Dal riconoscimento come Sito di interesse nazionale (Sin) nel 2001, ci sono voluti 22 anni per arrivare alle prime bonifiche a Biancavilla. Il centro abitato dell’hinterland catanese è invaso dalla fluoroedenite, una fibra cancerogena rinvenuta in una grande cava, quella di monte Calvario, dalla quale è stato estratto per decenni il materiale per costruire le case. Adesso è stato dato il via ai primi lavori, che riguarderanno proprio monte Calvario, la sorgente di tutti i guai: 25 ettari che diventeranno un parco urbano, grazie alla “copertura con terreno vegetale e la piantumazione con alberi”, lavori del costo complessivo di 17 milioni con cui il sito potrà diventare finalmente ‘pulito’. Il finanziamento è costituito da una somma di 12 milioni di euro provenienti dal ministero dell’Ambiente e da altri cinque milioni di euro che la Regione Siciliana ha cofinanziato, dando attuazione ad un accordo-quadro sottoscritto nel 2020.
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Restano 4.300 abitazioni private da bonificare
Due anni dall’approvazione del progetto di bonifica, ma si poteva iniziare prima. Come ricorda il sindaco Antonio Bonanno “l’iter è stato complesso, in fase di gara l’Urega aveva aggiudicato i lavori alla ditta attuale ma la seconda ditta ha presentato un ricorso al Tar” e il contenzioso è diventato un inconveniente che ha rosicchiato via oltre un anno di tempo prezioso. Adesso, insieme alla sostituzione del terreno e alla piantumazione, saranno anche realizzate le opere per lo smaltimento delle acque piovane, oltre a nuove strutture di acciaio e una facciata con vetri, e verranno eliminate le vecchie strutture esistenti, in quanto inquinate. Partite le bonifiche dei 25 ettari di monte Calvario, restano però gli altri 305 ettari del centro urbano di Biancavilla, che nel Sin è tutto in arancione, “perché con il materiale di estrazione di quella cava è stata edificata quasi tutta la città”, ricorda il primo cittadino, infatti “l’ultimo step su cui stiamo lavorando – prosegue è la bonifica dell’edilizia privata: verranno incapsulati gli intonaci delle facciate delle case costruite a partire dagli anni ’50 e fino agli anni ’90, quando è stato scoperto il problema e la cava è stata chiusa. Sono interessati 4.300 edifici e la spesa stimata per i lavori è di 150 milioni di euro, con un progetto in fase di redazione”.
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Lavori nelle case da iniziare in tre o quattro anni
Per il primo cittadino, l’ultimazione del progetto è prevedibile “tra qualche mese”, auspica, e le opere per la messa in sicurezza dell’edilizia privata camminano di pari passo con la realizzazione di una discarica funzionale a questi interventi. Ma la somma di 150 milioni è stata “stimata prima dell’aumento dei prezzi”, evidenzia il sindaco, facendo capire che il costo effettivo sarà più alto. “Stiamo lavorando col ministero per i canali di finanziamento” e l’augurio è che “da qui ai prossimi tre o quattro anni possiamo iniziare i lavori, tenendo conto della progettazione da completare, dei finanziamenti e delle procedure di gara”, ipotizza il primo cittadino. Si tratta di tempi burocratici, che dal punto di vista dei cittadini sono interminabili. “Possiamo dire oggi di aver abbassato notevolmente, ma non azzerato, il rischio ambientale, ma tutto ciò non comporta un abbassamento automatico dei valori dei decessi, che continuano a essere stabili. La valutazione, però, deve tenere conto soprattutto negli ultimi anni del Covid, che si è associato o sommato alle malattie polmonari e ha portato a una confusione nei dati”. Al di là delle statistiche e delle bonifiche, con questo fenomeno la popolazione dovrà continuare a fare i conti: dall’esposizione alla fibra, all’insorgere della patologia, c’è un arco temporale che può raggiungere anche i 30 anni.