Ci sono ben poche cose di cui non si è parlato a proposito dell’Etna, ma c’è un aspetto che quasi sempre resta in ombra, latente, quasi inespresso. Si tratti di riservatezza o pudore, di “non trovare le parole” o di pensare che siano banali, di fronte a certi fenomeni, a certi paesaggi, a certe meraviglie restiamo quasi afoni. Al massimo scambiamo qualche “ohhh” con chi è con noi in quel momento. Poi basta. La condivisione di un’emozione, di una sorpresa, di uno stato d’animo si ferma lì, al più mettiamo una foto sui social, un selfie sorridente e allegro con la comitiva vociante. Magari fino alla prossima passeggiata.

Esplosioni e rapaci
Terreno scivoloso quello delle emozioni: mentre la Vulcanessa fa un gran frastuono con parossismi e fontane di lava, esplosioni e nuvole di cenere e lapilli, parlare di cose intime è difficile. Ognuno di noi, ognuna delle persone che amano l’Etna, ha il suo punto sensibile. Ma di sicuro certi incontri, certi scenari, certe situazioni, toccano un po’ tutti. Durante il parossismo di venerdì 19 febbraio ho registrato un video dell’eruzione. Solo al momento di rivederlo mi sono reso conto che un rapace volteggiava in cielo mentre gas, cenere e colonne di lava si alzavano dal cratere di sud est. Cinquanta secondi di poesia, secondo me, che trovate qui sotto. I rapaci, soprattutto poiane, da alcuni anni stanno ripopolando l’Etna, e si spingono sempre più verso i centri abitati. Ormai non è raro vederne qualcuno o sentire il loro stridulo, acuto fischio.
Sull’altopiano Pahoehoe
La scena mi ha però ricordato una escursione a Piano Dammusi, fine primavera di qualche anno fa. Piano Dammusi è uno dei posti più affascinanti della nostra Montagna: si tratta di un vastissimo campo lavico formato dalla più lunga eruzione storica dell’Etna, che durò 10 anni, dal 1614 al 1624, sul versante nord. La particolarità di questo luogo è che si tratta di una zona pianeggiante, a 1.700 metri di quota, con un tipo di roccia raro da vedere sull’Etna, la lava Pahoehoe. Queste colate laviche, tipiche dei vulcani delle Hawai, formano dei lastroni lisci e levigati che sembrano tetti o terrazze (dammusi in siciliano), e non solo. Creano anche forme bizzarre e affascinanti in cui si possono intravvedere, a piacere dell’osservatore, esseri umani, animali, oggetti vari. Pareidolia a parte, ci si trova davvero immersi in uno scenario unico, primordiale, con le lave a corda che si alternano ai dammusi.

Magiche evoluzioni
Il posto è per altro abbastanza facilmente raggiungibile a piedi in un paio d’ore. Bisogna seguire una pista sterrata che parte dalla strada Mareneve all’altezza del Rifugio Ragabo e si inoltra verso la caserma Pitarrone. L’escursione naturalmente va pianificata bene, curando attrezzatura e abbigliamento e tenendo conto del meteo e delle condizioni fisiche dei partecipanti. Insomma, quel giorno di fine primavera, nello scenario già magico di Piano Dammusi, l’attenzione fu richiamata da un coro festoso di tipici versi di rapaci. In cielo, due uccelli adulti che accompagnavano tre o quattro piccoli nelle prime evoluzioni. Volo didattico con urla, rimproveri e indicazioni dei genitori agli inesperti pulcini. Magia pura.
