già sottesi alle dighe – osserva Amato – pensa di spendere decine di milioni di euro per ultimare lapessima diga di Pietrarossa, sovradimensionata, alimentata ormai solo da un torrenteminuscolo. Questo non potrà che peggiorare l’apporto solido verso le spiagge”. Per Pietrarossa i contratti sono già stati firmati. Il grandeinvasotra Aidone e Mineo – lavori avviati nel 1989 e interrotti nel 1997 – sarà completatoin quattro anni con 82,2 milioni di eurodi fondi Pnrr. Leggi anche –Alluvioni, in Sicilia 400 mila persone a rischio. Fiumi e dighe osservati speciali La Sicilia, secondo Legambiente, ha perso il95 per cento delle sue aree umidenegli ultimi 150 anni. La strategia, se così si può chiamare, si riassume così. “Prosciugotutto quello che mi manteneva l’acqua all’interno – spiega Amato – trasformo i fiumi incanaliche buttano l’acqua molto velocemente verso il mare, faccio ledighe, sovradimensionate, che mi intercettano iltrasporto solido“. Servirebbero invece “invasi piccolie non giganteschi e difficili da gestire”, sostiene l’esponente dell’Associazione. Soprattutto, dice, “proprio in questa fase di chiarocambiamento climaticoe di fronte all’ottobre piùsiccitosotra quelli mai registrati in Sicilia”. Una diga funzionante può infatticontrollare la velocità di discesa delle acqueverso valle. Può mitigare la violenza di eventualipiene. “Una diga ben costruita queste cose le fa – ricorda Amato – ma da noi questonon è mai stato fatto“. Con qualche eccezione. “L’Ancipa, ad esempio. È una delle dighe più vecchie ma meglio pensate e costruite, funziona alla grande sull’asta delSimeto. Venne dimensionata tenendo conto delle eventuali piene che si verificano ma che dagli anni ’50 del secolo scorso non hanno mai destato preoccupazione.”. Leggi anche –Dighe siciliane: capacità ridotta del 40% perché poco sicure e piene di detriti Legambiente intende battersi perché non si facciano néPietrarossanéBlufi, altra opera che si è fermata decine di anni fa ai piedi delle Madonie. L’associazione chiede inoltre che si rivedano le condizioni in cui versano tutte le dighe siciliane, uscendo dai proclami della “spesa a tutti i costi“. Anche “Sciaguananon funziona pur essendo una diga nuova, realizzata negli anni ’90 è già piena di fango, le paratie di apertura fondo non funzionano, la sezione di uscita non è quella prevista dal progetto”, dice Amato. “Non ha alcun tipo di manutenzione e la stessa cosa accade per quella diGibbesi. Potrebbero avere un ruolo importante nella gestione delle acque, ma sonomaltenute“, aggiunge. Legambiente denuncia poi operazioni che, per Amato, “hanno del folle: è il caso del Consorzio di bonifica diSiracusache spende cifre astronomiche per tenere acceseidrovoreche prendono l’acqua dolce invasata naturalmente neipantani di Lentinie la buttano in mare, per evitare che l’aumento del livello di falda possa inficiare la salute degliedifici abusividell’area della costa di Catania”. Leggi anche –Diga Pietrarossa, la Regione annuncia il completamento. “Lavori fermi dal 1997” I casi non finiscono qui. C’è anche quello della diga diLentini. Dovrebbe invasare un centinaio di milioni di metri cubi ma che è fatta su unpiatto, con uno strato d’acqua talmente sottile che appena si innalza la temperatura, si crea una fortissimaevaporazione“, spiegano da Legambiente. Poi ci sono infrastrutture costruite e teoricamente funzionanti ma che non si possono aprire perchéle acque sono inquinate. È il caso della galleria verso la digaNicoletti, in provincia di Enna, che come riferisce Amato “intercetterebbe però le fogne diLeonfortee il percolato della discarica diEnna“. O le gallerie Iuculia 1 e 2. Dovrebbero derivare le acque del fiume San Giovannello, del Salso e del Scioltalbino verso la digadell’Olivo, in territorio di Piazza Armerina, a scopo irriguo, per la Piana piazzese e barrese. “Peccato che le acque scendano a valle deldepuratore di Enna. Non sono sempre pulite e le gallerie siano in costruzione da quasi 40 anni”, osserva Amato. “Il sistema – commenta – nel suo complesso èstrampalato. Non a casoi primi progetti ‘acque’ delPnrrsono stati bocciati tutti. Sono talmente vecchi chenessun tavolo tecnicoli avrebbe mai potuti accettare”.