Foreste, Italia e Sicilia paradisi verdi colpiti da clima, smog e incendi. I dati

L’Italia è ricca diforeste– in quasi tutte le regioni,Sicilia compresa– ma deve fare i conti con incendi, inquinamento, cambiamento climatico e altri fattori che portano alla deforestazione. È la sintesi dei dati diffusi dall‘Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale,in occasione dellaGiornata internazionale delle foreste.Nel 2015 la superfice nazionale coperta da boschi “ha raggiunto il 37%, valore superiore a quello di Paesi forestali comeGermaniaeSvizzera,entrambe al 31%”. Negli ultimi anni però gli alberi “si stanno riducendo”, con le superfici boschive “minacciate daincendi, edilizia e infrastrutture“. La colpa è soprattutto dell’uomo. “La trasformazione d’uso di aree forestali a causa dell’espansione delle aree urbane e delle infrastrutture,le attività forestali non sostenibili e gli incendi sono le principali pressioni segnalate per gli habitat e le specie forestali”. Altreminacce legate alla presenza umanasono “il cambiamento climatico, l’inquinamento, la diffusione dispecie aliene invasive“. Elementi di disturbo per gli ecosistemi, scrive Ispra, “così comeil bracconaggio e la caccia“. Leggi anche –Le città in Sicilia hanno bisogno di più alberi. I finanziamenti Mase Secondo laRelazione 2024del Comando forestale dellaRegione siciliana,che riprende dati del 2020, “le superfici forestali totali in Sicilia ammontano aoltre 512 mila ettari,pari acirca il 20% della superficie territoriale“. I dati non tengono conto degli incendi che negli ultimi anni hanno interessato l’Isola, consumandomigliaia di ettari di foreste.“Nella passata campagna Aib, dai dati provinciali risulta unasuperficie boscata percorsa da incendiopari a circa 5.900 ettari, una superficie non boscata pari a 16.500 ettari ed altre superficie forestali pari a 3.200 ettari, per complessivi 25.600 ettari percorsi da incendio”. Il dato, benché impressionante,non è il peggiore nella serie storica.Infatti è stato ampiamente superato nel2012(55.700 ettari andati in fumo), e poi ancora nel2016(27.900 ettari),2017(39.400 ettari) e2021(59.800 ettari). Numeri che secondo la forestale mostrano “laciclicità con cui gli eventi si verificano,con picchi ogni 4-5 anni circa. E un aumento consistente dellasuperficie boscata percorsa da incendinell’ultimo biennio”. Leggi anche –Incendi, “l’esercito” dei forestali: pochi, anziani e con mezzi obsoleti Con decine di migliaia di ettari che vanno in fumo ogni annonon c’è da stare tranquilli,insomma. Latendenza alla deforestazione,secondo i tecnici Ispra, non riguarda soltanto la l’Italia e la Sicilia. “Attualmente le foreste del pianeta si estendono su circa4,1 miliardi di ettari,una superficie pari al31% delle terre emerse. Dal 1990 a oggi la superficie forestale mondiale è diminuita di 178 milioni di ettari, registrando un calo del 4,2%”. Anche a livello globale i fattori sono diversi, e spessoattribuibili all’uomo.Ispra cita “frequenza, intensità e durata di incendi, uragani, siccità, gelate e propagazione dipatogeni(virus, batteri e funghi) eparassiti(sostanzialmente insetti e ragni), incluse lespecie aliene invasiveche si spostano al di fuori dei loro habitat naturali”. Fenomeni che non sono capricci della natura, maconseguenze della pressione antropica.Infatti sono frutto “delle attività umane e deicambiamenti climatici globali“, che rendono gliecosistemi forestalidi tutto il mondo “ancora piùvulnerabili e suscettibili“. Leggi anche –Riforestazione in Sicilia: il Pnrr c’è, ma gli alberi non si vedono Per invertire la rotta esistono già degli strumenti, come ifondi per la riforestazionestanziati attraverso ilPnrr. In aggiunta, il Parlamento europeo ha approvato laNature Restoration Law,meglio nota in Italia comeLegge sul ripristino della natura.Gli obiettivi sono ambiziosi. “Il 30 per cento di ogni ecosistema attualmente coperto dalledirettive suglihabitatdovrà essere oggetto dimisure di ripristino entro il 2030,il 60 per cento entro il 2040 e il 90 per cento entro il 2050″. Inoltre i Paesi membri “dovranno garantire che le zone non tornino adeteriorarsi in modo significativo“, adottando entro due anni dall’approvazione della legge “propriPiani nazionali di ripristinoche indichino nel dettaglio gli strumenti e i metodi che intendono mettere in campo perraggiungere gli obiettivi“. Una norma che comporterà oneri “anche finanziari”, osservano dall’Ispra. Dopo il via libera delParlamento di Bruxellesdello scorso 27 febbraio, la legge dovrà essere approvata anche dalConsiglio,per poi essere pubblicata nellaGazzetta ufficiale europea.