Ecosistema Urbano 2024, la Sicilia arranca. E Catania è (di nuovo) ultima

Ecosistema Urbano 2024, la Sicilia arranca. E Catania è (di nuovo) ultima

Per trovare il capoluogo italiano con le peggioriperformance ambientali, bisogna andare aCatania. Il centro etneo è alla106esima posizione su 106nella classifica stilata da Legambiente nel rapportoEcosistema Urbano 2024.Non che sia una novità. Nell’edizione 2023 Catania era penultima, nel 2022 ultima, nel 2021 ancora penultima. Segno didifficoltà ataviche,messe nero su bianco dai tecnici. Il capoluogo è “molto lontano da livelli sufficienti di vivibilità ambientale”, con irisultati peggiori in Italia“per quel che concerne iconsumi idrici,con 290 litri per abitante al giorno” e una dispersione di “quasi il 63% dell’acqua immessa in rete“. Inoltre la città peggiora “sia sulla ciclabilità che sul verde fruibile”, mentre resta immobile “sul consumo di suolo”.Se Catania piange, il resto della Sicilia non ride.SoltantoEnnaè sopra la 50esima posizione, piazzandosi al 43esimo posto.Tutti gli altri capoluoghisi trovano, chi più chi meno, in coda:Messina(68°),Ragusa(69°),Caltanissetta(70°),Trapani(73°),Agrigento(86°),Siracusa(96°) ePalermo(102°). Leggi anche –Differenziata: Palermo, Catania e Messina insozzano i piccoli centri Ecosistema Urbanoesamina diversi indicatori per calcolare lostato ambientale delle città.Tra gli altri (oltre ai già citati sprechi idrici, verde fruibile e consumo di suolo), ci sono la presenza di polveri sottili, laproduzione di rifiuti urbani,l’utilizzo dimezzi pubblici. Senza dimenticarealberi, isole pedonali ed energie rinnovabili.Il primato nazionale spetta aReggio Emilia,in crescita rispetto alla quinta posizione dello scorso anno. Al secondo posto c’èTrento(era prima nel 2022) e al terzoParma(era 18ª). I tecnicisegnalano la presenza di Bolognanella top ten. “È la prima volta che una grande città entra tra le primissime nella graduatoria finale”. Merito degli ottimi risultati in settori chiave, “dai quattro indici dell’inquinamento atmosferico,al bel ‘salto’ nella raccolta differenziata”. Se si vuole si può, insomma. Lo stesso non si può dire di altri grandi centri, specie al Sud.Napoliè alla 103ª posizione, seguita daCrotone(104ª) eReggio Calabria(105ª). Chiude, come detto,Catania. Delleultime dieci città in classifica,“solo due non appartengono al Meridione”,ImperiaeFermo. Leggi anche –Ecosistema urbano 2023: trasporti, smog, acqua. Catania e Palermo ultime Se da una parte gli esperti segnalano “le evidentidifficoltà delle città del Suda rispondere in maniera adeguata ed efficace alle criticità”, dall’altra anche lemetropoli del ricco Nord“faticano”. Su molti indicatori sonoagli ultimi posti,fianco a fianco con icapoluoghi del Mezzogiorno e della Sicilia.I tecnici segnalano i cattivi risultati in molti ambiti, “dallosmog(Torino, Milano, Napoli) altraffico(Catania, Roma, Torino, Messina), dalla difficoltà del sistema ditrasporto pubblico locale(Catania, Palermo, Messina, Roma) airifiuti(Palermo, Catania, Napoli, Genova, Roma) e alladispersione di acqua potabile(Catania, Messina, Bari, Firenze, Palermo)”. L’elenco delle insufficienze dei grandi centri non finisce qui. Le metropoli infatti faticano anche sualtri indicatori chiave,“dalsuolo consumato(Venezia, Messina, Catania), alla scarsa diffusione delsolare termico e fotovoltaico(Palermo, Napoli, Torino) fino alla ancora insufficiente diffusione e utilizzo diinfrastrutture dedicate alla ciclabilità(Napoli, Messina, Genova, Roma)”. Nemmeno il resto d’Italia brilla, insomma. Leggi anche –Tante case, pochi alberi. In Sicilia vince il cemento, Catania perde verde Alcunimiglioramentici sono, ma nella maggior parte dei casi “sonolargamente insufficienti“. A Catania, per esempio, sullaproduzione di rifiuti“si passa da 621 kg/ab/anno di due anni fa agli attuali 603, che restano peròtra i più alti in assoluto,relegando la città tra leultime 15in questo indice”. Quanto alladifferenziata, “il capoluogo sale dal 26,2% dello scorso anno al 35,8%, superando finalmente la soglia del 35%”. Quest’ultimo, tuttavia, era “l’obiettivo previsto per il 2006“, ben 18 anni fa. Motivo per cui, nonostante l’avanzamento, la città conquista “un poco dignitoso quintultimo posto nell’indice”. Ancora peggiori i dati diPalermo, dove ladifferenziata“era al 16,3% lo scorso anno e al 15,4% due edizioni fa”, mentre raggiunge nel 2024 un modesto 19,5%.Messinariceve persino dei “punti bonus” per “efficienza di gestione del trasporto pubblico” e “politiche di adattamento” ambientale. D’altra parte, però, “balzano agli occhi i numeri delverde fruibile pro-capite:appena 5,9 metri quadrati”. La strada per lavivibilità ambientalesembra ancora lunga.