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Etna. Tante emergenze, poche risposte: “Serve soggetto unico”

Istituzione di una Authority o potenziamento del ruolo del Parco dell'Etna? "Le emergenze globali vanno affrontate globalmente", rispondono gli ospiti di FocuSicilia. Il video integrale del dibattito su problemi che si trascinano da anni tra politica e burocrazia

Sull’Etna, attualmente considerato il vulcano più attivo al mondo, le emergenze spesso sono globali, cioè coinvolgono buona parte del territorio e non si fermano ai limiti comunali. Logica dunque vorrebbe che ad affrontare problemi comuni ci fosse un ente unico, una “entità” in grado di avere visione globale, e mezzi e risorse per intervenire rapidamente ove necessario. Parliamo di aspetti gravi e complessi come incendi boschivi o delle campagne, ricaduta di cenere vulcanica, strade dissestate, micro discariche e rifiuti abbandonati in ogni angolo, anche nell’area protetta e gestita dal Parco dell’Etna. Problemi che coinvolgono non solo i venti comuni che ricadono nel Parco, ma anche altre centinaia di migliaia di persone che comunque vivono alle pendici del vulcano, e un territorio, in parte patrimonio Unesco, che ambisce a essere luogo di attrazione turistica, di patria del buon cibo e del buon vino.

La “Dolce vita” vulcanica

Un luogo ideale per i turisti, dove trovare una sorta di “dolce vita” vulcanica basata sulla enorme biodiversità presente, sul rispetto della natura, sulla salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio storico e culturale. Logica vorrebbe, si diceva. Ma non sempre la logica si impone, alle nostre latitudini. Anzi, molto spesso si sperimenta la incapacità di governi e parlamenti di prendere decisioni, di fare scelte strategiche e assegnare risorse per progetti a lunga scadenza. Un quadro deprimente, aggravato da una burocrazia asfissiante e apparentemente onnipotente. Di conseguenza le occasioni si perdono e le opportunità svaniscono. Insomma, in Sicilia i treni forse passano, ma non si è mai pronti a prenderli, e resta la sensazione amara dell’impotenza.

Sindaci in trincea, ma disarmati

Anni fa sono state cancellate le province e depotenziate dal punto di vista economico e della legittimazione politica le cosiddette “città metropolitane” che ne hanno preso il posto. Oggi a presidiare il territorio e cercare di far fronte alle mille problematiche quotidiane e a volte eccezionali, sono rimasti solo pochi organismi, primi fra tutti i Comuni. La vera trincea è quella dei sindaci, costretti ad affrontare battaglie per cui non hanno mezzi né risorse adeguate. Sull’Etna è presente anche un Parco regionale, istituito ormai 34 anni fa, nel 1987, ma mai decollato come ente vivo e propositivo. Il Parco ha svolto l’importantissimo compito di salvaguardare l’ambiente, ma oggi forse potrebbe avere nuovi compiti e nuove competenze.

Un dibattito in diretta

Per affrontare queste tematiche FocuSicilia ha promosso e organizzato un incontro video tra alcuni dei protagonisti della vita pubblica sull’Etna, con il ruolo di esperti o di amministratori. All’incontro hanno preso parte il Presidente del Parco dell’Etna Carlo Caputo, il docente di management all’Università di Catania Rosario Faraci, il sindaco di Milo Alfio Cosentino e il sindaco di Castiglione di Sicilia Antonio Camarda.

Guarda il video

“Frammentazione esagerata”

Carlo Caputo ha messo subito il dito nella piaga: “Da Presidente del Parco, dico che l’ente non può più rispondere alle tante criticità del territorio. Non abbiamo né il personale né le risorse per farlo. Andrebbe ripensata la governance sul vulcano, creando un ente pubblico che eviti questa frammentazione esagerata, portando tutto in capo a un unico soggetto”. Dichiarazione chiarissima, fatta anche in riferimento al problema dei rifiuti abbandonati che sfregia tutti i versanti del vulcano ed è devastante dal punto di vista dell’immagine turistica. Raccolta e pulizia sarebbero compiti dei Comuni, ma gli enti locali non riescono a intervenire efficacemente in aree spesso molto distanti dai centri abitati.

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Difficile gestire, impossibile progettare

“La competenza purtroppo non è nostra” sottolinea Caputo. Problematico anche il compito di garantire salvaguardia e tutela dell’area protetta. Caputo conferma, e spiega che “in assenza di un corpo di vigilanza del Parco le prescrizioni non vengono rispettate”. Insomma, sintetizza il presidente del Parco, “mettere insieme tutte le istituzioni che operano sull’Etna è complicato, sia per risolvere i problemi sia per progettare. È difficile trovare un processo di partecipazione efficace”.

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Allargare i compiti del Parco

Rosario Faraci sposa l’idea dell’ente unico, e precisa che sul piano della governance sarebbe importante potere allargare le competenze del Parco o immaginare un’authority, “ma unendo tutela e valorizzazione”. Secondo Alfio Cosentino, “in questi anni la gente ha visto solo la parte vincolistica, non per mancanza di volontà ma di risorse”. Il parco, dice, nasce da un lavoro eccellente del passato, frutto di grandi personalità. “Un cambiamento normativo ci dovrebbe essere, con una revisione della governance. Il punto è sempre la mancanza di risorse”.

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Agenzia per le aree protette in Sicilia

Caputo è d’accordo con il sindaco di Milo: “La mancanza di risorse è reale. Il parco dell’Etna non ha un centesimo”, conferma. A niente, continua, è servito l’intervento di Federparchi con il governo nazionale, zero risultati. Caputo però precisa che non si tratta solo di quantità di risorse a disposizione, ma anche di qualità della spesa: “Il Parco, fino a poco tempo fa, non aveva un sito internet all’altezza del suo ruolo e neanche app, e tutt’ora non ha un marchio di qualità”. Oggi, in tempi di scarsità di finanziamenti, è dunque difficile andare avanti: “Una soluzione potrebbe essere far nascere un’agenzia unica per le aree protette di tutta la Sicilia”, ipotizza.

Ventuno anni per i sentieri

Poi rilancia la denuncia sulla frammentazione delle competenze, che quasi paralizza tutto, anche le cose che sembrano più semplici da realizzare: “Sull’Etna non esiste un sentiero che sia di competenza del Parco. Ciò vale dalla banale segnaletica alla manutenzione necessaria”. Frammentazione, immobilismo politico, freni e ostacoli burocratici. Risultato? “Pensate che la Regione ha appena finanziato con 600 mila euro una rete di sentieri per la cui progettazione e approvazione sono serviti ben 21 anni. Ecco perché dico che serve una governance più dinamica”.

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Niente programmazione senza risorse

Contrario all’istituzione di un nuovo soggetto il sindaco di Castiglione Camarda: “Non penso che ci sia bisogno di una ulteriore autorità per l’Etna”, esordisce. Quindi spiega quali siano secondo lui i problemi e come superarli: “La politica regionale, al di là dei colori politici, deve scegliere e non è abituata a farlo. Il decreto istitutivo del Parco può essere modificato. Alcune competenze – ad esempio in materia di incendi -potrebbero essere delegate al Parco con la gestione dei forestali. Laddove si deve tutelare un bene, non si può prescindere dalla gestione efficace dei problemi”. Camarda punta il dito sulla impossibilità di fare “programmazione senza risorse”.

Rifiuti, incendi, turismo

Incendi, turismo, rifiuti si legano nel suo ragionamento: “Se un territorio è percorso dal fuoco, se è pieno di rifiuti, diventa un territorio brutto, che cozza contro il concetto di turismo naturalistico”. Il sindaco di Castiglione, uno dei comuni con la maggiore superfice all’interno dell’area protetta, si schiera dunque senza esitazioni a favore del riconoscimento di nuove competenze e relative risorse al Parco dell’Etna: “Bisogna fare di questo Ente un soggetto non autoreferenziale, in condizione di fare programmazione e che possa supplire e sostituirsi ai Comuni laddove sia necessario”.

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Politica e burocrazia binomio letale

Dal suo punto di vista di esperto di economia e management, Rosario Faraci fa una analisi impietosa: “Il grande male non è soltanto la politica, è anche la burocrazia. Abbiamo una classe dirigenziale che non è manageriale. Bisogna formare una classe manageriale forte, da trovare anche attraverso project manager a tempo determinato, per aggredire e risolvere i problemi della regione”.

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Turi Caggegi
Turi Caggegi
Giornalista professionista dal 1985, pioniere del web, ha lavorato per grandi testate nazionali, radio, Tv, web, tra cui la Repubblica e Panorama. Nel 1996 ha realizzato da Catania il primo Tg online in Italia (Telecolor). È stato manager in importanti società editoriali e internet in Italia e all’estero. Nel 2013 ha realizzato la prima App sull’Etna per celebrarne l’ingresso nel patrimonio Unesco. Speaker all’Internet Festival di Pisa dal 2015 al 2018, collabora con ViniMilo, Le Guide di Repubblica e FocuSicilia. Etnalover a tempo pieno.

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