Effetto Campi Flegrei in Sicilia? Non è escluso: “In passato ci furono vittime”

Effetto Campi Flegrei in Sicilia? Non è escluso: “In passato ci furono vittime”

“InSicilianon vi sonosegnali di un pericolosimile a quello deiCampi Flegrei,ma vi sonofenomeni di bradisismo localida tenere sotto controllo. Visto che in passato, purtroppo, hanno fatto anche delle vittime”.Giovanni Barreca,ricercatore di Geologia strutturale del dipartimento di Scienze Geologiche ed Ambientali dell’Università di Catania,fa il punto sullasituazione vulcanologica dell’Isola,nelle stesse ore in cui la Campania trema per le continue scosse nel napoletano. Secondo l’Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia,“è in corso uno sciame sismico nell’area”, che a partire dal 21 maggio “ha fatto registrare in via preliminare circa150 terremoticon unamagnitudo massima di 4.4 gradi“. Le scosse hanno suscitato forte allarme, con migliaia di persone scese in strada, tanto da spingere il Governo a convocare unariunione interministerialeper valutare interventi. “Il nostro vulcanismo è diverso,non ci sono fenomeni di questa intensità”, ribadisce Barreca. “In ogni caso è bene tenere alta la guardia, percaptare i segnali di pericolo“. Leggi anche –Dighe siciliane, solo il 24% è antisismico. Alcune hanno più di 80 anni Ilfenomeno che si verifica nei Campi Flegreiè noto come bradisismo. Secondo la Protezione civile, che monitora l’area, si tratta di “unadeformazione del suoloche comporta fasi di lentoabbassamento,alternate a fasi disollevamento più rapido,accompagnate generalmente da terremoti superficiali e di bassa magnitudo”. A causarla possono esserevari fattori, come larisalita di gas o di materiale lavico.Per l’area napoletana i tecnici propendono per la seconda ipotesi. “L’insieme dei risultati scientificirafforza l’evidenza dellapresenza di magma in profonditàquale causa scatenante”. Nel corso del Novecento nell’area si sono verificate delle crisi, le più importanti delle quali nel 1970-1972 e nel 1982-84. Quella attuale è in corso dal 2005, e negli ultimi mesi ha avuto unanetta accelerazione.Per questo già nell’autunno del 2023 il governo Meloni ha stanziato52 milioni di euro per interventi di protezione,a cominciare dal “Piano straordinario dianalisi della vulnerabilitàrivolto alpatrimonio edilizio pubblico e privato“. Leggi anche –Terremoti, con scosse disastrose la Sicilia sarebbe isolata per tre giorni Come detto anche in Sicilia esistonofenomeni di bradisismo,anche se assai meno estesi rispetto al napoletano. “I più famosi nell’Isola sono quelli che si verificano nell’area delle Salinelle di Paternò,nel catanese, e nella riserva delleMaccalube di Aragona,nell’agrigentino”, spiega Barreca. In queste zone vi sono delle risalite di gas che portano con sé dei fanghi, che creano dei“vulcanetti” in superfice.Questi ultimi vengono monitorati dalla sede locale dell’Ingv comeindicatori dell’attività vulcanica locale,e in genere non destano preoccupazione. “Normalmente i fenomeni sono di intensità contenuta, ma a volte ci sono delleesplosioni violente,che ricordano deigeyser di gas e di fango,come quella che nel 2015 portò allamorte di due bambiniche giocavano proprio ad Aragona”, osserva il geologo. Lo stesso nome Maccalube, del resto, “deriva da untermine arabo che significa ‘ribaltamento‘. A dimostrazione che un fenomeno apparentemente innocuo va tenuto sotto controllo, perchépuò avere comunque deirisvolti pericolosi“. Leggi anche –Etna, 277 parossismi in 44 anni. Con la cenere enormi danni ma suoli fertili A cambiare, tra Sicilia e Campania, non sono soltantoestensione e intensitàdei fenomeni mail tipo stesso di vulcanismo.“L’Etna, per esempio, è unvulcano di tipo effusivo,anche se negli ultimi anni sembra che stia cambiando. Nel napoletano, invece, c’è da sempre un’attività esplosiva“, dice Barreca. La differenza non è trascurabile. “Il vulcanismo esplosivo significa che possono esserci deifenomeni repentini,come l’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo,che in pochi secondi sommerse gli abitanti di Pompei con una colata di materiale eruttivo,senza dar loro il tempo di scappare“. Per fortuna, da allora, molte cose sono cambiate. “Oggi abbiamomezzi tecniciche ci consentono dimonitorare i fenomeni,come si sta facendo oggi nei Campi Flegrei, e captare i segnali di eventuali situazioni di pericolo, permettere in sicurezza la popolazionesenza cedere alla paura o a inutili allarmismi”. Per questo, conclude l’esperto, “studio dei dati e prevenzione sono fondamentali,in Campania come nel nostro territorio, che èpur sempre vulcanico“.