Bombe d’acqua, frane, alluvioni, esondazioni: la crisi climatica è qui ed è ora e il conto lo paghiamo tutti. Un impatto di284 euro per italianonel 2022 mentre la media UE è di 117 euro pro capite. Significa che ogni cittadino paga2,4 volte in più rispetto alla media europea. E adesso si pensa pure a un’assicurazione obbligatoria per le imprese contro le calamità naturali. L’allarme lanciato daConfartigianato, che rielabora i dati Eurostat e Istat, riguarda un triste primato per il nostro Paese: l’Italia è al primo posto tra i 27 Paesi dell’Unione europea per danni economici causati da eventi meteorologici estremi. Nel decennio2013-2022 si contano 50 miliardi di euro, con una media annua di 5 miliardi di euro. Nel 2023 quasi il 60,5% degli italiani ha espresso timori per il riscaldamento globale rispetto al 40,7% nel 2013. Perché paghiamo un prezzo così alto e, soprattutto, perché siamo così preoccupati dai fenomeni in atto? La risposta è semplice: abbiamo lacoscienza sporca. Fa discutere in questi giorni l’idea del governo Meloni di una assicurazione obbligatoria anti-calamità naturali che metta al sicuro imprenditori da eventi estremi. Ma ci si interroga se questocosto, che a partire dagli imprenditori sembra essere destinato a finire a carico di tutti i cittadini, era evitabile con una seriaprevenzione e programmazionedi interventi di conservazione del territorio. Senza contare che la polizza non risolve neanche il problema della sicurezza delle persone. Leggi anche –Siccità, dalle reti si perde acqua per 43 milioni di italiani. Sicilia, allarmi ignorati La coesistenza tra uomo e natura è una sfida di portata globale che al momento poggia supresupposti fragili come il territorioin cui abitiamo e di cui abbiamo fin troppo abusato. È mancata anche unagestione tempestiva delle risorse disponibiliper fronteggiare eventi climatici sempre più estremi, sempre più imprevedibili. Ed ora eccoci qua, a fare i conti in ritardo con una emergenza, quella climatica per l’appunto, rispetto alla quale la politica ha potuto mettere in campo solointerventi tampone, fornendo risposte parziali e provvisorie. Risultato? Sull’onda di un dibattito infuocato, si registra un rialzo dei costi assicurativi mentre la crisi climatica è ancora in corso e in attesa di soluzioni. Leggi anche –Siccità, “danni enormi” per l’agricoltura. Rincari nei mercati, pagano le famiglie In Sicilia il cambiamento climatico ha il volto drammatico dellasiccitàche ha causato ingenti danni agli agricoltori, agli allevatori e al turismo nonché disagi ai cittadini. In occasione del Festival dell’Acqua, partito proprio qualche giorno fa a Firenze, Utilitalia ha diffuso dati impressionanti, primo fra tutti quello sugli invasi: al Sud la siccità li ha prosciugati, con cali del 40% in Sicilia. E, tra l’altro, è la stessa Confartigianato a rilevare che la Sicilia è tra le regioni con le perdite idriche più elevate: 51,6%. Leggi anche –Revisione Pnrr, Ue verso il sì. Stralciati miliardi contro il dissesto idrogeologico Dalla Sicilia all’Emilia Romagna, fino ad arrivare al Veneto. Maltempo, esondazioni, caduta di massi, la terra che si sbriciola sotto i piedi ed un filo rosso che unisce tutti questi fenomeni: il climate change? No, l’incuria e l’immobilismo degli organi preposti alla tutela del territorio contro ildissesto idrogeologico. Il rapporto di Confartigianato parla chiaro: nel decennio 2009-2019, gli investimenti pubblici per opere a tutela del territorio in rapporto al Pil si sono dimezzati, per tornare a salire dal 2021, anche grazie al sostegno del Pnrr. La spesa di 11,2 miliardi di euro nel 2022 è comunque pressoché pari a quella del 2003 (11,1 miliardi), evidenziando una mancanza di progressi significativi.
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