Il numero delle aziende, i settori più in sofferenza. La grande disoccupazione, soprattutto giovanile e il colpo subito dalla diffusione del coronavirus. Le infrastrutture e le tecnologie che mancano, le possibilità legate alla spesa dei fondi europei. Ne abbiamo parlato con Salvatore Gangi, presidente del Comitato regionale piccola industria di Confindustria in Sicilia.
Crescono le imprese in Sicilia
L’impatto da lockdown è stato duro anche per le imprese siciliane, eppure il loro numero è cresciuto. Non tutto è sempre come appare però. Oltre al fatto che sarebbe meglio aspettare per avere dei dati più concreti, come sostiene Unioncamere, per Salvatore Gangi, presidente del Comitato regionale piccola industria di Confindustria in Sicilia vanno anche valutati. “Bisognerebbe andare a guardare quante di queste numerosissime micro imprese sono davvero nuove iniziative e non trasformazioni o effetti di qualche maquillage”. In generale, Gangi fa un quadro dell’impresa siciliana “in grave difficoltà e sofferenza”.
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Turismo in apnea
Un dato che emerge soprattutto guardando ai vari settori. Se manifatturiero, alimentare ed edilizia sono andati bene e probabilmente andranno meglio nel 2021, anche grazie alla spinta di varie iniziative governative, opposto è il discorso per turismo è servizi. Proprio i settori definiti fondanti dell’economia regionale. “Abbiamo una vocazione turistica che non possiamo dimenticare” dice Gangi, “ma che va anche ripensata”. Serve “un approccio da buon padre di famiglia” per fare “coesistere un po’ tutto”. Le opportunità che offre il territorio sono “tantissime”, ma anche poco sfruttate. Per il presidente è necessario puntare sul patrimonio artistico-culturale, ma anche sul clima e le bellezze naturalistiche. Gangi cita il business legato al golf per fare un esempio, che attrarrebbe tanti turisti da tutto il mondo. La situazione è talmente in perdita che gli incentivi regionali e statali a sostegno del settore sono talmente poca cosa da essere definiti “poco più di una stretta di mano”.
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Blocco dei licenziamenti
Anche l’occupazione, in Sicilia, è in caduta libera con una stima di 76 mila unità in meno. Una cifra mitigata dal blocco dei licenziamenti. Almeno fino a marzo. Poi i numeri potrebbero crescere ancora. Una conseguenza “quasi inevitabile se non si esce velocemente da questo stato pandemico”. Una evenienza che secondo Gangi, non fa piacere a nessuno, neanche all’imprenditore che deve fare questa scelta. Ogni dipendente, spiega il presidente del Comitato regionale piccola industria di Confindustria in Sicilia, “è una risorsa umana su cui si investe”. Un aiuto agli imprenditori da parte del governo, che Gangi considera “importante e per questo va fatto un plauso al ministro Provenzano” è la decontribuzione Sud. Un primo passo considerato insufficiente, comunque. Per fare un salto di qualità Gangi auspica uno scambio di idee “per una programmazione seria di investimenti. Non solo per arginare la perdita di posti di lavoro in Sicilia, “ma anche per evitare la fuga di tanti ragazzi”.
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Disoccupazione giovanile
La Sicilia conta molti giovani disoccupati, 27 per cento in media, e molti neet, ovvero chi non studia e non lavora e non lo cerca. Diverse le concause secondo Gangi. Da una parte “molti giovani non hanno un approccio al sacrificio”, dall’altra ciò che hanno studiato non sempre risponde alle esigenze del mondo del lavoro. “C’è uno scollamento dunque “tra il mondo della scuola e quello dell’impresa”. Non va sottovalutato il tessuto territoriale. Ancora una volta sostengo va tutto pensato e ragionato. I problemi delle future generazioni sono anche i nostri”.
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Insfrastrutture e tecnologia
Strade e autostrade, collegamenti ferroviari, ma anche le connessioni internet e più semplicemente la linea telefonica. Sono strumenti fondamentali per chi fa impresa eppure non si finisce mai di aspettare che le cose migliorino. L’autostrada Ragusa-Catania ad esempio, la si aspetta da 30 anni e ancora non c’è. Secondo Gangi questo è “uno dei problemi fondamentali per chi vuole fare impresa in Sicilia”. E paradossalmente si riscontro soprattutto nelle zone industriali dell’Isola.
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Fondi europei
Per risolvere i tanti problemi servono di certo grandi investimenti e considerando che, in generale, le casse piangono, una possibilità è rappresentata dai fondi europei. La Sicilia non ha certo brillato in passato per la capacità di programmazione e di spesa seppure la situazione sembra migliorare. Gangi comunque sottolinea la differenza “tra deliberato ed elargito” e per questo cita alcuni progetti legati al fotovoltaico “ancora fermi in assessorato da settembre perché sono cambiati i dirigenti e si aspettano le firme”. “In passato siamo stati incapaci di spenderli” e poi c’è la nuova programmazione legata ai fondi 2021-2027 “ancora tutta da fare”. Per non parlare del Recovery fund “una sorta di piano Marshall”. Le infrastrutture sono il primo punto su cui investirebbe, senza dimenticare il turismo e l’attivazione delle Zes. Le conseguenze sarebbero “sviluppo, calo della disoccupazione, ritorno di giovani oggi quasi obbligati a lasciare la Sicilia”.