Mostre, un nascente museo, un crescente interesse in tutto il mondo e soprattutto una serie lunghissima di spettacolari eruzioni con esplosioni e fontane di lava. I cosiddetti parossismi costituiscono un grande spettacolo per i turisti e lacrime di sofferenza per i cittadini costretti di continuo a spazzare cenere vulcanica da balconi e terrazze e spendere somme rilevanti per la pulizia di tetti e grondaie. E ancora, danni economici per coltivatori di frutta e ortaggi, e spesso disagi per viaggiatori che magari incappano nelle chiusure temporanee dell’aeroporto di Catania per le operazioni di pulizia delle piste.
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Ripresa del turismo, ma piccoli numeri
Parliamo di Etna naturalmente, ormai da otto anni patrimonio Unesco, e sempre più simbolo vivo e attivo di Catania e di tutti i centri abitati che ne punteggiano i fianchi. L’Etna sta forse anche rinascendo dal punto di vista turistico, dopo la penalizzazione dovuta alla pandemia. Nascono di continuo nuove attività legate al territorio, al cibo, alle escursioni, al vino e anche a tanti altri prodotti e servizi collegati al vulcano. Certo, conferma Rosario Faraci, docente di economia all’università di Catania: “Si vede la ripresa del turismo. Ma, soprattutto in questa prima fase post Covid, si nota la crescita del turismo dell’ospitalità familiare, dei B&b, delle case vacanza e delle piccole strutture in generale. Invece ancora aspettiamo i grandi numeri e le prenotazioni dei tour operator che riempiano gli alberghi di Taormina, Catania, Aci Castello e Aci Trezza”.
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“Non siamo attrezzati”
Eppure l’Etna potrebbe essere un grande elemento di attrazione per i viaggiatori internazionali. Il problema, dice Faraci, è che “il brand Etna ancora non c’è. Abbiamo una grande potenzialità che non è sfruttata. Il vulcano ha prodotto oltre 40 parossismi in pochi mesi. Si tratta di un grande spettacolo. Un grande spettacolo, unico al mondo, che però non siamo attrezzati a sfruttare, a valorizzare”.
La mostra sull’eruzione del 1669
In termini di attrazione turistica e segnali di sviluppo di attività di promozione, vanno segnalate due iniziative di cui sì è parlato ieri. Intanto l’inaugurazione della mostra “Etna 1669. Storie di lava” ospitata nel Palazzo centrale dell’Università di Catania. La mostra conclude la rassegna di eventi, realizzati nel corso del 2019, per ricordare i 350 anni dalla straordinaria eruzione dell’Etna, tra le più estese e documentate nella storia e ancora presente nella memoria collettiva.
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Documenti storici e segnali in real time
Il percorso espositivo ripercorre la storia del fenomeno eruttivo, documentato nelle cronache del tempo, descrivendo lo stravolgimento del territorio etneo e le conseguenze sugli abitanti. In mostra preziose opere salvate dalla popolazione in fuga al sopraggiungere della lava, cronache del tempo, un ricco patrimonio documentale, artistico e scientifico, in parte inedito, e ancora oggi prezioso strumento per la ricerca scientifica del territorio etneo. Di particolare impatto la sezione real time curata dell’Ingv-Osservatorio etneo, che mostrerà – in tempo reale – la rete di monitoraggio delle aree vulcaniche della Sicilia. La mostra, a ingresso gratuito, rimarrà aperta fino al 30 ottobre.
Finalmente il Museo del vulcano
Sempre ieri è stato presentato a Catania il progetto del nascente Museo dell’Etna, che finalmente colmerebbe una lacuna storica incredibile per un territorio su cui sorge il vulcano più grande d’Europa. La struttura sarà realizzata a Catania, nell’ex ospedale Vittorio Emanuele, “secondo i più moderni standard museali”, suddiviso in sei diversi settori, con installazioni e tecnologie interattive e spazi didattici. L’area museale, su una superficie di ottomila metri quadrati, consentirà un’immersione a 360 gradi nel mondo del vulcano attivo più alto d’Europa. I lavori dovrebbero cominciare nella primavera del 2022.
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Il possibile ruolo del Parco
Insomma ci sono segnali di attivismo in campo culturale e turistico. Segnali senza dubbio positivi. Dal canto suo Faraci approfondisce l’analisi e lancia una proposta: “A livello di macro business non ci siamo, andiamo molto meglio con il micro business, come dicevamo prima”. Inoltre, secondo il docente universitario anche il Parco dell’Etna potrebbe e anzi dovrebbe avere un ruolo più da protagonista: “Il Parco potrebbe essere un volano di sviluppo per il nostro territorio se fosse messo nelle condizioni di esprimere il potenziale implicito di promozione e valorizzazione turistica del territorio. Dal punto di vista legislativo in questo momento non potrebbe neanche farlo, non rientra nelle sue competenze. Per questo credo che sarebbe opportuna una modifica alla legge istitutiva regionale che ne regola l’attività”.