Effetto Covid già finito: i prezzi dell’ortofrutta sono crollati

Crollo dei prezzi del mercato ortofrutticolo di Vittoria.I rialzi (o anche solo la tenuta) e le polemiche legate ai rincarisono durati il tempo di un lockdown. Ma neppure l’impatto dell’epidemia sugli scambi è riuscito a invertire il trend degli ultimi anni, caratterizzato da una forte flessione nel mese di giugno. I primi mesi del 2020 hanno registrato una sostanziale tenuta dei prezzi dei prodotti agricoli. Decisive sono state la chiusura delle frontiere del periodo clou della pandemia e le difficoltà dei trasporti. Si sono tradotte in meno merce importata – soprattutto da Spagna e Maghreb – e, di conseguenza, in meno concorrenza sul mercato agricolo. La situazione è drasticamente cambiata a fine maggio, con i prezzi di alcuni prodotti in picchiata. “Il crollo di giugno non è una novità”, spiega il presidente dei concessionari del mercato di Vittoria, Gino Puccia. “Alla merce in produzione nei mesi invernali si aggiunge quella che inizia la produzione nei mesi primaverili. In più, arriva anche la merce della Spagna e del Nord Africa”. Insomma: l’effetto lockdown sembra essere stato solo un sussulto, una breve sospensione della norma. “I prezzi sono certamente bassi, come da alcuni anni a questa parte”, continua Puccia. “Accade perché c’è una maggiore quantità di merce. Speriamo possa accadere qualcosa di diverso nelle prossime settimane, quando inizieranno le produzioni del periodo estivo”. Per il settore ortofrutticolo, il versante meno brillante e visibile del lockdown ha riguardato i costi. Sono aumentati quelli dei trasporti, complice il fatto che il Tir che viaggiano verso le città del Centro-Nord spesso sono tornati indietro senza altri carichi perché altri settori produttivi si erano fermati. È invece calato il prezzo del carburante. Corsi e ricorsi storici, cause e concause che si intersecano nell’economia agricola siciliana. La mercuriale del mercato di Vittoria fa registrare un prezzo di 15-25 centesimi al chilo per la melanzana lunga e tonda, 35 centesimi per quella striata. Si salva (con 60 centesimi) la “violetta”. In aprile il prezzo della melanzana era stato decisamente più alto, ma oggi molte partite di prodotto sono invendute, tanto che alcuni agricoltori hanno preferito non procedere alla raccolta. I pomodori si vendono ad un prezzo che va dai 40 centesimi a un euro, ma con quotazioni superiori per l’ovetto verde, il tondo liscio e il camone. Per i peperoni il prezzo oscilla dai 20 ai 65 centesimi, con l’unica eccezione del peperone dolce che si aggira su 1,30-1,40 euro (anche per una disponibilità limitata del prodotto). Leggi anche –Agrumi amari: Ismea, settore obsoleto e poco organizzato Mentre i prezzi oscillavano, il mercato ha vissuto anche altre novità: è entrato in vigorel’orario unico di commercializzazione, con contrattazioni solo al mattino, fino alle 13. Il doppio orario, con apertura anche pomeridiana del mercato, che caratterizzava i primi mesi dell’anno e la primavera, quest’anno non è stato introdotto. “Questa novità ha portato dei vantaggi”, commenta Giorgio Stracquadaneo, della Cna. “I prezzi, in primavera, hanno retto perché il settore primario, al contrario di altri, non si è fermato, ma anche perché si è migliorata la commercializzazione. I prodotti agricoli erano necessari e richiesti, tanto più che la merce estera faticava ad arrivare e c’era minore concorrenza, ma l’orario unico di contrattazione favorisce la tenuta dei prezzi”.Molti, però, la pensano diversamente. All’esterno del mercato operano molti magazzini privati, dove gli orari e le regole sono liberi e non sottoposte ai vincoli decisi dal comune. I Tir caricano quindi merce anche a sera, contrariamente a quanto accade nel mercato. Spesso, però, le due realtà sono collegate: vi sono rapporti di collaborazione diretta tra le aziende che operano dentro e fuori dal mercato.