Garlasco, ciò che non doveva emergere: trovate le tracce ignorate | La perizia punta il dito 

Garlasco, ciò che non doveva emergere: trovate le tracce ignorate | La perizia punta il dito 

Sempio-Stasi-Dna_perizia_-_focusicilia.it

Nuovi dettagli dalle analisi genetiche riportano l’attenzione su ciò che per anni è rimasto in ombra, riaccendendo interrogativi mai davvero sopiti

Nel caso di Garlasco ogni elemento torna ciclicamente a interrogare l’opinione pubblica, alimentando quella sensazione di verità incompiuta che accompagna uno dei delitti più discussi degli ultimi decenni. Le nuove analisi contenute nella perizia della genetista Denise Albani aggiungono tasselli inattesi, riportando al centro dell’attenzione non solo il materiale genetico riconducibile alla linea paterna di Andrea Sempio, trovato sui margini delle unghie di Chiara Poggi, ma anche una serie di reperti mai esaminati prima. È da qui che nasce un nuovo fronte di domande, alimentato proprio dalla natura e dalla distribuzione delle tracce individuate.

Il lavoro tecnico svolto nell’ambito dell’incidente probatorio mostra come, oltre alla presenza genetica già emersa nei giorni scorsi, la quasi totalità degli altri reperti analizzati abbia restituito profili riconducibili esclusivamente ai membri della famiglia Poggi e ad Alberto Stasi. Un risultato che conferma una coerenza interna nelle tracce, ma che allo stesso tempo apre spiragli interpretativi su alcuni dettagli che negli anni non erano mai stati approfonditi. Ed è proprio quest’area grigia a rilanciare l’attenzione sul materiale biologico prelevato in varie zone della casa e sugli oggetti che la vittima aveva toccato nelle ore precedenti.

Le tracce genetiche sui nuovi reperti e i punti rimasti senza risposta

Tra i materiali esaminati per la prima volta compaiono un piattino di plastica, due vaschette di Fruttolo, un contenitore vuoto di Estathè con cannuccia, involucri alimentari e due sacchetti utilizzati come pattumiera. Sul fondo del piattino, così come su uno dei contenitori di Fruttolo e su una confezione di cereali, è stato individuato il profilo genetico di Chiara Poggi. Sulla cannuccia dell’Estathè, invece, è emerso il DNA di Alberto Stasi. Per tutti gli altri oggetti non sono stati ricavati risultati utili, un dato che non chiarisce ma anzi amplifica la complessità dell’interpretazione scientifica.

La perizia ha inoltre riesaminato reperti già oggetto di analisi negli anni passati ma considerati allora poco conclusivi. Si tratta di barattoli, tamponi e materiali provenienti da diverse stanze, che questa volta hanno restituito esclusivamente profili genetici riconducibili a Poggi padre e figlia. Particolare attenzione è stata data al tappetino del bagno, dove sono state rilevate solo tracce dei due familiari. Infine, è stata confermata la provenienza da un cadavere e da un medico legale della garza usata come tampone orale durante l’autopsia, un elemento che certifica la natura manipolata e non utilizzabile di quel reperto ai fini dell’attribuzione.

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Il DNA sotto le unghie e il nodo degli aplotipi: cosa dice davvero la perizia

Il punto che ha riacceso il dibattito pubblico riguarda però ancora una volta il DNA riconducibile alla linea paterna di Andrea Sempio, individuato sui margini delle unghie della vittima. Un dato presente nella perizia ma accompagnato da una precisazione cruciale: l’analisi del cromosoma Y, come spiegato dalla genetista Albani, non permette l’identificazione certa di un singolo soggetto. Ciò significa che i profili riscontrati sono aplotipi misti e parziali, insufficienti per stabilire con rigore scientifico la fonte esatta, la modalità di deposizione e persino il momento in cui quel materiale potrebbe essere stato trasferito.

La stessa perizia sottolinea come non sia possibile determinare se il DNA fosse presente sopra o sotto le unghie, da quale dito provenga o se sia frutto di una contaminazione accidentale, diretta o mediata. Rimane quindi un dato aperto, incapace di produrre conclusioni definitive ma abbastanza rilevante da riaprire il dibattito sulla ricostruzione degli ultimi minuti di vita di Chiara Poggi. Una trama complessa, in cui la scienza fornisce elementi preziosi ma non sempre risolutivi, lasciando ancora zone d’ombra che continuano ad alimentare interrogativi e attese.