Disabilità, più probabile nei figli di genitori a basso reddito. I dati Inps
Più basso è ilreddito dei genitori, maggiore è la possibilità di avere unfiglio con disabilità: è l’ipotesi messa nero su bianco nelXXII Rapporto annuale dell’Inps, sulla base dei dati delle richieste diAssegno unico per i figli(Auu). In Italia, da marzo a dicembre 2022, circa382 mila minori disabilihanno ricevuto l’assegno, il quattro per cento dei destinatari della misura, che sono stati circa9,6 milioni. Secondo i tecnici, “le percentuali di beneficiari di Auu con disabilitàsono elevate quando ilivelli redditualidel padre sono bassi“. Per fare un esempio, con un reddito annuo di circa 23 mila euro “la percentuale di Auu con disabilità è pari a circa il tre per cento”.All’aumentare del reddito “le richieste diminuiscono in modo graduale”, e superando i 32.500 euro “scendono a quasi il due per cento”. La tendenza si conferma “quando si considerano leretribuzioni delle madri“, e indica in modo netto “come le condizioni economiche dei genitorigiochino un ruolo importante“. Leggi anche –Disabilità, Cgil: “In Sicilia livelli essenziali di prestazioni non garantiti” La spiegazione, si legge nel rapporto dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, potrebbe esseremeramente sociale. “Soltanto i genitori economicamente meno abbienti, che necessitano di un supporto per far fronte alle esigenze difigli con disabilità, accettano di chiedere ilriconoscimento della disabilità“. Ciò è dovuto al fatto che in Italia esiste ancora “una persistente ed estesa diffusione diatteggiamenti discriminatori, in tutti i settori, nei confronti delle persone con disabilità”. Per evitare problemi, insomma, si preferisce evitare diriconoscere ufficialmente la patologia. La motivazione, però, potrebbe essere anche un’altra. “Potrebbe anche essere che il disagio economico elevi la probabilità che i figli abbiano disabilità, perché esso comportacondizioni di vitae abitudini meno salutari(e più rischiose), nonché minori spese sanitarie e minori controlli didiagnosi prenatali“. Meno soldi per salute e prevenzione, maggiori possibilità di patologie. Leggi anche –Assegno di inclusione e Supporto per la formazione, le procedure Inps Inps fornisce anche altri dati sui minori disabili. Numeri che “pur non essendo sempre di facile interpretazione, aiutano a fare luce su una realtà spesso confinata in uncono d’ombra“. La percentuale diAuu per figlicon disabilità, per esempio, aumenta al crescere dell’età del figlio. “Nel caso di bambinitra zero e cinque anni, essa rappresenta l’1,3 per centodei beneficiari totali, mentre cresce al3,7 per centose l’età dei figli è compresatra i 6 e i 12 anni, si attesta intorno al3,4 per centoper la fascia d’età13-18 annie scende al2,6 per centoper la fascia di età19-21“. Anche in questo caso, Inps avanza delle ipotesi. “Ciò può spiegarsi col fatto che molte disabilità non sono diagnosticabili alla nascita”. Da non sottovalutare iprogressi in campo medico, che escluderebbero alcune generazioni da determinate diagnosi. In tema diapprendimento, per esempio, la diagnosi “è piuttosto recente, il che può spiegare lapercentuale più bassanella fascia di età19-21 anni“. Leggi anche –Pensione “opzione donna”, Inps: possibile con disabilità o crisi aziendale Altro dato che emerge dall’analisi dei dati sull’Assegno unico, laprevalenza di disabilitàtra i bambini maschi. “Fino all’età ditre annila percentuale di figli con disabilità per cui è stata fatta domanda di Auu è simile tra maschi e femmine”.Tra i quattro e i dieci annile cose cambiano. “Le percentuali di beneficiari disesso maschilecrescono in maniera sostanziale passandoda circa il 2,9 per cento a circa il 5,3 per cento,mentre per i beneficiari disesso femminilesi osserva un andamento decisamente più piatto con valori chedall’1,5 per cento passano al 2,6 per cento“. Di fatto, i bambini piccoli disabili sono il doppio rispetto alle bambine. Dopo i 10 anni la curva “divienedecrescente per i maschi, mentre mostra un andamento lievementecrescente per le femmine“. Dai 20 ai 21 anni le richieste crescono al di là del sesso. Inps dà una spiegazione tecnica. “Per i figlisenza disabilitàdi questa fascia la tendenza a presentare domandasi riduce, mentre ciò non accade in presenza di figli con disabilità. Quindi l’incidenza cresce”. Leggi anche –Disabilità, nasce il “telefono amico” della Regione. Ecco come funzionerà Il rapporto, infine, si concentra sularelazione tra disabilità ed età dei genitori. A essere pericoloso, osservano i tecnici dell’Istituto, è anche unconcepimento in età troppo giovane. “La percentuale di beneficiari di Auu con disabilità raggiunge ivalori più alti (tra sei e sette per cento)quando le madri, al momento dellanascita del figlio, avevanotra 17 e 23 anni“. In questo caso il problema non sarebbe l’età, ma la condizione sociale. “Potrebbe darsi che queste giovani donne vivano incondizioni di disagioe che non abbiano la consuetudine di sottoporsi atest diagnostici“. Per il resto, i dati confermano le conoscenze già note in medicina. All’aumentare dell’età dei genitori “si riduce sensibilmente la probabilità di concepire” ma al contempo “cresce quella di avere un figlio con patologie”. Il numero di figli disabili è minimo “quando l’età della madre è di33 anni“. Dai34 anni“l’andamento risultacrescente” e dopo i40“le percentuali sonopiuttosto elevate“.