In Italia l’inflazione continua ad aumentare (+5,5 per cento), ma lo fa con un ritmo più lento. In altre parole si può dire che “frena“, ma non decelera allo stesso modo dappertutto. In Sicilia il dato resta più alto della media nazionale e Messina è tra le città con il tasso maggiore in assoluto. I motivi di questa decelerazione “non uniforme” dell’inflazione vanno ricercati, a detta degli esperti dell’Istat, nel rallentamento dell’aumento dei costi di alcuni beni e servizi. In altre parole, i prezzi salgono, ma non così velocemente come ci si attendeva.
Come va l’inflazione, settore per settore
Secondo il report dell’istituto nazionale di statistica, rallenta la crescita dei costi dei beni energetici non regolamentati (da più 7 a più 5,7 per cento), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da più 6,6 a più 5,9 per cento), degli alimentari non lavorati, dei servizi relativi ai trasporti; tutto ciò rispetto al secondo trimestre 2022. E ben poco possono fare le accelerazioni dei prezzi dei servizi relativi all’abitazione (da più 3,6 a più 4,0 per cento) e l’attenuarsi della diminuzione degli energetici regolamentati (da meno 30,3 per cento a -29,0): l’inflazione continua ugualmente a decelerare. Analogo discorso vale anche per i prodotti del carrello della spesa: nell’agosto 2023 costano il 9,6 per cento in più, il loro prezzo aumenta, ma con un ritmo più lento.
I dati Siciliani e l’andamento per regioni e città
A livello nazionale, l’inflazione media si attesta su un valore di 5,9. Le aree del belpaese che hanno un indice maggiore di questa media sono Sardegna e Sicilia (da più 6,7 per cento di giugno a +6,4 per cento attuale), il centro Italia (da più 6,6 a più 6,1 per cento) e il Nord-Ovest del paese (da più 6,5 per cento a più 6,1 per cento).
Considerando i capoluoghi delle regioni, e i comuni non capoluogo con più di 150mila abitanti, l’inflazione più elevata si osserva a Genova (più 8,2 per cento), Perugia (più 6,9 per cento) e Messina (più 6,8 per cento). Mentre, rispetto al secondo trimestre dell’anno precedente, le variazioni più contenute si registrano a Potenza (più 3,5 per cento) e a Catanzaro (più 4,3 per cento).
L’Indice economico dei prezzi al consumo (Nic)
Dall’Istat arrivano indicazioni anche sul valore del Nic, l’indicatore economico nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività. L’analisi di questo indice fornisce informazioni sul livello di inflazione, perchè questo indicatore misura la variazione dei prezzi di un paniere di 1.772 prodotti elementari rappresentativi di tutti quelli consumati dalle famiglie. Nel mese di agosto 2023 l’Istat ha stimato un aumento per il Nic dello 0,4 per cento su base mensile e del 5,5 per cento su base annua, da più 5,9 per cento del mese precedente. Questo dato conferma la tendenza generale dell’andamento dell’inflazione.