FS in Sicilia, fuori binario
Si chiama Pop. È il nuovo nato in casa Trenitalia. In Sicilia, pare, ne arriveranno una ventina, da qui al 2021. Qualcuno sta già viaggiando a tutta birra verso l’isola. Eppure di pop, a dirla tutta, troverà ben poco. Più che altro tra una rete costruita dai Borboni, treni a diesel, binarietti a scartamento ridotto, tratte mancanti e viaggiatori arrabbiati, questi treni green di ultima generazione faranno fatica ad ambientarsi. Tant’è. Mentre Trenitalia sbarca in Spagna (e con l’alta velocità)il Sud continua a viaggiare in terza classe. Per chi non lo sapesse, il gruppo Fs ha vinto la gara per il servizio dell’AV iberica. Gestirà le tratte Madrid-Barcellona, Madrid-Valencia-Alicante e Madrid-Malaga-Siviglia con il Frecciarossa 1000. Il servizio partirà dal 2022 e avrà una durata decennale. Una buona notizia, certo: l’Italia comincia a giocare un ruolo di primo piano in Europa, si dirà. Speriamo, però, che da terra iberica (anche solo per reminiscenze storiche) uno sguardo lo si rivolga anche alla Sicilia. La regione è fanalino di coda per tempi di percorrenza, anzianità dei treni e investimenti. E non esistono Frecce. Di nessun colore. Tanti pendolari (in calo) e treni regionali (al massimo qualche Intercity superstite) ma nessuna Freccia. Zero alta velocità. Non che sia una novità, né, in fondo, responsabilità di Trenitalia. O quasi. In Sicilia le Frecce non ci sono e non posso esserci: basta guardare questo grafico pubblicato da Traspol, il laboratorio di politica dei trasporti del Politecnico di Milano. Al Sud le Frecce (e in un certo senso anche tutto il resto) si fermano. Tabula rasa. Il problema è in capo a Rfi (che per intenderci fa sempre
parte del gruppo Fs): in Sicilia mancano i binari, o meglio si viaggia a
binario unico. Dei 1379 chilometri di linea ferroviaria (si legge sul sito) solo 180 dispongono del doppio binario. Quelle
non elettrificate poi sono 578. L’età media dei 169 treni in circolazione è di 19
anni. E il 56 per cento ha più di 15 anni di anzianità (report Cura del ferro,
Legambiente 2019). Così mentre fioccano le commesse estere per Ferrovie dello
Stato, da Catania a Ragusa (nella migliore delle ipotesi) il pendolare è
costretto a tre ore e mezza di tragitto (con un cambio). Da Palermo a Ragusa quattro
ore e mezza (sempre con un cambio). Undici ore e dieci minuti (con tre cambi in
mezzo) invece per chi da Trapani vuol raggiungere Siracusa. Senza contare che
ad oggi ci sono solo due coppie di Intercity che garantiscono l’unico
collegamento ferroviario tra la Sicilia e Roma. La situazione (si spera) dovrebbe leggermente migliorare con l’arrivo dei nuovi treni. Oltre ai 21 Pop, 5 treni elettrici e 17 diesel (piacerà ai #fridaysforfuture). Nel piano industriale 2019/2023 Ferrovie dello Stato parla anche di 16 miliardi messi a disposizione per lo sviluppo del Sud. Chissà, questione di fede. Per anni la rete siciliana è stata un deliro di inefficienza e abbandono. Per anni Fs ha lanciato annunci urbi et orbi ma, considerato quel popò di corruzione che vien fuori in Anas (addio dunque al progetto Cancelleri sulla Catania-Ragusa?) e ilcaro voli(tale e quale), non resta che crederci. Una cosa che funziona però c’è. Sono i treni storici del gusto. Quest’anno l’edizione è stata ampliata: 52 itinerari, di cui 6 con formula weekend, con il coinvolgimento di ben 87 località dell’isola. Un viaggio slow a bordo di locomotive, automotrici e carrozze storiche. Un po’ quello che fanno tutti i giorni i pendolari, in fondo.