Famiglia nel bosco, la comunità rompe il silenzio: ecco come sono messi davvero i bambini | Preoccupazione per loro
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La vicenda dei tre bambini della cosiddetta “casa nel bosco” continua a evolversi e ad attirare l’attenzione pubblica, trasformandosi da storia familiare a caso seguito passo dopo passo da istituzioni, magistrati e persino rappresentanti diplomatici. Dopo il loro ingresso nella casa famiglia di Vasto il 20 novembre, su disposizione del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila, emergono ora nuovi elementi sulla loro quotidianità, sulle condizioni emotive e sul comportamento dei genitori, aspetti che pesano direttamente nelle valutazioni dei servizi sociali e nelle prossime decisioni giudiziarie.
All’interno della struttura, i tre fratelli stanno affrontando un mondo per loro completamente nuovo. Le giornate prevedono attività di gioco, laboratori creativi e momenti condivisi con bambini di età diverse, una routine che permette loro di recuperare una normalità rimasta a lungo sospesa. Gli operatori descrivono i piccoli come “curiosi e sereni”, in grado di adattarsi con rapidità e senza difficoltà rilevanti, un dettaglio considerato molto significativo nelle relazioni che confluiscono agli uffici giudiziari competenti.
La situazione nella casa famiglia e il ruolo decisivo degli operatori
Dalla comunità che li ospita arriva un quadro rassicurante: i bambini socializzano con gli altri ospiti e partecipano alle attività senza mostrare comportamenti problematici. Anche l’allestimento dell’albero di Natale è diventato per loro un momento importante, un segnale di inserimento in un ambiente che cerca di offrirgli stabilità e sicurezza. Parallelamente, gli operatori sottolineano che l’approccio dei genitori durante gli incontri controllati appare positivo e collaborativo, un elemento che incide sul monitoraggio richiesto dai giudici.
La figura su cui si concentra maggiormente l’attenzione delle autorità è la madre, Catherine Birmingham. Gli incontri con i figli sono brevi, guidati e supervisionati da assistenti sociali, necessari per valutare la capacità della donna di mantenere un rapporto adeguato nonostante la forte fragilità emotiva. Nei giorni scorsi, Catherine ha incontrato la vice console australiana Claudia Elizabeth Foster, un appuntamento che ha unito sostegno umano e osservazioni diplomatiche nel rispetto delle leggi italiane. Un incontro considerato rilevante nel cammino verso un eventuale ricongiungimento, anche se non immediato.
Intanto il padre, Nathan Trevallion, continua a vivere nella casa immersa nel bosco, mantenendo una routine isolata e in attesa che i magistrati definiscano la situazione familiare. Qui emerge un elemento inatteso: la disponibilità dell’imprenditore Flavio Briatore a finanziare la ristrutturazione dell’abitazione, con l’obiettivo di renderla più sicura e adeguata per un eventuale rientro dei bambini. Una proposta che ha suscitato ampio dibattito pubblico, ma che rappresenta comunque una possibilità concreta sul piano logistico e abitativo.

Il futuro nelle mani dei giudici: cosa accadrà il 16 dicembre
Il percorso dei tre fratellini resta appeso alle valutazioni dell’autorità giudiziaria. La Corte di Appello dell’Aquila e il Tribunale per i Minorenni saranno chiamati il 16 dicembre a un passaggio decisivo riguardante la responsabilità genitoriale. Le relazioni degli operatori, lo stato emotivo dei bambini, gli incontri con i genitori e gli sviluppi legati alla loro sistemazione abitativa saranno tutti elementi determinanti nella decisione finale.
Nel frattempo, i bambini continuano a vivere giornate scandite da giochi, curiosità e sorrisi, mentre intorno a loro adulti, istituzioni e figure internazionali lavorano per garantire un futuro stabile. La vicenda, ancora avvolta da molte incognite, potrebbe trovare tra pochi giorni un primo approdo, aprendo la strada a una nuova fase per una famiglia che attende risposte da anni.
Il caso resta dunque un delicato intreccio di fragilità personali, diritti dei minori e responsabilità istituzionali. E finché i giudici non parleranno, ogni tassello – dalle relazioni degli educatori all’intervento diplomatico – continua a pesare su un equilibrio che, per i tre bambini della “casa nel bosco”, è fragile ma finalmente orientato verso una serenità possibile.
