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Etna, le capre sentinelle che ci avvisano prima dell’eruzione

Un team di scienziati tedeschi ha equipaggiato dieci animali con sofisticati sensori e dispositivi tecnologici. Obiettivo: studiare il loro comportamento in tempo reale e capire se, come sembra, avvertono il pericolo in anticipo

Gli animali riescono a percepire in anticipo fenomeni naturali come terremoti e grandi eruzioni vulcaniche? Pare di sì. E per verificarlo attualmente ci sono dieci capre che girano per l’Etna con un collare ad altissima tecnologia, fornito di antennino e di diversi sensori di comunicazione e localizzazione, collegati a una rete terrestre, al satellite e perfino alla Iss, la stazione spaziale internazionale.

Progetto Icarus del Max Planck Institute

La ricerca, denominata “Progetto Icarus”, è del prestigioso Max-Planck Institute for animal behavior di Konstanz (Istituto per lo studio del comportamento animale di Costanza), in Germania. Il team di scienziati tedeschi è venuto di recente in Sicilia, sull’Etna, proprio per installare i dispositivi elettronici al collo delle capre e verificare che tutti i sensori e i moduli di comunicazione funzionino secondo le previsioni. Fatto questo sono tornati in Germania, da dove potranno monitorare in tempo reale via internet tutti i parametri inviati dagli animali, tutti insieme o capra per capra: posizione, movimento, temperatura, umidità dell’aria e altre informazioni.

Da dieci anni ricerca sul vulcano

FocuSicilia li ha incontrati proprio sul campo, a Randazzo, sul versante nord dell’Etna, e li ha intervistati in esclusiva. Nel primo video, Martin Wikelski, direttore del Max Planck Institute e docente all’Università di Konstanz, spiega l’attività scientifica e racconta che già da dieci anni il team studia il comportamento delle capre sull’Etna, anche se con una tecnologia meno evoluta. Dai primi dati raccolti nel corso degli anni dal 2011 al 2013, caratterizzati da una lunga sequenza di forti parossismi, sembra in effetti che in certi casi, alcune ore prima di violente eruzioni, le capre abbiano avuto comportamenti anomali: agitazione notturna e istinto a fuggire e rifugiarsi in una zona di fitto bosco, che di solito evitano perché pericolosa a causa della presenza di cani randagi aggressivi.

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Video in inglese, attiva i sottotitoli

Le tappe della ricerca, che è attiva anche in altre parti del mondo e con altri animali, le racconta Uschi Mueller, coordinatrice del progetto Icarus.

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Nuove tecnologie, monitoraggio in tempo reale

Dieci anni fa dunque, le capre di Randazzo andavano in giro con sistemi tecnologici molto meno raffinati di quelli odierni. In sostanza, i sensori registravano i dati su una memoria locale, scheda. Gli operatori dovevano quindi prelevare le schede di tanto in tanto ed estrarre le informazioni da elaborare successivamente. Con l’attuale tecnologia mista, terrestre e satellitare, i dati sono acquisibili in tempo reale (o con scarti di pochi minuti) e sono visualizzabili con un comune smartphone.

Un sensore da cinque grammi

Adesso infatti gli animali portano nel collare un elemento gps e un sensore di raccolta dati, integrati in una speciale trasmittente ingegnerizzato specificamente dal team di scienziati tedeschi per il progetto Icarus. Tutta la trasmittente pesa appena cinque grammi. Inoltre la comunicazione tra animale e rete di acquisizione dei dati è garantita dai sensori SigFox, gigante globale della tecnologia IoT (Internet of things, l’Internet degli oggetti), che in Italia si affida alla società Eit Smart, controllata al 100 per cento da Ei Towers, società proprietaria degli impianti di trasmissione del gruppo Mediaset e oggi tra le principali imprese italiane a occuparsi di broadcast televisivo e radiofonico, telefonia mobile e, appunto, IoT.

Da SigFox la rete per la “Internet of things”

È stata dunque Eit Smart a fornire la tecnologia di trasmissione terrestre installando due antenne riceventi sull’Etna proprio per il progetto Icarus, in collaborazione con il Max Planck Institute. Caratteristica della rete SigFox è la capacità di gestire la trasmissione di messaggi, tipicamente molto piccoli come nel caso del progetto tedesco, anche in terreni impervi e con orografia accidentata. Infine, alle capre è stato anche installato un “pinger”, un trasmettitore che emette un segnale percepibile anche a breve o media distanza, in modo da consentire all’operatore, tramite un ricevitore dotato di antenna, di trovare l’animale facilmente.

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Turi Caggegi
Turi Caggegi
Giornalista professionista dal 1985, pioniere del web, ha lavorato per grandi testate nazionali, radio, Tv, web, tra cui la Repubblica e Panorama. Nel 1996 ha realizzato da Catania il primo Tg online in Italia (Telecolor). È stato manager in importanti società editoriali e internet in Italia e all’estero. Nel 2013 ha realizzato la prima App sull’Etna per celebrarne l’ingresso nel patrimonio Unesco. Speaker all’Internet Festival di Pisa dal 2015 al 2018, collabora con ViniMilo, Le Guide di Repubblica e FocuSicilia. Etnalover a tempo pieno.

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